Napoli, sindaco sul precipizio di Fulvio Milone

Napoli, sindaco sul precipizio Chiesto il trasferimento del questore che ha fatto pressioni sul Mattino Napoli, sindaco sul precipizio Dimissioni in vista dopo il «Watergate» NAPOLI. Un fiume di veleno scorre nei tre Palazzi coinvolti nell'ultimo giallo napoletano, quello della intercettazione di una telefonata tra il questore Vito Matterà e il redattore capo centrale del Mattino, Giuseppe Calise. Rischia di travolgere il Municipio, a cominciare dal sindaco socialista Nello Polese, lambito da un'inchiesta giudiziaria e «raccomandato» dall'alto funzionario di polizia durante la conversazione con il giornalista: al Comune si parla con insistenza di sue imminenti dimissioni. Si è insinuato, il fiume di veleno, anche nei corridoi della questura, su cui grava un silenzio imbarazzato che vale più di cento parole, in attesa che il ministero dell'Interno decida la sorte di Matterà. E' entrato impetuoso pure nella redazione del Mattino, dove si preannunciano assemblee dei giornalisti e lettere riservate sull' intercettazionebomba diffusa l'altro giorno dal missino Amedeo Laboccetta. E' stato lui che durante una conferenza stampa ha premuto il tasto del registratore che ha tra¬ smesso a tutto volume un dialogo dai toni non proprio signorili, con il questore che commenta: «Polese è un amico, è roba nostra, ma come politico non capisce un cazzo», e il giornalista che conferma: «E' una chiavica». Sull'intercettazione è stata aperta un'inchiesta giudiziaria. I giudici vogliono sapere chi l'ha fatta, e perchè. Si parla di congiura, di tentativo neanche tanto mascherato di destabilizzare le istituzioni locali. Lo afferma Pasquale Nonno, direttore del Mattino che in un fondo pubblicato oggi in prima pagina usa toni allarmatissimi e estremamente duri: «Chi spiava e per conto di chi? Ci chiediamo se le intercettazioni non siano state compiute dai servizi segreti o comunque da corpi dello Stato. Chiediamo che il presidente del Consiglio Amato e il presidente della commissione di vigilanza sui servizi, Chiaromonte, intervengano per accertarlo». Nonno parla di torbide manovre, e individua nel missino Laboccetta il tramite di forze oscure. Laboccetta, però, nega: dice di avere ricevuto il nastro in forma anonima, e che da quando ne ha reso pubblico il contenuto ha ricevuto minacce di morte. Ma i magistrati non indagano solo sul misterioso autore dell'intercettazione. Stanno accertando anche se vi siano estremi di reato nel contenuto della conversazione. Ed è su questo punto che i tre Palazzi di Napoli stanno vivendo in queste ore una sorta di psicodramma. I giornalisti dèi Mattino osservano la regola del silenzio, raccomandata oggi più che mai dal loro direttore. Questo pomeriggio si riuniranno in assemblea, mentre il comitato di redazione avrebbe già consegnato una lettera riservata al redattore capo Cause, chiedendogli conto degli apprezzamenti decisamente poco lusinghieri fatti durante la telefonata con il questore sul conto di alcuni colleghi. La tensione è salita anche nel Palazzo San Giacomo, sede del Comune. Dove sono davvero pochi quelli disposti a scommettere su Nello Polese. Assediato dalle opposizioni, ma criticato anche dai partiti della maggioranza, il sindaco potrebbe annunciare da un giorno all'altro le dimissioni. Lui, però, mostra i denti e parte al contrattacco. Come Pasquale Nonno, grida allo scandalo: «Non ho nulla da rimproverarmi - assicura -. L'indagine della magistratura dovrà fare luce al più presto su questa torbida vicenda. Una intercettazione telefonica di un colloquio tra un alto funzionario di polizia e un giornalista non può essere certo fatta da un usciere o da un passante». Ma cosa ha da dire il sindaco sui giudizi espressi su di lui da Matterà e Calise? «No comment», risponde Polese, e in suo soccorso interviene un compagno di partito, il solerte e nervosissimo assessore Franco Verde, che agita le mani sotto il naso dei giornalisti e sbotta: «Allora non volete capire? La conferenza stampa è finita, accomodate¬ vi fuori». Il sindaco, però, non smentisce le voci sulle sue imminenti dimissioni. «Di questo, se mi permettete, parlerò al momento opportuno e nelle sedi istituzionali», dice. Una «sede istituzionale» potrebbe essere la prossima riunione del Consiglio comunale, prevista per lunedì 30 novembre ma poi rinviata a data da destinarsi. Neanche il terzo palazzo coinvolto nello scandalo dell'intercettazione vive momenti di quiete. In questura aspettano che il ministro dell'Interno prenda una decisione sul futuro di Vito Matterà. Rifondazione comunista, pds e Verdi chiedono il trasferimento del questore. Leoluca Orlando, leader della Rete, si è messo in contatto con il ministro Mancino «chiedendogli l'immediata rimozione di Vito Matterà» che, dal canto suo, continua a difendersi: «Non ho commesso alcun reato, non ho violato nessun segreto istruttorio. Quella che vi hanno fatto ascoltare è solo una conversazione con un amico giornalista. E' vero, ho un linguaggio colorito, ma io sono fatto così». Sul caso si è pronunciato a tarda serata il ministro Mancino: «Occorre prudenza prima di accusare un questore efficiente e capace come Matterà, un servitore fedele dello Stato e un vero uomo di trincea». E' cauto anche il capo della polizia, Vincenzo Parisi: ((Attendiamo l'orientamento della magistratura che sta cercando di capire come sia avvenuta l'intercettazione telefonica - dice -. Tutta la vicenda è da chiarire, ma fin da ora esprimo una valutazione personale: il sindaco Polese è al di sopra di ogni sospetto». Intanto Franco Roberti e Nicola Quatrano, i sostituti procuratori incaricati dell'inchiesta, hanno già interrogato i protagonisti della vicenda: il questore e il redattore capo del Mattino. Fulvio Milone Il sindaco di Napoli Nello Polese Il direttore del quotidiano chiama in causa i servizi segreti

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