Gli antenati di Le Pen

Gli antenati di Le Pen Parigi, storia della Destra Gli antenati di Le Pen P~j ER circa due secoli la parola destra ha scottato le dita, nel vocabolario politico francese, perché, do Jpo la Rivoluzione, aveva una connotazione inorale. Per gli «uomini di sinistra» convinti di rappresentare il Bene, chiunque si dichiarasse «uomo di destra» incarnava il Male, simboleggiato da personaggi malefici: i re della Restaurazione del 1815, Napoleone III, Mac Mahon, Pétain, de Gaulle, di fronte agli eroi della «sinistra»: Jean Jaurès, Leon Blum, Mendes-France, per citare solo personalità scomparse. Tutta una generazione di storici ha mantenuto questo mito. Un'autentica autocensura ha pesato sullo studio della «destra» di questi ultimi due secoli. La rottura con questa frontiera è il merito principale dell'imponente Storia delle destre in Francia (ed. Gallimard) diretta da Jean-Francois Sirinelli, specialista di storia degli intellettuali, che ha raccolto una cinquantina di colleghi universitari provenienti da tutti gli orizzonti politici. Tre volumi, 2500 pagine, rimettono in discussione l'analisi storica che dava alle sinistre il privilegio di definire la destra. Questa lunga tradizione subì un primo scossone quarant'anni fa, quando René Rémond cominciò uno studio dello stesso tipo ai confini tra scienza politica e storia. Questo «saggio» imponente costituisce nel suo ambito una contestazione e soprattutto un prolungamento delle direzioni di ricerca che Rémond aveva aperte nel 1952. | • Come fosse una montagna, il concetto di '«dèstre» è affrontato da tre vie differenti: il primo volume, descrive per periodi i rapporti delle formazioni di destra con l'esercizio del potere o quello dell'opposizione. E' uno schema classico e tuttavia ricco di chiarimenti, di riequilibri delle interpretazioni acquisite fino al fascismo francese, al gollismo e al Fronte Nazionale. Il secondo volume, «Culture», fa l'inventario della mitologia delle destre, delle sue forme organizzative (in par ticolare le leghe), dei suoi modi d'espressione (stampati, edizio ni, cinema), dei grandi temi della sua memoria (Giovanna d'Arco, la Vandea, i conflitti mondiali, la guerra d'Algeria). Le «sensibilità» - terzo volume - comprendono i modi di essere e di agire, le ossessioni e i rifiuti; la filosofia della destra, i sistemi di valori (la terra, la patria, l'esercito, la religione, la colonizzazio ne), le modalità della vita collettiva e l'organizzazione della Città. Al termine di una lunga evo luzione della ribellione contro l'assolutismo monarchico, ali mentata dall'avvento dell'Illuminismo, la Sinistra e la Destra si sono iscritte nella storia della Francia 1*11 settembre 1789 al termine del dibattito dell'Assemblea nazionale sulle prerogative del sovrano. Aveva o no il diritto di ratifica sulle leggi? Il diritto divino contro la ragione Dopo quindici giorni di discus sioni, i 325 «aristocratici» e «monarchici», cioè quasi tutti i rappresentanti del clero e della nobiltà, favorevoli al suo potere assoluto di veto, si riuniscono alla destra del seggio del presidente. I 673 «patrioti», rappresentanti del Terzo Stato, appoggiati da alcuni preti e da signori non ancora chiamati «progressisti», partigiani del veto sospensivo, si raggruppano alla sua sinistra. Questo modo empirico di contare i suffragi nascondeva lo scontro di due ideologie: quella della trascendenza, dunque del diritto divino, da cui discendeva un ordine gerarchico della società, e quella della ragione, fondamento di una sovranità popo"are governata dalla libertà e daluguaglianza tra gli uomini. Oggi si sono perse di vista queste contrapposizioni. Chirac e Giscard non sostengono, contro Mitterrand, che il Capo dello Stato sia l'unto del Signore. L'immagine maledetta, che caratterizza le destre all'inizio del secolo, rimane tuttavia con fean-Marie Le Pen. I politologi hanno battezzato «nazional-populismo» il retaggio dei fascismi e la pratica del Fronte Nazionae, componente propriamente reazionaria e autoritaria che rifiuta la democrazia, ed è xenofobo. Il Fronte incarna l'estremismo della «destra». L'impresa di Jean-Francois Sirinelli è un avvenimento, perché è molto raro che gli storici sorpassino i politologi sul loro terreno. Intervengono nel dibattito politico più attuale proponendo a tutti coloro che si riconoscono nello spirito della «destra» di riconoscere la completa trasformazione della loro eredità. Lo propongono anche alle «sinistre»: dieci anni di governo socialista hanno effettivamente perfezionato la dislocazione della frontiera, la barriera è diventata sempre più permeabile. Il nazionalismo torna a sinistra? Sotto il cambiamento dei segni, Sirinelli e i suoi collaboratori mettono in luce il fenomeno del «sinistrismo», cioè la contaminazione della destra con gli ideali della sinistra. Si potrebbe so stenere che l'impronta «destrista» non è meno certa sulla sini stra. L'esercizio del potere ha portato la sinistra alla prassi contro cui si era fondata: l'empirismo organizzativo, l'intolleranza del clericalismo laico, i procedimenti dell'economia liberale, l'elaborazione di una oligarchia e di un sistema di cooptazione. L'ideologia si è incarnata, i salvatori supremi sono stati venerati come un tempo il sovrano, prima di sfociare in dittature in nome della democrazia. Per l'uno e l'altro schieramento, i punti di riferimento sono spariti don la scomparsa dei regimi comunisti e, più in generale, dei socialismi. Destra e sinistra balbettano nella loro lettura del passato e non definiscono più il loro avvenire. Rimane un dato permanente, dice Sirinelli. Attraverso i cambiamenti di questi due secoli, un criterio di differenza resta: il giudizio sul concetto di nazione. «Prodotto della storia e garanzia che impedisce che questa storia si blocchi», secondo le destre, rimane per le sinistre «portatore di nubi funeste e pericolose per l'armonia universale». Questo riferimento al concetto di nazione non è forse ingannevole? Un avvenimento l'ha contraddetto: in occasione del referendum di settembre sull'Europa, una parte della sinistra autentica si è attaccata al passato per dire No iti nome della nazione, una parte della destra non meno autentica ha fatto una fuga in avanti nel futuro gridando Sì alla comunità sopranazionale. Il No era conservatore, il Sì proclamava un'utopia. C'è un ritorno ai tempi in cui il nazionalismo era di sinistra? Può darsi. Oppure, quello che caratterizza la destra, la volontà della conservazione dello stato acquisito delle cose, in questo caso trent'anni di Europa comunitaria? La spaccatura francese è ormai cicatrizzata, o riprenderà a sanguinare? Jacques Nobécourt

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