Colpo mortale alle cosche di Gela, cento in trappola

Colpo mortale alle cosche di Gela, cento in trappola Megablitz nel triangolo della morte: 24 arresti, 96 ordini di custodia cautelare. Nel mirino il clan dell'ex numero 2 Colpo mortale alle cosche di Gela, cento in trappola // superboss Madonia accusato di aver ordinato 50 omicidi negli ultimi 4 anni GELA NOSTRO SERVIZIO E' stata denominata «rinascita» l'ultima sfida alla «Piovra» siciliana. La nuova operazione antimafia condotta tra Gela, Niscemi e Riesi, tra ieri notte e l'alba, ha visto impegnati oltre quattrocento poliziotti. Sono 24 gli arrestati, 26 i latitanti, 46 mvece i presunti boss e gregari che in carcere, dove erano già per altra causa, in mattinata hanno avuto notificati i provvedimenti restrittivi dei giudici. In testa agli accusati Giuseppe Madonia detto «Piddu», sempre lui: il superboss di 46 anni che gli investigatori definiscono numero due delle cosche mafiose della Sicilia, immediatamente dietro il «padrino» latitante da 27 anni Salvatore Rima. Madonia latitante lo è stato per nove anni, sino ai primi di settembre quando, dopo una soffiata, è stato intercettato vicino a Vicenza dove alloggiava con parenti ed era ritenuto un agiato commerciante venuto dal Sud per incrementare il suo già cospicuo giro d'affari. Per i 96 destinatari dei nuovi ordini di custodia cautelare emessi dal giudice per le indagini preliminari di Gela Salvatore Cantaro su richiesta del procuratore della Repubblica Angelo Ventura, le accuse sono gravissime: oltre 50 omicidi negli ultimi quattro anni, e poi estorsioni, attentati, insomma una buona parte della più recente storia criminale della città siciliana in cui molti diventano mafiosi già a 10-12 anni e a 14-15 sono ingaggiati dal racket delle estorsioni per riscuotere il pizzo o per fare saltare o incendiare case, negozi e magazzini di chi non vuol pagare. Perché è stata chiamata «ri¬ nascita» un'operazione di polizia? Il questore di Caltanissetta Vittorio Vasquez, che in passato a Palermo diresse la sezione omicidi della squadra mobile, non ha dubbi: «Con questa azione - spiega - abbiamo avviato la prima fase di un processo di cambiamento della difficilissima situazione esistente a Gela. Sì, possiamo ben dire che questa è la più importante operazione antimafia portata a termine con successo qui, sia per il numero sia per lo spessore degli imputati finiti in manette». Il questore, forse con un eccesso di fiducia, è del parere che si sia riusciti a dimostrare «che il crimine non paga e chi ne ha fatto una ragione di vita dovrà pagare il suo conto con la giustizia». Il procuratore Ventura (inquisito dal Consiglio superiore della magistraturadopo che i carabinieri l'hanno descritto come «morbido» con i mafiosi malgrado 117 ordini di custodia cautelare che ha da poco sollecitato al gip) è convinto che finalmente sia stato possibile tracciare la mappa delle cosche gelesi. ((Abbiamo acquisito le prove sui delitti - aggiunge - e tutti i maggiori esponenti dei clan locali ormai sono in prigione. Bisogna però impedire i collegamenti tra quanti sono in carcere e chi è ancora libero e poi c'è da temere che nuovi arruolati si sostituiscano agli arrestati». Che a Gela finalmente la lotta alla mafia stia dando risultati malgrado la forte resistenza dei clan, decisi a non arrendersi (è recente l'uccisione del profumiere Gaetano Giordano che si era opposto al racket e aveva fatto arrestare i suoi persecutori) è dimostrato cifre alla mano. Negli ultimi tredici mesi sono stati emessi 374 ordini di custodia cautelare in carcere, quasi tutti per esponenti di prima fila dei clan Madonia e Ianni-Cavalle. E fra un mese alcuni degli arrestati dovranno comparire nell'udienza preliminare per la maxi inchiesta con 117 imputati per la faida che diffuse il terrore fra l'antivigilia del Natale 1987 e il 1990. Il gip dovrà decidere se rinviarli a giudizio o proscioglierli anche per la strage della sera del 27 novembre 1990 quando, in quattro agguati simultanei in punti diversi della città, furono assassinate quattro persone e cinque rimasero ferite. Come a Palermo per il libro mastro che ha incastrato il clan di Francesco Madonia e dei tre figli (solamente omonimi del Giuseppe «Piddu» di Gela), anche qui polizia e carabinieri hanno ottenuto preziosi riscontri da un libro sequestrato in uno dei covi dei mafiosi con diligentemente annotata la contabilità del racket. [a. r.)

Luoghi citati: Caltanissetta, Gela, Niscemi, Palermo, Riesi, Sicilia, Vicenza