Il questore di Napoli «Dò le dimissioni» di Fulvio Milone
Il questore di Napoli «Dò le dimissioni» Una lettera di sole dodici righe a Parisi Il questore di Napoli «Dò le dimissioni» NAPOLI. Una lettera brevissima al capo della polizia Vincenzo Parisi, solo dodici righe per dire: «Me ne vado». Vito Matterà, questore a Napoli da due anni e mezzo, si è dimesso dall'incarico. A travolgerlo sono stati venti minuti di conversazione telefonica con il redattore capo del quotidiano «Il Mattino», Giuseppe Calise. In quel colloquio, intercettato in circostanze ancora misteriose, e reso pubblico durante una conferenza stampa da esponenti del msi, Matterà caldeggiava la posizione del sindaco socialista Nello Polese, lambito da un'inchiesta giudiziaria che vede coinvolti uno stretto collaboratore del primo cittadino e un gruppo di camorristi arrestati. Il questore di Napoli, prima vittima eccellente di uno scandalo che da tre giorni sta facendo discutere l'intera città, avrebbe preso la sua decisione in gran segreto nella tarda mattinata di ieri. Quindi ha scritto la lettera al capo della polizia, Vincenzo Parisi: «Ho diretto per sua scelta, per oltre due anni, la questura di Napoli, restituendo ad essa immagine e operatività. Oggi mi vedo coinvolto - come parte lesa dal reato di intercettazione telefonica abusiva che rappresenta un'offesa indegna alla mia libertà personale - in una vicenda dai torbidi, nebulosi contorni che spetta all'autorità giudiziaria chiarire. Onde evitare ulteriori strumentalizzazioni che potrebbero tendere a screditare l'amministrazione e in particolare la prestigiosa polizia di stato napoletana, chiedo di essere destinato ad altri incarichi». In serata, il ministro dell'Interno Nicola Mancino ha commentato così la decisione di Matterà: «Se con la sua richiesta al capo della polizia il questore riporta i gravi fatti accaduti a Napoli sul terreno naturale delle indagini giudiziarie, è ora compito della magistratura fare chiarezza con rapidità. Le gravi violazioni di legge commesse e il conseguente turbamento dell'opinione pubblica esigono risposte persuasive, capaci di ridare prestigio alle istituzioni che escono purtroppo fortemente scosse dalla vicenda». Matterà ha tenuto segreta la sua decisione fino a sera. Perché ha taciuto tanto a lungo? A questo punto trovano spazio mille ipotesi. Ieri, nel tardo pomeriggio, il capo della polizia era stato ricevuto al Quirinale: secondo un comunicato ufficiale, il presidente della Repubblica voleva una relazione dettagliata sulla lotta contro la criminalità e il fenomeno crescente del razzismo. Scalfaro e Parisi hanno parlato anche del caso di Napoli durante l'incontro? Di certo c'è che per tutta la giornata di ieri neanche i più stretti collaboratori del questore sapevano della lettera a Parisi: hanno appreso la notizia solo alle 20, quando Matterà li ha convocati nel suo ufficio. Hanno reagito con angoscia al duro colpo all'immagine polizia. Difendono a oltranza il loro capo: «Matterà è un investigatore di prim'ordine - dicono -. Ha coordinato operazioni importantissime contro la criminalità organizzata: non dimenticate che grazie a lui sono finiti in carcere boss del calibro di Ciro Mariano e Gennaro Licciardi, e sono stati sequestrati beni della camorra per decine e decine di miliardi. Dobbiamo a lui se quella di Napoli è una delle questure più efficienti d'Italia». Di diverso avviso sono i vertici nazionali del Siulp, che in un duro documento avevano chiesto la testa del questore. Prima di rendere pubbliche le sue dimissioni, Vito Matterà aveva preannunciato ima raffica di denunce «in sede penale e civile contro coloro i quali, in occasione della divulgazione illecita di una conversazione telefonica, hanno gravemente leso la mia immagine e l'onorabilità». Poi aveva espresso dei dubbi sulla registrazione diffusa martedì scorso dal capogruppo del msi in consiglio comunale, Amedeo Laboccetta: «Ho dato mandato al mio avvocato di esperire tutti gli accertamenti per verificare eventuali alterazioni o inquinamenti della conversazione resa pubblica». Una conversazione, quella tra il numero uno della questura e il redattore capò'del Mattino, decisamente imbarazzante: con un linguaggio a dir poco colorito i due definiscono il sindaco Polese come «roba nostra, un amico, anche se come politico non capisce un cazzo». Lo scandalo della bobina «rubata» rischia di travolgere non solo la questura napoletana, ma anche il Comune. Le voci sulle dimissioni del sindaco Nello Polese si fanno di giorno in giorno sempre più insistenti. L'unico che sembra rimanere saldo sulla sella è Giuseppe Calise, il redattore capo del Mattino: durante un'assemblea fiume tenutasi nella sede del quotidiano di via Chiatamone il giornalista si sarebbe giustificato sostenendo di avere avuto il lungo colloquio con il questore solo per ottenere notizie. Fulvio Milone Il ministro Mancino: «Ora tocca alla magistratura fare chiarezza con grande rapidità» A sinistra: Vito Matterà Nella foto piccola: il giornalista Calise Sotto: il sindaco Polese
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