Il triangolo del disamore

Il triangolo del disamore PRIME CINEMA «Un cuore in inverno» di Sautet con una radiosa Emmanuelle Béart Il triangolo del disamore Chiaro, formale e profondo, molto francese m AMORE senza amore: «Ho voluto sedurti così, Non ti amo», confessa il protagonista; la protagonista accusa: «Sei meschino, non hai immaginazione né cuore né palle, niente», e lui le dà ragione: «C'è qualcosa in me che non vive». Il dodicesimo film di Claude Sautet esemplifica il meglio del cinema francese classico: chiarezza, sem- 6licita, psicologia e morale, equibrio tra forma e contenuto, più quell'esemplare senso del ritmo, dei dialoghi e della costruzione drammatica che appartiene al regista, più quel «discorso amoroso» che in Francia è una specialità culturale e un'invenzione storica. Illuminato dalla gran bellezza di Emmanuelle Béart, il film sceglie una sonata di Ravel come chiave di una vicenda a tre nel mondo della musica e presenta un personaggio interessante recitato da Daniel Auteuil: un giova¬ ne dal cuore freddo, senza desiderio di vivere né di vincere, capace di dare la morte ma non di rischiare coi sentimenti, difeso da un lavoro manuale specialistico e ascetico, destinato alla solitudine. Lui e André Dussollier sono soci in un perfetto laboratorio per la fabbricazione e riparazione dei violini; lui per un poco è tentato di conquistare la ragazza dell'altro, una eccellente violinista, ma presto l'inappetenza vitale e la paura di esporsi lo inducono a ritirarsi; tutt e tre ne escono pesti e infelici, mentre una coppia di vecchi dà la prova di quanto l'amore possa essere saldo, provvido e invincibile. GU attori sono molto bravi e ben diretti, soprattutto la coppia Béart-Auteuil che nella vita privata è una coppia più innamorata che nel film: si direbbe che il regista trasferisca nel giovane protagonista un distacco e un'infelicità senza desideri tipici dei propri 68 anni, ma non sempre lo spostamento persuade. Infastidisce la musica usata in funzione nobilitante, elevata e sublime. Forse Claude Sautet risultava meno elegante e più convincente nei suoi film «caldi» di sentimenti e di costumi medioborghesi: o forse è il classicismo cinematografico ad essere diventato accettabile soltanto quando esprime un talento grande, profondo e originale, a sembrare altrimenti poco vitale. Lietta Tomabuoni UN CUORE IN INVERNO (Un coeur en hlver) di Claude Sautet con Daniel Auteuil Emmanuelle Béart André Dussollier Psicologico. Francia, f 992. Cinema Centrale di Torino Arlecchino di Milano Capranlca di Roma.

Luoghi citati: Francia, Milano, Roma, Torino