«Ecco chi assassinò mio fratello partigiano»
«Ecco chi assassinò mio fratello partigiano» Nuove rivelazioni sul giallo del '45 «Ecco chi assassinò mio fratello partigiano» La sorella della vittima fa i nomi «In Val d'Aosta troppi hanno taciuto» AOSTA. Un bouquet sulla terra rimossa, in mezzo al campo. Fiori lilla per il partigiano Aventino Borione, ucciso da un compagno 47 anni fa e ritrovato sabato mattina sui monti di Arnad, paese della Bassa Valle d'Aosta. La sorella, Angela, ha cercato quel corpo per 40 anni: «Oggi tutti mi dicono che si sapeva che era lì. Sembra una presa in giro». Aveva cercato aiuto da amici partigiani, ma glielo avevano negato. Rimane il mistero di quella morte e i resti di Aventino non lo sveleranno. Non ci sarà inchiesta. Una donna testimone ha parlato con Angela, le ha raccontato di aver visto il fratello scavarsi la fossa, di aver sentito i colpi di pistola. Ma chi sparò? Angela non vuole rispondere, poi fra i singhiozzi parla di «circostanze misteriose, moventi impossibili da ricostruire, mezze parole». Poi sbotta: «Ma lo sanno tutti qui a Verrès, è stato Bruno Balma, ma il capo dei "garibaldini'' era Bruno Vinzio, perché non ha fatto nulla?». L'esecuzione era probabilmente stata decisa dal comando della brigata che avrebbe poi incaricato il Balma. L'uomo è morto qualche anno fa in un incidente con il suo segreto. «Non ne so nulla, ma sto cercando di sapere», dice la figlia Tiziana. E la nipote, Edda, aggiunge: «Ricordo mio zio come un galantuomo». Il dubbio che sia stato lui a eseguire la sentenza di morte lo ha anche un partigiano della brigata Garibaldi di Verrès, Luciano Foy. Dice: «Non so se sia stato lui. Sono cose che decidevano in alto, c'erano anche ufficiali inglesi, noi non sapevamo nulla». Foy seppe della morte di Aventino dieci giorni dopo l'esecuzione. Racconta: «Eravamo cresciuti insieme, anch'io ho cercato notizie dopo la guerra, ma non sono mai riuscito ad avere informazioni sicure». La montagna di Arnad nasconde ancora altri segreti. La gente parla di parecchi morti ancora sepolti. A Champurney, il villaggio dove è stato trovato il corpo di Aventino, e a Machaby, località sul lato opposto del vallone alle spalle di Arnad. Lassù, in un luogo rimasto ancora imprecisato, dovrebbero essere sepolti i corpi di una donna e del suo bambino. Tragedie, orrori della guerra che Roberto Nicco, storico, oggi assessore regionale all'Ambiente, ha in parte raccontato in un libro («La Resistenza in Valle d'Aosta») pubblicato due anni fa. Uno studio che era atteso con timore dai partigiani della Bassa Valle perché sono ancora tante le vicende oscure di quel periodo. Ma la storia di Aventino non è raccontata. «Ho scritto solo cose che potevo provare», dice Nicco. In nessuna ricerca compare l'esecuzione di Champurney. Eppure ad Arnad se ne parla da sempre. Ieri il padrone del campo, Battista Joly, 77 anni, è tornato accanto alla fossa. Aventino ven- ne ucciso nei primi giorni di marzo del 1945 e Joly tornò a luglio ad Arnad dalla prigionia in Austria. Era stato preso dai tedeschi sul Montenegro. «Quell'anno quando abbiamo tagliato la segale scoprimmo la fossa. Io non sapevo nulla, ero prigioniero». La fossa era accanto a un piccolo melo, unico albero del campo che è stato tagliato alcuni anni fa. «Il tronco che era rimasto è stato il riferimento per ritrovare il corpo», spiega Joly. Ma perché non scavare prima? «Perché nessun parente aveva reclamato il corpo, non si sapeva insomma chi fosse sepolto là». Nei prossimi giorni si svolgeranno i funerali di Aventino Borione. La sorella Angela depositerà sulla sua tomba una bandiera della Valle d'Aosta (rosso-nera) e il cappello d'alpino. Enrico Martine* Angela Borione, sorella del partigiano
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