Con l'ultima, disperata sigaretta bruciano anche le privatizzazioni

Con l'ultima, disperata sigaretta bruciano anche le privatizzazioni NOMI E GOONOAII Con l'ultima, disperata sigaretta bruciano anche le privatizzazioni ENZA la dose di nicotina insonnia e stitichezza», «Marocchino rapinato di quattro stecche», «Tabaccaia di Piumazzo minacciata da un giovane in astinenza», «Cercansi Marlboro disperatamente». Basta scorrere i titoli ridanciani pubblicati da tutti i giornali nei venti giorni di sciopero dei dipendenti del Monopolio dei tabacchi, che ha privato i consumatori italiani della loro sacrosanta dose di veleno quotidiano, per capire come la carestia sia stata vissuta alla stregua di una storia di colore, con un'attenzione particolare per i suoi aspetti più ridicoli. Errore grave, perché la vicenda di quei piccoli 86 ayatollah che, rifiutando di apporre un timbro, han fatto imbufali re 13 milioni di fumatori e (per una più generale questione di principio) speriamo anche 43 milioni di non fumatori, rappresenta la metafora dell'Italia corporativa, spendacciona, incapace e inefficiente che molti, a parole, dichiarano di voler finalmente archiviare. Non staremo a rifarvi la teoria del monopolio, sinonimo di illiberalità e di inefficienza, soprattutto se di Stato. Anche perché la vicenda di questi giorni discende dalla decisione di privatizzare l'Azienda dei tabacchi. Il governo, per la verità, ha predisposto un decreto di privatizzazione all'acqua di rose e una ristrutturazione aziendale che sembra puntare non tanto all'economicità e all'efficienza, quanto alla salvaguardia dei 13 mila dipendenti. Ora si dà il caso che, con una produttività pari alla metà di tutte le manifatture tabacchi del mondo, questi 13 mila godano di privilegi imperiali che ne fanno una corporazione nella corporazione: incentivi, gratifiche, premi vari che arrivano al 30 per cento dello stipendio. Stando ai risultati della Commissione Monorchio, dal nome del ragioniere generale dello Stato, per ristrutturare seriamente l'Azienda bisognerebbe tagliare almeno 3600 dipendenti m eccesso. Il governo invece ha promesso ai sindacati non solo che i tagli saranno molti di meno, ma che i dipendenti in eccesso non saranno licenziati bensì riciclati nella pubblica amministrazione. I risultati di tanta illuminata comprensione si son potuti osservare in questi venti giorni di sciopero, che dovrebbero far riflettere, più che per la forzata astinenza dei fumatori per il ridicolo di cui si son coperti gli organi dello Stato. Perché non li precettate? è stato chiesto all'impagabile ministro Goria. Sapete che cosa ha risposto? «Se lo facessi mi ritroverei sommerso da un diluvio di critiche... Non so più a che santo votarmi». Ma guarda un po', la preoccupazione principale del ministro delle Finanze non è la perdita secca di alcune centinaia di miliardi di entrate fiscali, ma il fatto che qualcuno potrebbe criticarlo. Poi gli hanno spiegato, con qualche settimana di ritardo, che magari si poteva pensare di sostituire quegli 86 timbratoli selvaggi, forse con agenti della Guardia di Finanza, vi¬ sto che si stanno sottraendo denari allo Stato. Ma la decisione è stata tormentata. «E' la democrazia di massa ha filosofeggiato il ministro - un pugno di scioperanti si ritrova con un potere abnorme». Non ha neanche contemplato l'ipotesi che a non saper usare il suo potere in questa grottesca vicenda sia stato il governo e segnatamente il ministro competente. Ma come stupirsi? Si deve sapere che fino a qualche mese fa il consiglio d'amministrazione del Monopolio tabacchi era una perla di consociativismo, praticamente controllato dai sindacati, che decidevano assunzioni, investimenti e quant'altro. Poi la resipiscenza. Ma sapete com'è stata avviata la grande riforma? Con la nomina di un comitato di gestione composto da tre commissari. Esperti del mercato? Tecnici dell organizzazione aziendale? Maghi del profitto? Nient'affatto: tre politici trombati, due della de (Bosco e Ianniello) e uno del psi (Spano). Ecco la vera storia all'italiana della carestia di sigarette ed ecco perché a buon titolo può essere letta come la metafora dell'Italia che non cambia e che, tra inettitudini e connivenze, farà di tutto per non cambiare. Se 86 impiegati corporativi del Monopolio tabacchi riescono a disturbare milioni di fumatori, ma soprattutto a mettere in scacco lo Stato per intere settimane, pensate che cosa potrà mai accadere quando, ad esempio, si proverà a privatizzare la gestione di qualche pezzo delle Ferrovie dello Stato. O quando sul piede di guerra scenderanno i boiardi, quelli veri. Alberto Staterà eraj

Persone citate: Alberto Staterà, Goria, Ianniello, Marocchino, Monorchio, Spano

Luoghi citati: Goonoaii, Italia, Nomi, Piumazzo