«Mani pulite», nuovi veleni

«Mani pulite», nuovi veleni Giudici di Milano e Firenze allertati dopo le minacce mafiose «Mani pulite», nuovi veleni Inquietanti sospetti su 10 agenti MILANO. Una serie di telefonate «informali» e forse un viaggio a Firenze. Antonio Di Pietro, pm di «Mani pulite», segue passo a passo l'inchiesta della procura toscana sull'autoparco della mafia, scoperto ad ottobre in Via Salomone, alle porte di Milano. Al centro dell'attenzione del pm di Tangentopoli la posizione di una decina di poliziotti, impegnati nell'inchiesta «Mani pulite», in contatto con Giovanni Salesi, il siciliano che gestiva l'autoparco. E il nome di Salesi, secondo gli inquirenti, va collegato con i pezzi da 90 di Cosa Nostra. Sarebbero loro, le famiglie mafiose dei Cursoti, dei Santapaola, dei Madonia, ad avere in quell'autoparco vicino all'aeroporto, una base operativa per azioni nell'Italia centro- settentrionale. C'è anche Di Pietro, il magistrato che da mesi vive blindato 24 ore al giorno, nel mirino delle cosche? Era quella una delle basi per un possibile attentato? Nessuno conferma, ma le coincidenze sono inquietanti. Gli agenti del Quarto Distretto sono già stati cautelativamente sospesi da ogni incarico legato all'operazione «Mani pulite». Contro di loro, ufficialmente, non esiste alcun provvedimento. Gli inquirenti, per ora, parlano solo di «frequentazioni non ortodosse e censu- rabili». C'è altro? C'è di più? Una spiegazione, comunque, saranno gli stessi agenti a doverla dare. Già domani. Sono stati tutti convocati dal pm fiorentino Giuseppe Nicolosi. Già interrogato una ventina di giorni fa, invece, il vicequestore Carlo Iacovelli, dirigente del commissariato Monforte. Anche lui in «contatto» con quelli dell'autoparco. Iacovelli, insieme agli altri dieci agenti, aveva già subito una perquisizione domiciliare per accertare che tipo di rapporti ci fosse con Giovanni Salesi, e gli altri arrestati nel blitz antimafia del 17 ottobre. Il pm Di Pietro, e il suo colle¬ ga milanese Gherardo Colombo, hanno intanto accertato in quali operazioni dell'inchiesta «Mani pulite» sono stati impegnati gli uomini del Quarto distretto. Anche per scoprire eventuali fughe di notizie, o elementi che avrebbero potuto intralciare le indagini. Tre le operazioni sotto controllo: la perquisizione nella sede milanese della de, in Via Nirone, quella all'Ortomercato, e le indagini su alcuni progetti edilizi del costruttore Salvatore Ligresti. Ma non si fermano qui i punti di contatto tra l'autoparco delle cosche e «Mani pulite». Tra le intercettazioni telefoni¬ che che hanno inchiodato Angelo Fiaccabrino, l'immobiliarista legato alla massoneria, candidato per il psdi alle ultime elezioni, ci sarebbe un riferimento esplicito a Di Pietro. «Questa indagine di Di Pietro adesso comincia a rompere...», avrebbe detto al suo interlocutore Fiaccabrino, finito in manette il 26 novembre per sospetti contatti con le cosche. A Fiaccabrino, nel corso di una perquisizione, sarebbero stati trovati documenti relativi ad un'impresa già finita nell'inchiesta di Tangentopoli. Altra documentazione, che porta a una delle società di cui si sta occupando Di Pietro, sarebbe stata ritrovata anche nell'autoparco. Fiaccabrino, secondo gli investigatori fiorentini, era «un legame tra la mafia dell'autoparco e ambienti politici e della pubblica amministrazione milanese, inserito totalmente negli affari di Salesi». Secondo l'accusa tra i sistemi di riciclaggio c'era quello investire in opere edili in Abruzzo che beneficiavano anche di fondi destinati al Mezzogiorno. Mafia e tangenti, il legame continua. E il giudice Di Pietro vuole sapere. Fin dal primo momento e adesso con un viaggio a Firenze, dato per imminente. Fabio Potetti

Luoghi citati: Abruzzo, Fiaccabrino, Firenze, Italia, Milano