I Costanzo sono usciti dal carcere

I Costanzo sono usciti dal carcere Liberi dopo quindici giorni gli imprenditori arrestati per gli appalti sospetti I Costanzo sono usciti dal carcere Mentre il Csmsta indagando sui giudici catanesi CATANIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Alle 17, il cancello del carcere di Brucoli si è aperto e ha lasciato passare due signori in giacca e cravatta, il volto pallido e segnato dai quindici giorni passati in carcere. Due potenti auto scure li hanno subito portati via da quel posto. Per gli imprenditori Pasquale e Giuseppe Costanzo la vita in carcere è finita ieri, due settimane dopo il loro arresto, avvenuto il 19 novembre assieme a quello degli ex vertici dell'Usi 36, per una storia di appalti poco chiari all'ospedale Cannizzaro. Per Pasquale, il giudice per le indagini preliminari Luigi Russo ha deciso la revoca della custodia cautelare. Per il nipote Giuseppe, invece, il provvedimento è stato trasformato in arresti domiciliari nella sua villa di via Palermo. Nelle prossime ore potrebbero tornare a casa anche le ultime tre persone ancora in carcere: l'ex presidente dell'Usi 36, Alfredo Bernardini, socialista, il suo vice Giovanni Cane e il direttore amministrativo Francesco Poh. La decisione di scarcerare i due potenti imprenditori catanesi è arrivata nella tarda mattinata di ieri, dopo che gli avvocati difensori avevano consegnato al gip Russo una richiesta di giudizio immediato. Nei giorni scorsi era stata fissata la data, il 21 dicembre, per l'udienza preliminare. La mossa dei difensori consentirebbe ora di «saltare» quella fase e arrivare subito al processo vero e proprio. A quel punto, secondo una complicata questione tecnica, era inutile mantenere in carcere gli imputati, che sono usciti quattro ore dopo quella decisione. Quasi nello stesso momento, ieri sera ripartiva per Roma l'ispettore Bruno Ferrerò, inviato dal ministro Martelli al palazzo di giustizia di Catania per indagare sui veleni alla Procure della Repubblica. Una vicenda «esplosa» pubblicamente proprio dopo gli arresti per l'appalto al «Cannizzaro». Ferrerò ha concluso la sua tre giorni con un lungo faccia a fac¬ cia con il sostituto Felice Lima, dopo i colloqui già avuti con i vertici e gli altri magistrati della Procura. Per oltre cinque ore, Ferrerò ha ascoltato e chiesto chiarimenti sulla feroce polemica che ha visto uno contro l'altro lo stesso Lima e il procuratore Gabriele Ancata, con gli interventi degli altri giudici a favore dell'uno o dell'altro. Nessuna indiscrezione su cosa si siano detti in tutto quel tempo, dalle 9 alle 14,30. Ma sia Ferrare sia Lima sono usciti dalla sala biblioteca della Procura sorridendo. L'impressione è che Ferraro si sia fatta finalmente un'idea ben precisa del clima che si vive in queste ultime settimane a Palazzo di giustizia, «avvelenato» dalle diversità di vedute sul caso Li Pera, ultimo di una serie di episodi di incomprensione. L'inchiesta Li Pera, che fa luce sulla illecita gestione degli appalti in Sicilia, era stata condotta dal giudice Lima con i carabinieri del Ros, e poi trasferita ad altre sedi dal procuratore Alleata dopo essere stata divisa in tre tronconi. Il più importante è finito a Palermo; fra le carte, anche quelle che proverebbero il coinvolgimento di imprenditori e uomini politici siciliani potentissimi. Un secondo a Caltanissetta, e riguarda il comportamento di alcuni giudici palermitani. Solo una piccola parte della megainchiesta, proprio quella che si riferisce all'appalto sospetto all'ospedale Cannizzaro, è rimasta a Catania e ha determinato, due settimane fa, l'arresto delle nove persone accusate di concorso in abuso d'ufficio e abuso patrimoniale. Dopo la sua visita, adesso l'ispettore Bruno Ferraro dovrà preparare la relazione da consegnare al ministro di Grazia e Giustizia Claudio Martelli. In gioco, oltretutto, c'è l'ipotesi di un trasferimento per «incompatibilità ambientale» di qualcuno dei protagonisti di questa vicenda. Ma per questo bisognerà aspettare anche la fine dell'inchiesta del Csm, ieri entrata nel vivo con l'audizione di diversi giudici siciliani.. Fabio Albanese Pasquale Costanzo (a destra) e il nipote Giuseppe saranno processati per gli appalti all'ospedale

Luoghi citati: Caltanissetta, Catania, Lima, Palermo, Roma, Sicilia