Strehler infuriato: «Sono puro, mi dimetto da italiano» di Paolo Grassi

Strehler infuriato: «Sono puro, mi dimetto da italiano» L'inchiesta sui fondi Cee destinati a corsi di recitazione. Sarebbero stati investiti in altre attività del Piccolo Teatro Strehler infuriato: «Sono puro, mi dimetto da italiano» Per la vedova di Paolo Grassi «tutto regolare, Giorgio non ha mai amministrato denaro» MILANO. «Io mi dimetto da questa Italia, da ogni cosa: vita civile, società, teatro, città e cultura. Tengo per me solo la mia purezza». Tuona Giorgio Strehler dalle colonne di un quotidiano. «Tutto, è tutto in regola. E comunque Giorgio non si è mai occupato di amministrazione, di soldi». Piange Nina Vinchi, 81 anni, vedova di Paolo Grassi, segretaria generale del Piccolo Teatro. Anche lei dovrà presentarsi dai giudice. E prima di lei già domani varcherà la soglia di palazzo di giustizia Rosanna Purchia, la sua assistente. Assieme alle due dipendenti del Piccolo e a Strehler (che sarà interrogato il 10 dicembre) presto comparirà in tribunale anche Alessandra Bassan, titolare di una società di formazione di cui è socia, oltre alla Bassan, la parlamentare pds Maria Luisa Sangiorgio. «Mi faccio un solo rimprove¬ ro - continua la Vinchi -. In tanti anni non ho pensato a creare dei delfini, dei successori per l'amministrazione». E anche nel momento della tempesta la signora Nina non si tira indietro mentre il maestro, afflitto da una bronchite, tace. Da sempre, comunque, è lei, Nina Vinchi, il personaggiochiave della squadra di Giorgio Strehler, il regista investito dall'inchiesta sui fondi professionali Cee. L'accusa? «Un delitto assai comune - scrive Strehler - al giorno d'oggi ma ugualmente inaccettabile, per me: il reato di truffa aggravata in concorso». In realtà, almeno da quanto filtra da palazzo di giustizia, in discussione non è un tentato arricchimento personale. Il reato di peculato, insomma, non è stato mai preso in considerazione. Però il sostituto procuratore Fabio De Pasquale, da mesi impegnato a dipanare la tela dei finti corsi della Regione Lombardia con finanziamenti Cee, ha riscontrato numerose stranezze nella gestione di quei due miliardi e 200 milioni inviati da Bruxelles al Teatro nel triennio 1988-90. Di fronte al giudice sono sfilati i sessanta allievi, aspiranti attori e tecnici specializzati, dei corsi incriminati. E De Pasquale ha voluto ascoltare anche i docenti della scuola. Alla fine il magistrato ha preso la sua decisione: c'è il forte sospetto che i fondi Cee siano serviti a finanziare altre attività del Teatro, che le spese destinate al corso siano state in realtà assai più modeste di quanto non appaia dai rendiconti; che a carico della Cee siano finite spese per costumi, bollette telefoniche e altre voci che con la formazione dei giovani teatranti c'entravano meno di nulla. In tutto, oltre 718 milioni di spese senza giustificazione, recita l'accusa. E, lasciano intendere in tribunale, questo risultato è il frutto del lavoro sui finanziamenti passati dall'assessorato del socialista Michele Colucci. Non c'entrano le accuse dell'ex discepolo del maestro, Luigi Lunari, autore di un pamphlet sui corsi-fantasma. Ma per la Vinchi («Lunari è un pazzo» dice) tutto parte proprio da lui. «Il mio libro - replica Lunari - era ironico. Ma devo dire che la mia fantasia ha colto nel segno. No, non sono contento di vedere Strehler accusato. Ho l'amara soddisfazione di aver visto, con dieci anni d'anticipo, che la situazione andava deteriorandosi. Se mi avessero dato retta, forse non finiva così». Ugo Bertone Giorgio Strehler nella bufera per la gestione di 2 miliardi e 200 milioni destinati da Bruxelles al Piccolo Teatro di Milano

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