Bonn, confessano i nazi assassini
Bonn, confessano i nazi assassini Bonn, confessano i nazi assassini Hanno 19 e 25 anni, bruciarono vive tre turche Campagna anti-xenofoba degli imprenditori BONN NOSTRO SERVIZIO Gli assassini di Moelm hanno confessato. Lars Cristiansen di 19 anni e Michael Peters di 25, sono colpevoli del rogo nel quale dieci giorni fa trovarono la morte tre turche, una donna di 51 anni e due bambine di 10 e 14 anni e rimasero ferite altre otto persone. Tre omicidi che in una sola notte hanno portato a 17 il numero di morti per violenza neonazista in Germania nel 1992. Ha parlato per primo il diciannovenne Christiansen, accusando anche il compagno, che già si trovava agli arresti per sospetta attività terroristica. Michael Peters, 25 anni, è il capo neonazista locale, alla guida di una banda di skinheads. Dovranno rispondere dell'accusa di triplice omicidio e tentato omicidio. La confessione ha permesso di ricostruire l'attentato. La notte di domenica 22 novembre poco prima di mezzanotte i due hanno dato fuoco ad una casa abitata da turchi. Alle 0,30, Peters ha chiamato la polizia «C'è fuoco nella Ratzerburgerstrasse. Heil Hitler». Poco dopo il secondo incendio, quello mortale. All'1,08 è di nuovo Peters che telefona questa volta ai pompieri: «C'è fuoco nella Muehlensstrasse. Heil Hitler». Per le tre vittime è troppo tardi, anche per Yeliz, 10 anni, nata in Germania e uccisa in Germania. «E' un tipo tranquillo», dicono i vicini del diciannovenne assassino, che vive da solo in una mansarda e lavora in un supermercato. Il gestore del supermercato, gli insegnanti della scuola che frequentava fino all'anno prima sono stupiti, «non aveva mai fatto affermazioni razziste sul luogo di lavoro, parlava soprattutto di calcio». Anche l'industria tedesca, preoccupata del dilagare della violenza ha lanciato una massiccia campagna di informazione contro la xenofobia. Dopo che la Opel aveva messo una taglia di 100 mila marchi (circa 850 milioni) sugli assassini di Moelln le diverse associazioni degli industriali hanno seguito l'esempio. «Made in Germany» non deve diventare un marchio di Caino, ha detto il presidente della confindustria Hans Peter Stihl, «se gli estremisti di destra continuano così ci verrà a costare miliardi». Intanto a Leuna nella ex Ddr il cancelliere Kohl è stato contestato e accolto a fischi da duemila manifestanti. Nella città, un tempo cuore dell'industria chimica, fino al 1989 lavoravano nel settore 320 mila persone. 27Q mila sono stati licenziati. Francesca P redazzi
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