Attentato alla Moby Prince

Attentato alla Moby Prince La perizia bis rivela le tracce di sette esplosivi sul traghetto Attentato alla Moby Prince Livorno, dai giudici la nuova verità LIVORNO. Toma più minacciosa, come un incubo, l'ombra dell'attentato sul rogo della «Moby Prince», che il 10 aprile del 1991 si scontrò con la petroliera Agip Abruzzo appena fuori del porto di Livorno, provocando la morte di 140 persone. Infatti la seconda perizia richiesta dal giudice che indaga sul disastro ha evidenziato che non è da attribuire al gas l'esplosione avvenuta a bordo del traghetto. Ad escludere l'ipotesi, avanzata dai periti della Commissione ministeriale di inchiesta, è il lungo lavoro compiuto da Alessandro Massari, super esperto della Criminalpol, che ha depositato a Palazzo di Giustizia di Livorno la perizia che conferma la presenza sulla nave-passeggeri di sette sostanze esplosive (Semtex H - quello usato per l'attentato all'Italicus - più gelatine-dinamiti di uso civile). Gli accertamenti del perito danno credito dunque alla tesi dell'attentato? «Ora questa ipotesi è menpiJmprobabile», ha ammesso ii magistrato inquirente Luigi De Franco, evitando peraltro di entrare nel dettaglio delle argomentazioni della relazione tecnica. Si tratta di oltre 300 pagine nelle quali non si scioglie definitivamente l'interrogativo-chiave alla base del quesito tecnico formalizzato nell'affidamento dell'incarico peritale, se cioè la deflagrazione sia avvenuta prima, durante o dopo la collisione con la petroliera. La doppia perizia del consulente tecnico del sostituto procuratore titolare dell'inchiesta giudiziaria sulla sciagura avvenuta il 10 aprile '91, appare in contrasto con ciò che, a quanto riferiscono fonti vicine alla commissione ministeriale, affermano i periti di «Mariperman» che hanno effettuato accertamenti per l'inchiesta amministrativa: gli esperti della Marina Militare, sulla base non di analisi chimiche bensì valutando l'effetto delle deflagrazioni sulle lamiere del traghetto, avevano escluso che lo scoppio .potesse essere stato causato da esplosivi. Ma era indispensabile un innesco per far esplodere il mix di sostanze esplosive di cui sono state trovate tracce a bordo del «Moby Prince»? Il perito Massari (che è lo stesso incaricato delle perizie dopo gli attentati al giu¬ dice Giovanni Falcone a Capaci e a Paolo Borsellino in via D'Amelio) non dà risposte definitive. Comunque ritiene poco plausibile che lo scoppio sia da attribuire alla altissima temperatura sviluppatasi nel rogo. Infatti l'esplosivo è stato rintracciato nel locale delle eliche di prua (ossia quelle piccole che non vengono usate durante la navigazione, ma solo per operazioni in banchina), situato sotto la linea di galleggiamento e quindi sufficientemente raffreddato. Restano dunque in piedi le altre due possibilità: che lo scoppio sia avvenuto per collisione o per innesco da timer e la possibilità dell'attentato ha ora il cinquanta per cento delle probabilità. Nel caso che si tratti di esplosivo trasportato a bordo di qualche camion, sarebbe però da escludere che l'innesco fosse portato assieme, appunto per una questione di sicurezza, anche se non è da escludere ima imperdonabile leggerezza. La credibilità di un eventuale attentato, anche solo a scopo dimostrativo, trova perciò maggiori argomenti di conforto. E in questa^ eventualità l'attentato sarebbe più una concausa nel disastro, che l'unica vera causa. Infatti il punto in cui è avvenuta l'esplosione non giustifica di per sé la disgrazia e l'avaria dei comandi del traghetto. La deflagrazione è avvenuta a prua, mentre i timoni si trovano tutti a poppa. Lo scenario potrebbe essere stato questo: appena è avvenuta l'esplosione, in quello scompiglio provocato dal panico, il comandante del «Moby Prince» può aver deciso un'inversione di rotta verso il porto, senza preoccuparsi se vi fosse altro traffico. E quando ha scorto la petroliera era ormai troppo tardi. Il magistrato titolare dell'inchiesta ha affermato di essere soddisfatto: «Non è meno di quanto mi aspettavo», ha detto. Interpellato sulla eventualità di un ulteriore supplemento di perizia esplosivistica, De Franco ha ribadito di ritenerlo «poco probabile» ■ anche se non ha esdusf>the il perito possa essere chiamato dai consulenti di parte a fornire chiarimenti in merito a quanto affermato in questa seconda relazione. Paolo Querìo Escluso che sia stato il gas a provocare la deflagrazione E l'esplosione non fu causata dal calore Il rogo della Moby Prince, in cui trovarono la morte 140 passeggeri diretti da Livorno in Sardegna

Persone citate: Alessandro Massari, Giovanni Falcone, Massari, Paolo Borsellino, Paolo Querìo

Luoghi citati: Abruzzo, Capaci, Livorno, Sardegna