La noia del martedì puntuale all'Appello di Curzio Maltese
La noia del martedì puntuale all'Appello TV E SPORT La noia del martedì puntuale all'Appello UNO dei vantaggi della Fininvest sulla Rai è di poter correggere gli errori (gli orrori) in corsa, cambiare i programmi, spostarli d'orario o chiuderli direttamente, che spesso è la cosa migliore. Quest'anno Italia 1 ha già ritoccato qua e là la programmazione sportiva. Alla Fininvest sono ragazzi svegli. Così c'è voluto appena un mese per rimuovere da Pressing l'esilarante Lou Ann Nadeau; e due mesi per spostare dalla prima serata «Mai dire gol» della Gial'appa's Band, che stava battendo tutti i record negativi d'ascolto. Ora la scommessa è vedere quanto tempo impiegano ad accorgersi che «L'Appello del Martedì», nuova formula, è una trasmissione inutile. Non bella o brutta, proprio inutile. Già l'idea di far la parodia, fin dal titolo, a un programma che è già la parodia di una parodia, non era brillante. Tuttavia l'anno scorso, con Maurizio Mosca istigato e ammaestrato da Carlo Freccerò, ex direttore di Italia 1, il giochino funzionava. Lungi dall'allestire una trasmissione sportiva, il capocomico Mosca sfornava puro avanspettacolo. Nelle intenzioni di Freccerò, una satira dell'infantilismo italiota che prospera intorno al pallone e in particolare - a suo parere - tra i tronfi magistrati pallonari, i giornalisti sportivi. Nei fatti, considerata la grana grossa del personaggio Mosca, l'Appello si è limitato a portare nella tv spazzatura i canoni della comicità scorreggiona dei film di Alvaro Vitali, popolando di mostri, tettone e cicisbei le serate degli italiani a fini dichiaratamente diseduI cativi. Con l'epurazione promossa da De Luca, l'Appello avrebbe dovuto tornare nell'ambito del «serio» dibattito su pali e traverse, sfere e mutande, arbitri e ultras. Via tutti, maghi e guitti, eccetto l'irrilevante Mughini. Dentro il ruspante ayatollino Agroppi, i soliti calciatori firmati Armani, qualche «prestigioso collega» e un paio di rubriche spiritose. Il risultato è di una noia desolante. Temi vecchi di due giorni e già gravidi di tonnellate di parole vengono rispolverati con l'aria di chi scopre l'America dal medesimo De Luca, dotato di una splendida voce ma anche di una preoccupante fissità di toni e gesti, e dai compari Mughini e Agroppi, «mastro Ciliegia e mastro Geppetto» (Teo Teocoli). Gli unici spunti di divertimento (sadico) vengono dai ripetuti maltrattamenti inflitti da Agroppi e De Luca al povero Mughini (genere «facce divertì ma senza esagerare»), il quale nel tentativo di rimontare le spara sempre più grosse. Martedì ha detto, tra l'altro: «Il gesto di Fontolan resterà a segno della sua eleganza». E al momento della riverenza: «Questo Milan non è sopravanzabile». Altra fonte di ilarità è tal Pistocchi, detto «striscia la moviola», che ogni settimana mostra i sei rigori sei negati al Milan. L'avanspettacolo in compenso è stato anticipato al lunedì. Con la scusa di un tema palesemente idiota («i calciatori sono buoni padri?») Biscardi ha appena compiuto l'opera buona di resuscitare Carmelo Bene, Oliviero Beha e Roberto D'Agostino. Bene e Mosca che si chiamano «bestia» e «animale» è stato un discreto numero. «Grazzie». Curzio Maltese
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