Catania, dietrofront dei magistrali di Fabio Albanese

Catania, dietrofront dei magistrali «Vogliamo evitare strumentali interpretazioni». Al via l'inchiesta dell'ispettore di Martelli Catania, dietrofront dei magistrali «Nessuna fuga, restiamo tutti» CATANIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Smentiamo categoricamente d'avere prese tato domanda di trasferimento ad altri uffici». All'ispettore ministeriale, il procuratore Gabriele Alicata ieri mattina ha chiesto solo un paio di minuti per scrivere un comunicato, prima di riprendere il lungo colloquio sui temi dei veleni a Palazzo di giustizia. Alicata dice di non aver presentato nessuna richiesta di trasferimento e che «non è nostra intenzione presentarne nell'immediato avvenire». Sotto le sei righe del comunicato, oltre a quella di Alicata, la firma del sostituto Patané. Nello stesso foglio, con altre dieci righe, i sostituti Giovanni D'Angelo, Marisa Scavo e Carlo Caponcello, precisano di avere nei mesi scorsi presentato al Csm domande di trasferimento, ma «per evitare strumentali interpretazioni, preannunciamo la revoca delle predette domande». E' stata una giornata di smentite e polemiche, dopo le indiscrezioni su una richiesta di trasferimento che il capo della Procura di Catania e quattro sostituti avrebbero avanzato nei giorni scorsi al Csm. La smentita, secca, è arrivata tramite le poche righe del comunicato ufficiale. Le polemiche non risparmiano invece nessuno e non si sono placate nemmeno all'arrivo dell'ispettore del ministero di Grazia e giustizia Bruno Ferraro. Il funzionario di Martelli ha evitato contatti con i giornalisti e ha fatto sapere, tramite il procuratore aggiunto Mario Busacca, che «i motivi della mia visita a Catania li sapete, visto che li avete scritti sui giornali». Ferraro si è chiuso per tutta la mattinata a colloquio con il procuratore Alicata e i due aggiunti, Busacca e D'Agata. Nessuna indiscrezione sul contenuto degli incontri, che sono proseguiti fino a tarda sera. L'unico a parlare è il sostituto Carlo Caponcello, segretario distrettuale dell'Associazione nazionale magistrati, fra i giudici che si davano in procinto di lasciare la Procura: «E' vero, ho chiesto il trasferimento - ha detto - ma l'ho fatto nello scorso maggio, perché avevo bisogno di cambiare aria dopo otto anni passati in quest'ufficio. Ma, come gli altri miei colleglli, ho deciso di ritirare la richiesta perché non voglio essere definito un giudice in fuga». Nel nuovo palazzo dei veleni, si parla a mezza voce e si sottolinea che quella di Bruno Ferraro non è la prima visita di un ispettore ministeriale a Catania negli ultimi mesi. I vertici della Procura tentano, con il loro silenzio, di far calmare le acque almeno fino a domani, quando al Csm cominceranno le audizioni dei primi magistrati. Il nuovo caso Catania viene avviato dal Csm proprio per i dissidi delle ultime settimane fra i giudici della Procura, su come è stata condotta una delicata inchiesta. La «contesa» riguarda lo stesso procuratore Ahcata e un suo giovane sostituto, Felice Lima, titolare di quell'indagine, scaturita dalle dichiarazioni del capo area della Rizzani-De Eccher, in Sicilia, Giuseppe Li Pera. Per l'uno o per l'altro hanno via via preso posizione gli altri giudici della Procura. Lima, che con le rivelazioni di Li Pera ha ricostruito il sistema illegale che regola l'assegnazione degli appalti pubblici in Sicilia, aveva presentato al procuratore un fascicolo e, in coda, la richiesta di decine di ordini di custodia cautelare e di persone da inquisire. C'era il «gotha» della politica e dell'imprenditoria siciliana, compresi un ministro in carica, un ex presidente della Regione, parlamentari regionali e nazionali. Ma il procuratore dice di no. Preferisce spedire tutto ai giudici di Palermo e trattenere a Catania solo la parte che riguarda un appalto all'ospedale Cannizzaro. fi 19 novembre, per questa vicenda, sono finiti in galera gli imprenditori Pasquale e Giuseppe Costanzo e i vertici dell'Usi numero 39. Lima non ci sta. Sembra che sia stato lui stesso a chiedere l'intervento del Csm che, nei giorni scorsi, ha convocato il procuratore Gabriele Ahcata, gli aggiunti Mario Busacca e Enzo D'Agata, e i sostituti Mario Amato, Amedeo Bertone, Felice Lima, Nicolò Marino e Francesco Pulejo, per mercoledì e giovedì di questa settimana. Solo dopo, una delegazione del Csm verrà a Catania, per la seconda volta nel giro di sei mesi. «I problemi erano vecchi - commenta l'avvocato Enzo Trentino, presidente della giunta per le autorizzazioni della Camera - ma il Csm come sempre arriva in ritardo». I veleni del grande palazzo di piazza Verga, comunque, hanno già messo m allarme le associazioni di cittadini. In un comunicato l'Asaec, l'Associazione antiestorsioni, avverte che «non devono trovare luogo tutti i tentativi di insabbiamento di inchieste già avviate, che abbiano una unicità di indirizzo e che, pur restando nell'ortodossia delle previsioni procedurali, consentano smembramenti che la recente storia giudiziaria insegna essere l'anticamera di archiviazioni e non luogo a procedere». In un documento congiunto, partiti politici e associazioni della società civile scrivono che «l'azione di giudici coraggiosi sta determinando una rottura di equilibrio di poteri costruiti sull'illegalità e le collusioni con la mafia. La solidarietà con i giudici impegnati in questa opera, corrisponde al desiderio della città di voltare pagina». Fabio Albanese A sin. il procuratore di Catania Gabriele Alicata Giuseppe Li Pera, che ha fatto scattare l'inchiesta Il giudice Domenico Signorino, accusato da un pentito di collusioni con la mafia