Imi-Casse ancora in stallo

Imi-Casse ancora in stallo Ennesimo vertice con rinvio, decisiva la prossima settimana Imi-Casse ancora in stallo Restano aperte le questioni del prezzo e del comando La Cariplo offre 1500 miliardi, il Tesoro ne chiede 2000 MILANO. Un'altra fumata nera per Imi-Cariplo. Il superveitice di ieri pomeriggio tra Barucci e il direttore generale del Tesoro Mario Draghi, il presidente dell'Imi Luigi Arcuti, Roberto Mazzotta della Cariplo e Gianguido Sacchi Morsiani dell'Iccri, presente il governatore Carlo Azeglio Ciampi, non ha sbloccato del tutto la situazione di stallo. Un'ora e mezzo di faccia a faccia non è stata sufficiente a superare le perplessità, a strappare sconti sul prezzo o rialzi nell'offerta, a risolvere il braccio di ferro su chi comanderà. Risultato: tutto rinviato di sette giorni, a un nuovo vertice che si spera più fruttuoso e che dovrebbe essere successivo al consiglio Iccri convocato per mercoledì 9, dopo il lungo ponte di dicembre. All'uscita, bocche cucite. Mazzotta silenzioso. Arcuti impenetrabile come sempre. Sorridente ma non troppo Barucci. Scuro in volto Sacchi Morsiani. Tutti via veloci, seguiti da un breve comunicato di spiegazione emesso dal Tesoro. Poche righe che riassumono l'incontro e ne fissano uno successivo: «Nella riunione sono state discusse modalità e termini del compimento della trattativa di cessione dell'Imi - si legge - le parti avranno un nuovo incontro la prossima settimana». Fine. Restano i problemi, dunque. Chi comanderà in Imi, ammesso che vada in porto la soluzione prospettata dalla Banca d'Italia e cioè l'acquisto paritetico (un 25% ciascuno) da parte di Cariplo, la più ricca e potente tra le Casse di risparmio, e da parte dell'Iccri, l'istituto centrale delle Casse? E quanto sarà pagato questo 50%? Il Tesoro chiede 2 mila miliardi per ogni 25% in vendita, la Cariplo vorrebbe pagarne 1500, l'Iccri ha problemi nel convincere le casse minori (meno ricche) a sborsare i quattrini necessari. Ma anche il prezzo, in realtà, riporta al nodo di chi conterà in Imi, visto che Cariplo possedendo già un 6% dell'istituto di Arcuti, con l'acquisto del 25% avrebbe la quota maggiore e la leadership assicu¬ rata. Le casse minori quindi scalpitano, sono restie a sborsare quattrini in un'operazione che le vedrebbe comunque minoritarie. E questo spiega perché in casa Iccri è nata l'ipotesi di scorporare il ramo bancario e conferirlo all'Imi in modo da ottenere una parte della liquidità necessaria all'operazione. Ma questo scorporo non piace a Tesoro e Banca d'Italia. Un bel puzzle. Come far combaciare i tasselli? La via d'uscita sulla quale, pare, si sta lavorando potrebbe essere la seguente. Si parte da una constatazione comune: al punto in cui si è arrivati a nessuno giova far saltare l'operazione tanto più che al Te¬ soro servono i miliardi dell'Imi per incassare al più presto almeno una parte dei 7 mila miliardi messi in conto nel '92 e che oggi come oggi rappresentano un buco nel bilancio'. Si continua a tener buono lo schema dettato da Ciampi e che prevede l'intervento dell'Iccri, facendo in modo che il grosso dei 500 miliardi di aumento di capitale varato per far fronte all'acquisto dell'Imi sia dato dalle Casse più liquide, Torino, Bologna, Firenze ma anche dalla cassa di Verona. Infine, il problema del 6% già della Cariplo verrà1 accantonato in modo da mantenere per ora la parità formale Iccri-Cariplo. Poi si vedrà. [a. z.] Luigi Arcuti

Luoghi citati: Bologna, Firenze, Milano, Torino, Verona