Il barbone diventa boss a Manhattan di Gaetano Scardocchia
Il barbone diventa boss a Manhattan LA STORIA Il barbone diventa boss a Manhattan RNEW YORK OGER Powell è uno di quei barboni che vanno in giro per Manhattan rovistando nei bidoni della spazzatura. Non cercano cibo. Cercano oggetti che abbiano ancora un valore di mercato per rivenderli. L'oggetto più ricercato è la lattina di birra o di altre bibite: ciascuno di questi recipienti vale 5 centesimi di dollaro (pari a circa sette lire), che è la somma che il negozio trattiene come deposito all'atto della vendita e che deve rimborsare a chi restituisce il contenitore vuoto. Roger, che è nero e disoccupato, gira con un sacco di plastica. Quando è fortunato e c'è bel tempo, riesce a raccattare fino a duecento lattine al giorno. Un simile bottino, in teoria, avrebbe un valore di 10 dollari, se potesse essere facilmente smerciato. Ma così non è. I negozianti non riprendono volentieri i vuoti. Alla clientela abituale non possono dire di no. Ma a Roger dicono sempre di no. «I più impazienti mi cacciano sostenendo che io non ho comprato le bibite nel loro negozio. I più gentili mi dicono di ripassare il giorno dopo. I supermercati? Macché. Per scoraggiare i raccoglitori professionali, fissano un limite pro-capite di recipienti riscattabili e limitano le operazioni a certi giorni della settimana». E allora? Allora a Roger ed a migliaia di suoi colleghi non resta che rivolgersi ad un «middleman», un mediatore che fa da grossista. Ma il grossista acquista a metà prezzo, o meglio secondo la formula «two for one», ossia due al prezzo di uno. Il valore della merce di Roger viene dimezzato. Il grossista tratta direttamente con i grandi distributori di bibite e rivende le lattine a prezzo pieno: 5 centesimi l'una, con un utile lordo del 100 per cento. I grossisti di lattine vuote sono a New York una ventina. Provengono anch'essi dai ranghi dei barboni e dei senzatetto. Ma grazie ad un sicuro talento commerciale e ad un modesto capitale iniziale, sono diventati piccoli imprenditori. Uno di essi, Chris Jeffers è finito sulla prima pagina del New York Times: guadagna qualcosa come 70 mila dollari l'anno, pari a circa cento milioni di lire. E' giusto tutto ciò? Roger Powell, il raccoglitore da strada, allarga le braccia: «Giusto o no, è meglio che un grossista ci sia. Altrimenti a chi vendo le mie lattine? Preferisco frugare nell'immondizia piuttosto che fare il mendicante nelle stazioni della metropolitana. E poi pensi agli alcolisti ed ai drogati che raccattano lattine per procurarsi una dose. A chi devono rivolgersi? Il grossista è sempre lì, ti aspetta dal mattino alla sera tardi, e paga subito ed in contanti». La miserabile micro-economia della lattina riproduce in qualche modo gli schemi ed i ruoli della macro-economia. Perciò i grossisti si sentono indispensabili, quindi utili alla società e dunque eticamente giustificati in quel che fanno: «Sfruttatore io? Ci mancherebbe altro - dice Chris Jeffers, che si vanta di aver frequentato un corso di "business" a Tampa, in Florida -. La verità è che non c'è alcuna differenza tra noi che acquistiamo lattine all'ingrosso e le grandi società che si accaparrano i prodotti agricoli dei contadini e li rivendono al doppio sui mercati internazionali. Il business, piaccia o no, è fatto così». Gaetano Scardocchia
Persone citate: Chris Jeffers, Powell, Roger Powell
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