E l'Europa si fa in tre di S. 1.
E l'Europa si fa in tre E l'Europa si fa in tre Francia e Germania in serie A L'Italia in B, Londra va in C ROMA. Eccola, l'Europa a più velocità. Eccola, la serie A delle monete. «Francia e Germania vogliono la stabilità di ciò che sta al centro del sistema monetario europeo, il rapporto franco-marco» ha dichiarato ieri il ministro dell'Economia francese, Michel Sapin. Di nuovo ieri sui mercati dei cambi gli attacchi speculativi al franco francese sono stati respinti, forse la bufera si sta placando. «Chiunque volesse attaccare la coppia franco-marco - dice ancora Sapin - si scontrerà con la solidarietà dei due ministri delle Finanze e delle due banche centrali. La speculazione non farà saltare lo Sme». Di fatto, senza annunci ufficiali, il sistema monetario europeo sta cambiando faccia. Può darsi che qualche altra prova se ne avrà oggi, al termine degli incontri tra il cancel- liere Helmut Kohl e il presidente Francois Mitterrand. A Parigi il governo fa capire di aver superato le esitazioni, e di esse re favorevole al sistema a tre velocità di cui da qualche tempo si parla: un nucleo duro, più saldo del vecchio Sme, attorno al legame franco-marco; una seconda fascia, con margini di oscillazione più larghi, per la peseta spagnola e la lira italiana; una terza fascia per le monete dei Paesi ancora non membri della Cee e per la sterlina. Finora la Francia aveva temuto che l'abbraccio con la Germania fosse troppo stretto, soffocante; i suoi governanti ripetevano di «non voler escludere nessuno» degli altri Paesi, in particolare Italia e Spagna. Ma alla fine ha prevalso l'opinione che occorresse dare un segnale subito, nel tentativo di ridare stabilità ai mercati: meglio una Europa a più velocità che nessuna del tutto. Certo i problemi restano, e ancora una volta si chiamano soprattutto Bundesbank. A Parigi si preferirebbe un calo dei tassi di interesse tedeschi; a Francoforte si rilutta all'abbraccio con la Banque de France finché non sarà anch'essa formalmente indipendente dal governo. Una tenuissima speranza di allentamento della politica monetaria tedesca è ritornata ieri, con un accordo salariale per i metalmeccanici che stabilisce aumenti abbastanza bassi per il '93 (3,1%), e con dati sfavorevoli sulla produzione industriale (-2% in ottobre) e sulla crescita del prodotto interno lordo (0,5% nel terzo trimestre) nella ex Germania Ovest. Se diminuisce il pericolo di inflazione e si fa più sensibile la recessione, la Bundesbank potrebbe allentare la guardia; ma probabilmente occorrerà che si concludano altri accordi salariali di settore. Di fronte a queste prospettive, le autorità monetarie italiane non possono che continuare a far fluttuare liberamente la lira sui mercati, a tempo indefinito. Ormai si tratta di cifre da svalutazione competitiva: non fa molto piacere, soprattutto ai francesi ma anche ai tedeschi, che le merci italiane siano diventate così vantaggiose; è - si osserva confidenzialmente a Roma - l'unico strumento di contrattazione che rimane. D'altra parte, sarebbe difficile adottare un comportamento diverso, perché le riserve della Banca d'Italia sono ancora troppo scarse. Nel periodo in cui la lira si era stabilizzata a circa 850 per marco, si era cominciato a ricostituirle, poi è stato giocoforza smettere. Ieri la lira ha segnato solo un marginale recupero, collocandosi a 882,50 sul marco, contro 885,23 del giorno prima. Il franco francese ha chiuso a un livello leggermente inferiore (3,4015 per marco tedesco) a quello del giorno prima, ma dopo fenomeni speculativi assai meno intensi. Tutto l'orizzonte europeo sembrava più tranquillo. Se l'asse monetario franco-tedesco si consoliderà, Londra gli hanno trovato già persino un soprannome: «Bu bof» (da Bundesbank+Bank of France). [s. 1.]
Persone citate: Francois Mitterrand, Helmut Kohl, Michel Sapin, Sapin
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