«Entro un anno, debili dimezzati» di Zeni

«Entro un anno, debili dimezzati» L'ex capo Montedison precisa i suoi compiti di superconsulente dei Ferruzzi «Entro un anno, debili dimezzati» E Garofano «studia» da privatizzatore MILANO. Il sigaro è quello di sempre. La risata allegra. E, in barba a chi già pronosticava diserzioni dell'ultimo momento, arriva puntuale Giuseppe Garofano, presidente dismesso di Montedison, al convegno dell'università Bocconi che lo vede relatore. C'è chi è attento alle sfumature, nella platea: avrà l'aria abbattuta, dirà qualcosa sull'addio reso noto solo 24 ore prima, tacerà? Qualcosa dice, sorridendo, ai cronisti che subito lo circondano: «Cosa farà adesso, ingegnere?». La risposta è abile: «Voi che suggerimenti avete?». Poi arriva la domanda seria: dopo l'abbandono di Montedison, lascerà anche le cariche in Mediobanca, in Gemina, nella Gaie, in Euromobiliare? E quelle in Fondiaria, nella Previdente, nella Milano Assicurazioni? «Lascerò una serie di altre cariche», taglia corto. Quali e quando non lo dice. Ma è fin troppo evidente che le poltrone più prestigiose, quelle che spettano di diritto al presidente di Montedison, passeranno appena possibile ad Arturo Ferruzzi, il nuovo numero uno in Foro Buonaparte, oppure a Carlo Sama, l'amministratore delegato, il vicepresidente vicario. Sono loro, adesso, gli uomini forti: perché mai dovrebbe restare un consulente, sia pure una mente fine come Garofano, a parlare in vece loro in Mediobanca? Sono altri, i compiti del presidente dismesso Garofano, almeno finché resterà nel gruppo. Quali compiti? «Dimezzare i debiti entro la fine del 1993, portarli da circa 11.500 a circa 6 mila: adesso il rapporto tra debiti e patrimonio è dell'ordine di uno a uno, alla fine del '93 si dovrebbe attestare intomo allo 0,5%»: così, Garofano, intervistato dall'«Espresso» che ha ieri anticipato alcuni passaggi. Tagliare i debiti e puntare sui grandi numeri: ecco, secondo Garofano, la strategia prossima ventura del gruppo: «Per vincere non si può essere piccoli, dove siamo abbastanza grandi, come in Eridania-Be- ghin-Say, la famiglia può agire da sola; dove è necessario associarsi ad altri per raggiungere la dimensione critica, lo faremo: nella chimica l'Himontl'ha fatto con Shell, per la farmaceutica stiamo studiando le possibili soluzioni». Insomma, un ruolo da consulente dei Ferruzzi a tutto campo. Conferma, l'interessato: «Sarò il consigliere per le strategie finanziarie, i rapporti internazionali e le strategie industriali in un rapporto diretto, fiduciario, con la famiglia». Ognuno per la propria strada ma amici come prima: possibile? Possibile, giura Garofano all'Espresso: «Con Arturo Ferruzzi ho un rapporto di profonda stima accresciuto in questi anni di lavoro comune». E Sama? «Sama, di cui sono molto amico, oltre a incarnare la sintesi tra azienda e manager sta dimostrando tutta la sua validità sul piano imprenditoriale: ha una buona dose di pragmatismo insieme a fantasia e coraggio». Da Montedison-Ferruzzi il Garofano pensiero piano piano si allarga. Un omaggio alla Mediobanca di Enrico Cuccia: «Ha avuto un ruolo importante per assicurare a imprese rilevanti per il Paese la continuità, a Montedison sicuramente». Un omaggio ad Amato e al piano di privatizzazioni: «E' molto interessante». Una proposta quasi da membro di diritto dell'Authority: «Per privatizzare in tempi rapidissimi le banche si potrebbe adottare un meccanismo di emissione dei titoli di Stato a basso interesse con attaccato un warrant per convertire il titolo in un'azione Comit, Credit o della Banca di Roma». E un'ammissione sul fattaccio dei 200 milioni versati alla de milanese, episodio entrato nella cronaca di Tangentopoli: «Non lo rifarei, il sistema deve essere cambiato a partire da una forma trasparente di finanziamento dei partiti anche in occasione delle elezioni». Armando Zeni Giuseppe Garofano

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