«Sono il killer di un altro» di Angelo Conti

«Sono il killer di un altro» Detenuto, a sorpresa: «Ho ucciso un carabiniere, non il taxista» «Sono il killer di un altro» In carcere per l'omicidio sbagliato «Mi avete condannato all'ergastolo sbagliato. Non ho ucciso il taxista Gregorio Manfrin, ferito a morte la sera del 12 aprile del '91 in via Reiss Romoli. Ho invece ammazzato con un colpo di fucile a pallettoni un carabiniere a Caulonia, in Calabria, il 15 settembre dell'86». Il procuratore aggiunto Marzachì e l'avvocato Geo Dal Fiume stentavano, l'altro ieri, a credere alle parole di Giuseppe Detoma, 30 anni, il tossicodipendente condannato al carcere a vita dalla Corte d'Assise di Torino, lo scorso 2 luglio. Alla fine hanno dovuto ammettere che quel discorso pareva almeno filare. Sulla eventuale responsabilità relativa al Manfrin ci sarà ancora da discutere (a cominciare dal giudizio d'appello), ma l'ammissione dell'altro omicidio è stata fatta con grande sicurezza e lucidità. Nella «sala interrogatori» alle Vallette, Giuseppe Detoma si è presentato venerdì intorno alle 13. Davanti a lui il magistrato. Un breve preambolo sui motivi di questa confessione. Poi il via ad un racconto meticoloso. «Una decina di anni fa avevo conosciuto un ragazzo di Rivalta, Ilario Marziano. Faceva la guardia giurata, ci vedevamo quasi tutte le sere. Poi ha fatto domanda per essere arruolato nei carabinieri: l'hanno accolta ed è stato subito inviato in Calabria, a Caulonia, in provincia di Reggio». I due amici si scrivono, si telefonano: «Lui mi raccontava delle bellezze della Calabria e mi ha invitato a passare qualche settimana al mare. Ho accettato». Giuseppe Detoma parte per il Sud alla fine di settembre: «Ci sono andato in motocicletta, con la mia Kawasaki 1000, e con la tenda, una vecchia canadese». Detoma, con ogni probabilità già tossicodipendente, non ha un quattrini e vive di espedienti. Si confida con l'amico: «Io faccio il ladro, tu il carabiniere. E' bene che tu lo sappia». Ottiene una ri¬ sposta per lo meno inattesa: «Non ti preoccupare, io ti stimo innanzitutto come amico. Anzi, se hai qualcosa da vendermi, sono pronto a comprarla. Soprattutto se si tratta di armi». Detto fatto. Il Detoma comincia a battere le colline della Sila ed anche dell'Aspromonte: «Fucili ce n'erano dappertutto. Piuttosto non potevo trasportarli con la moto, ed ho dovuto rubare per prima cosa una Fiat 500». Poi recupera anche una prima arma, con la cartuccera. Riesce a venderla bene: il carabiniere gli passa 250 mila lire. Un incoraggiamento a proseguire l'attività: «Cinque giorni dopo ho trovate altre cascine disabitate, ed in un fienile ho trovato altri due fucili, con un notevole quantitativo di cartucce. Ho subito cercato il mio amico Ilario». Il carabiniere-ricettatore lo attende in un casolare di campagna, fra le vigne. «Gli ho chiesto 500 mila lire, ma lui storceva il naso. Ha cominciato ad esaminare con attenzione le armi, mi ha mostrato le tracce della ruggine. Insomma, cercava di tirare sul prezzo. Io ho alzato un po' la voce, ed è volato qualche ceffone. A quel punto lui è entrato, per un attimo nel casolare e ne è uscito con in mano un grosso bastone. L'ho scambiato per un fucile, ho temuto volesse ammazzarmi ed ho premuto il grilletto di uno dei fucili che volevo vendergli. L'ho colpito al petto, è croUato a terra, in un lago di sangue, morto sul colpo». Poi la fuga, lucida ed ordinata: «Ho gettato il fucile sul fondo di un torrente in secca. E poi sono tornato nel camping, dove avevo piantato la tenda. Ho cenato con gli amici. Il giorno dopo sono tornato a Torino».' Proprio quel giorno, La Gazzetta del Sud titolava a carattere di scatola: «Carabiniere ucciso dalla mafia». La verità ha dovuto attendere sei anni. Angelo Conti Condannato all'ergastolo confessa dopo sei anni *£ì.i 4 Il taxista Gregorio Manfrin rapinato e colpito a morte in via Reiss Romoli Giuseppe Detoma, 30 anni in carcere dal giugno 1991

Luoghi citati: Calabria, Caulonia, Reggio, Rivalta, Torino