Craxi: «Il psi non sarà liquidato» di Augusto Minzolini

Craxi: «Il psi non sarà liquidato» Per il centenario del partito il segretario si commuove all'Internazionale Craxi: «Il psi non sarà liquidato» Ma a Genova i martelliani erano assenti GENOVA DAL NOSTRO INVIATO L'ultimo monito ai suoi avversari interni Bettino Craxi lo ha lanciato celebrando il centenario del psi. «Il partito - ha detto sul palco allestito al Teatro Carlo Felice di Genova - è in crisi, ha bisogno di un forte rinnovamento, ma insieme alla crisi è tornata la divisione. Mi auguro che nessuno abbia la memoria corta, che le difficoltà ed i dissensi siano affrontati senza animosità distruttiva, che non ci siano ritorni alle poco edificanti esperienze del passato. Purtroppo la storia socialista è stata anche una storia di contrasti, di divisioni, di separazioni, ma tutti sanno che queste sono state sempre la premessa di arretramenti e di sconfitte... Non ci sarà nessuna messa in liquidazione del psi». Chi glielo avrebbe detto, neanche sei mesi fa a Craxi che avrebbe celebrato i cento anni del psi, alludendo, non si sa se a torto o a ragione, al rischio di un'«altra» delle tante «scissioni» che hanno costellato la storia di questo partito? O che avrebbe dovuto lanciare in questa sede uno slogan congressuale drammatico come «il "no" alla liquidazione del psi»? E pensare che nei progetti il «centenario» doveva essere festeggiato addirittura con un congresso, invece, ieri, dopo tanti rinvìi, tutto si è limitato ad una cerimonia piena di nostalgia e intrisa dalla voglia di rifugiarsi nella tradizione per dimenticare i guai del presente. Già, voglia di tornare alla tradizione, voglia di tornare alle proprie radici. Il «Craxi ferito» per difendersi dentro e fuori il partito diventa, infatti, il mentore e il custode della storia del psi riformista.^' l'uomo che si commuover ascoltando il còro* del «Nabucco» e che arriva a spendere qualche lacrima mentre canta in piedi «L'Internazionale». E fa una strana impressione vedere il mecenate dell'arch. Panseca quello dei templi e delle sue piramidi congressuali, scegliere come scenografìa per il centenario solo un nutrito gruppo di vecchi socialisti che si siedono ordinatamente alle sue spalle sul palco del teatro. Non è una scelta casuale, né dettata dalla disperazione, ma è il primo segnale della strategia che Craxi adotterà per far vincere il congresso al suo candidato Amato, a spese di Martelli: la carta che il segretario del psi ha intenzione di giocare è quella del ritorno ai valori antichi, quelli che Intini chiama «i sentimenti» del partito e La Ganga «l'orgoglio di cantare in piedi l'Internazionale». Ieri, quello che entra alle 10,30 del mattino al «Carlo Febee» è un Craxi tesissimo. Intorno a lui si stringono gli uomini della scorta. Il segretario dei giovani, Iosi, prima di lasciarlo sedere lo rassicura in un orecchio: «Staremo in prima fila». C'è paura per questa prima uscita pubblica del segretario, la prima nei giorni di «Tangentopoli». C'è paura di un incidente, di una provocazione, lo stesso timore che ha fatto rinviare più volte la cerimonia. Nella sala dell'altro psi, quello di Martelli, non c'è quasi nessuno: solo Mauro Sanguinetti o il vicesegretario dimissionario Giulio Di Donato, arrivato per dire qhe «l'allusione alla scissione sta diventando una provocazione». E le assenze vengono subito rimarcate dal personaggio che si offre come candidato di mediazione, Spini: «I due pezzi di partito - dice - dovrebbero stare insieme almeno nel centenario». In compenso Craxi, in platea, ad assistere alla sua prova del fuoco, trova un vecchio amico come l'ex presidente Cossiga: «Sono venuto - spiega - per riconoscenza, Craxi mi ha sempre dato la sua solidarietà nei momenti diffìcili». Nel suo discorso il segretario del psi privilegia solo ed esclusivamente il filone riformista della storia del psi. Nella galleria dei miti ci sono Garibaldi, Andrea Costa, Filippo Turati, Prampolini, Ahriàr'Kuliscioff è Nenni. I cosiddetti «esageratori» o «rivoluzionari» che pure non maritano nella storia del partito vengono ignorati o trattati alla stregua di avversari («Si può dire - spiegherà più tardi Craxi - che l'unico di questi che andò al potere fu, di fatto, Mussolini»). Il suo è un racconto dove trovano un particolare risalto le «divisioni» e «le scissioni», nate sempre per colpa degli «esageratori». Parole allusive che rimandano al presente, come anche il ricordo nel 1912 quando Turati tentò invano di introdurre «il sistema proporzionale contro il sistema del collegio uninominale». Poi, nel discorso, a tre quarti, la storia del psi diventa la sua, quella di Craxi. O meglio, il psi diventa Craxi. «A quasi metà del tragitto centenario del psi - spiega - io ho partecipato direttamente». E il segretario difende tutto, a cominciare dall'alleanza privilegiata con la de. Non mancano, invece, nella parte riferita ai giorni nostri le frecciate ai figli del pei, quelli del pds, e il lancio di una parola d'ordine che sembrava archiviata da mesi, quella dell'«unità socialista». «Identificare con precisione commenta ironico - cosa che oggi a un ex comunista, non è faci- le». E il discorso è finito, la paura è passata, ci sono pure gli applausi. Craxi però non rischia oltre, e vola subito via con i suoi intimi, a partire dai due figli, al ristorante «Bruxa Boschi». Qui, finalmente, c'è il sospiro di sollievo. «E' andata bene? E come pensavate che andasse,"mi ha interrotto solo un vecchio che voleva più attenzione sul problema del porto». Ora si mangia. A tavola il segretario continua a sparare contro i maggioritari e gli uninominalisti. «Vedrete con l'uninominale - profetizza - come i prezzi degli spot andranno alle stelle, ci saranno tariffari all'americana. Almeno le ultime volte Berlusconi aveva fatto degli sconti ai partiti». Quindi, al solito, si parla di vecchie storie. «Vinsi da giovane - dice Craxi un congresso in una sezione operaia contro Basso che era accompagnato da Spazzali. Sì, il fratello di quest'ultimo si ayvicinò al terrorismo. Anche altri di noi lo fecero. Corrado Simeoni ...». «Bevi questo vino è socialista - lo interrompe un ex parlamentare anziano, Masciadri -, a noi ci chiamavano i "ciuccialitre", perché ci piaceva bere e scopale». Più in là, in un altro tavolo, Gianni De Michelis è fiducioso: «Claudio Martelli ha già perso. All'assemblea non è riuscito ad attrarre la gente su una proposta. Noi sulla difesa del psi il congresso lo vinciamo, fuori tra la gente non so... Ma pensiamo a dentro». Augusto Minzolini A fianco il leader psi Bettino Craxi Sopra, Francesco Cossiga

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