Sfrattata, per protesta si uccide di R. M.
Sfrattata, per protesta si uccide - Legnano: casalinga fa esplodere le bombole e muore bruciata, ustionato il marito Sfrattata, per protesta si uccide Feriti due carabinieri, portavano l'ingiunzione LEGNANO. «Piuttosto che andarmene via, faccio saltare in aria tutto quanto». E Maria Luigia Bisciotti è stata di parola: piuttosto che accettare lo sfratto, ha fatto esplodere due bombole a gas. E il bilancio è drammatico. La donna è morta, carbonizzata. Il marito, colpito dalle fiamme alle braccia e alle gambe ha subito ustioni di secondo grado. Anche due carabinieri, infine, sono rimasti feriti. Ed ecco la cronaca di questa esplosione, è il caso di dirlo, di ordinaria follia. Tutto accade alla periferia di San Giorgio su Legnano, in provincia di Milano. Lì vive la famiglia Padalino: il capofamiglia Giuseppe, 47 anni, mediatore di commercio, il fallimento di un autosalone alle spalle che lo ha costretto a vendere la casa e l'autosalone, costruito con tanti sacrifici; la moglie, Maria Luigia Bisciotti, 43 anni, casalinga, e il figlio di sedici anni. Il nuovo padrone di casa, Fausto Poretti, proprietario anche del negozio al piano terra (rilevato assieme all'abitazione dal fallimento) tenta da mesi di entrare in possesso dell'appartamento. Una lite come tante, magari più aspra come sanno essere certi dissidi in paese. Ma nulla di più, almeno all'apparenza. Alle dieci e trenta di ieri arrivano in via Magenta i carabinieri e due muratori. Devono scortare il pretore di Legnano, la dottoressa Adragna, decisa a far eseguire finalmente lo sfratto dopo sei tentativi. Ma la Bisciotti decide di tener duro. Si rifiuta di aprire la porta, minaccia di dar fuoco alle dodici bombole a gas che ha accumulato proprio m vista dello sfratto. Parte l'ordine di aprire comunque una breccia ma, dopo pochi minuti, il rumore delle picconate viene coperto da un primo boato. Esplode la bombola, proprio mentre i muratori stanno aprendo una breccia a fianco della porta blindata. Dal varco esce una colonna di fumo. arrivano i pompieri e i rinforzi, una ventina di agenti, dalla stazione dei carabinieri. Arriva anche il marito, chiamato per telefono dalla donna. Ma arriva tardi. Verso le undici c'è una seconda, più potente deflagrazione. Entra in casa Giuseppe Padalino ma non risesce a salvare la moglie. Anzi. Un carabiniere, Santo Tirnetta, si ustiona a sua volta per salvare l'uo- mo prigioniero delle fiamme. Il bollettino dei feriti si completa con l'allievo carabiniere Riccardo Sandri, 19 anni. I due militari ne avranno per una decina di giorni. Al marito tocca una degenza più lunga: almeno 15 giorni. Lei, Maria Luigia Bisciotti, è ormai bruciata viva. Solo due ore e mezzo dopo il primo rogo, alle 13, i pompieri riescono ad aver ragione delle fiamme e ad entrare nell'appartamento: davanti a loro si presenta una scena raccapricciante, un corpo carbonizzato. Sono bastate due bombole a devastare lo stabile di via Magenta: pareti sventrate, il tétto semidistrutto. Solo il caso ha impedito che esplodessero le altre dieci bombole accumulate nell'appartamento dalla donna. Si è sfiorata, insomma, una tragedia ben più grave là alla periferia di Magenta sopra l'esposizione di motoscafi del signor Poretti. Sulla vicenda, ora, scatta l'indagine della magistratura. Ma non è certo la giustizia ordinaria che può dare una spiegazione a un epilogo così assurdo, così furente, di una lite legale. All'origine del dramma, infatti, c'è un'intricata lite giudiziaria. Lo stabile contestato, dopo il fallimento, era stato messo all'asta e ceduto per mezzo miliardo, una cifra considerata troppo esigua dai coniugi. E la Bisciotti aveva fatto ricorso al tribunale contro la vendita. Ma la situazione era precipitata. E lei ha mantenuto, purtroppo, le sue promesse tremende. [r. m.]
Persone citate: Adragna, Giuseppe Padalino, Maria Luigia Bisciotti, Padalino, Poretti, Riccardo Sandri
Luoghi citati: Legnano, Magenta, Milano, San Giorgio Su Legnano
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