«Boris, la provincia ti salverà» di Giulietto Chiesa

«Boris, la provincia ti salverà» INTE R VI STA IL SINDACO DI PIETROBURGO «Boris, la provincia ti salverà» Sobciak: la Russia profonda è già rinata QUALCUNO può negare che Anatolij Sobciak è un democratico e un riformatore? Sindaco di San Pietroburgo, eletto a furor di popolo anticomunista, membro del Consiglio presidenziale di Eltsin, uno dei fondatori e promotori del Movimento Democratico per le Riforme. Le medaglie dell'ancien regime non valgono più, ma se il nuovo le istituirà, Sobciak avrà il petto coperto di metallo. Eppure anche lui sembra inquieto e incerto alla vigilia della riunione del Congresso per decidere.... Che cosa? Il futuro della riforma? O il futuro del governo? O quello di Eltsin? Ci sono davvero tutti questi rischi? Oppure - come molti pensano - c'è qualcuno che eccita ad arte gli animi e inasprisce le tensioni in modo artificiale? «Dico subito che la convocazione del Congresso è un dato indiscutibile, regolare. Il Soviet Supremo non ha fatto che confermare una decisione che era già stata presa dal VI Congresso. Su questo punto ogni nervosismo è ingiustificato e le accuse al Soviet Supremo sono infondate. Il punto è evitare che sia cancellato tutto quello che è stato fatto di buono quest'anno. Del resto l'opposizione non ha alternative re ah da proporre...» Opposizione o opposizioni? «Esatto. Distinguiamo. Ci sono i nazional patriottici e gli ex comunisti. Nel Soviet Supremo saranno qualche decina. In Congresso poco più di un centinaio. Fanno molto rumore ma sono pochi. Usano gli errori del governo a fini demagogici. Ma non sono loro il problema. Invece bisogna riflettere sul fatto che oggi si è formata un'altra opposizione: che è composta da riformatori che un anno fa erano con Eltsin e col governo e oggi non sono d'accordo con il modo in cui si fanno le riforme. Prendiamo Javlinskij, Shatalin, Petrakov, Bogomolov. Qualcuno può dire di loro che sono conservatori, o reazionari? Ma non diciamo sciocchezze! Io non mi considero all'opposizione, ma condivido molte delle loro critiche». Ma allora mi spieghi: perché Burbulis e altri dell'entourage di Eltsin fanno di ogni erba un fascio e accusano tutti i critici di attentare alle riforme? «Sono d'accordo che c'è troppo nervosismo. Anche in Parlamento. Certo alcuni uomini del governo non potranno presentare un rendiconto brillante. L'ho detto a Gaidar: lei mi ricorda un atleta che, dovendo correre la maratona, parte come un centometrista. Non può farcela con questo ritmo. Il punto è se Eltsin prenderà o no l'iniziativa di correggere il corso. Ci sono attorno a lui cattivi consiglieri che cercano di dissuaderlo. Invece sarebbe il modo migliore per superare il Congresso senza danni». Lei non condivide dunque la ricetta del Fondo Monetario Internazionale? «Per niente. Non va bene per la Russia perché porta inesorabil¬ mente alla liquidazione del nostro migliore patrimonio industriale, tecnologico e umano, che è quello dell'industria bellica. Chi ci guadagna? Americani e tedeschi. Così noi perdiamo decine di miliardi di dollari che siamo poi costretti a elemosinare. Avevamo proposto loro di investire, con noi, nella riconversione di queste imprese, di diventare azionisti. Hanno rifiutato. Solo a San Pietroburgo ci sono 200 aziende belliche, con centinaia di migliaia di addetti, i più qualificati e meglio pagati. Le chiudiamo? Scenderanno in piazza e di questo governo non resterà più niente». Lei sembra criticare indirettamente anche la politica estera del governo. Insomma la linea seguita non difende gl'interessi nazionali russi di lungo termine? «Perché indirettamente? Io critico direttamente la politica estera seguita fin qui. Esattamente perché non difende gl'interessi nazionali. La guerra fredda è fi- nita, la contrapposizione è cosa del passato, ma gl'interessi nazionali rimangono: quelli della Francia, dell'Italia, della Russia... Occorre una politica estera più matura. Non dico che bisogna cambiare tutti. Per fortuna ci sono alternative valide. Tutti sanno che Javlinskij avrebbe potuto essere un ottimo premier, che Volskij potrebbe pretendere quella carica». Anche Sobciak... «No, Sobciak resta a San Pietroburgo. Anzi le dirò che le cose più interessanti stanno accaden¬ do in "provincia". E' là che si vive meglio. Un tempo le grandi città erano approvvigionate in modo privilegiato. Adesso il salame resta dove lo producono, e costa meno sul Volga che a Mosca. Per questo l'appoggio alle riforme in periferia è più solido che nei grandi centri: perché sono più liberi e cominciano a stare meglio. Tra qualche tempo si vedrà che la nuova Russia sta nascendo in periferia». Sembra un paradosso: la riforma va meglio dove - come denunciano i radicali - governano ancora i burocrati ex comunisti. «Non è un paradosso. La burocrazia comunista non è rimasta intatta da nessuna parte. Io ci parlo con questa gente. Ora possono arricchirsi, avere la dacia in proprietà, possono prendere decisioni. Nessuno vuole tornare indietro. Certo vogliono rafforzare le loro posizioni, è naturale, ma molti sono ormai passati al business, che è più solido e redditizio della carica di partito. Vogliono che si vada più lentamente, non che si vada indietro. Certo qui bisogna essere chiari anche con loro. Per esempio sulla proprietà privata della terra. Bisogna mettere in circolo questa immensa ricchezza che oggi è immobilizzata. Bisogna venderla ai privati, anche agli stranieri. E' U modo più semplice per avere investimenti esteri, ed è anche il più intelligente. Molto meglio che chiedere prestiti che poi dovremo restituire». Giulietto Chiesa «Non devi correre da centometrista ma da maratoneta» Anatolij Sobciak «L'opposizione non ha vere alternative da proporre»

Luoghi citati: Francia, Italia, Mosca, Russia, San Pietroburgo