Sipario su Nicu, aspirante Dracula di Foto Ap

Sipario su Nicu, aspirante Dracula 'fkM^WMmmmM IMI L'EREDE DEL DITTATORE ROMENO Ambizioso, dissoluto, crudele, fallito: una vita che pare tratta da un romanzo gotico Sipario su Nicu, aspirante Dracula Condannato dalla cirrosi il figlio di Ceausescu LM ULTIMA immagine che ™ Nicu Ceaucescu lascerà I di se stesso è probabilmente quella trasmessa l'altra sera dalla «Televisiunea Rumena», verso la fine del Tg. Una sequenza scarna, con quattro parole di commento. Pochi secondi per mostrare uno spettro barbuto, avvolto da un cappotto senza forma, infilarsi sofferente in una «Dacia» blu che si allontana verso la fine. Al figlio del vecchio dittatore, roso dalla cirrosi epatica, i giudici hanno concesso la libertà vigilata. C'era una donna, alla guida di quell'auto. Una donna, come al solito. Ma questa volta non si trattava di una delle mille cortigiane che avevano popolato le notti di Sibiu, o della morbida Poliana, moglie per due anni, né della Donca dai tratti tzigani che ■raccontano sia sempre rimasta nel cuore di quel giovanotto disfatto così precocemente. Non era neppure Daniela Vladescu, la cantante che, dopo il crollo, aveva tratto dalla popolarità personale il coraggio per restargli in qualche modo vicina. Era una vecchia zia, la donna che guidava quell'auto: la vedova del fratello maggiore di Nicolae Ceaucescu, già «Conducator». Una specie d'infermiera che ha trascinato lo spettro dell'antico delfino finoal villaggio di Scornicesti, luogo d'origine della famiglia. Nicu finirà i suoi giorni in quelle campagne. Era destino che il romanzo del giovane Vlad dovesse concludersi senza grandezza. Arriverà forse il giorno in cui i romeni consentiranno a spiegare al mondo che quella della Transilvania, del Vampiro (o in termini storici di Vlad Tepes, più noto come «l'impalatore») è una balla colossale. Ancora adesso, se cercate tracce di quel sanguinario signorotto che dalle parti di Brashov una quindicina di secoli fa diede origine alla leggenda, sarete condotti da guide premurose in un castello ricostruito dalle parti di Cluje (trecento chilometri a Nord-Ovest dei luoghi «veri») con tanto di finti sotterranei e «Dracula Restaurant». Eppure di quel mito Nicu Ceucescu pareva rjroprio alimentarsi, almeno fino a quanto la sorte gliene ha dato occasione. Per anni, ha vissuto in modo da provocare ogni sorta di diceria, fino a ritagliarsi intorno l'aura del nuovo vampiro, dell'unico vero satrapo del Duemila. L'uscita di scena del giovane Vlad merita di essere ricordata se non altro per questo: nella moderna storia europea non c'è figura che in qualche modo possa assimilarsi a quella di Nicu il Dissoluto. E non per la quantità degli eccessi né per la sterminata letteratura che vi è cresciuta intorno: piuttosto, per il modo stesso con cui il figlio prediletto di Nicolae pensava di preparare la successione, per un tentativo così evidente di marcare la propria storia da lasciar immaginare un finale completamente diverso. Aveva tredici anni, Nicu, quando il padre assunse il potere a Bucarest, diciotto quando la Romania rispose all'invasione sovietica in Cecoslovacchia proclamando la mobilitazione generale. Di quegli anni !e biografie dicono poco: si sa che studia all'Accademia del partito e si lau¬ rea in Fisica. Le notizie però cominciano a farsi molto più succose man mano che il secondogenito di Nicolae ed Elena Ceucescu supera la pubertà. Politicamente, la carriera procede senza sbalzi: a 32 anni membro del Comitato centrale, a 33 segretario della Federazione giovanile, quindi ministro della Gioventù, infine membro supplente del Politburo. Un'ascesa normale, almeno nel quadro della feroce dittatura familiare che si è instaurata a Bucarest. Ma perché allora la carriera di Nicu fa discutere più di quella del fratello Valentin, della sorella Zoia, o della moglie Poliana Cristescu, sposata nell'83 e immediatamente nominata capo dei Pionieri? Poiché il giovanotto è donnaiolo, aggressivo, crudele, esibizionista. Insomma, eccessivo. Nella Bucarest di quegli anni, capita di vederlo girare a bordo di enormi «Mercedes», o delle fiammanti «Maserati» di cui uomini d'affari italiani gli fanno dono. Quando si sposta in montagna, adopera un elicottero «Alouette». Soprattutto, non c'è momento della sua giornata, non esiste riunione, non si conosce spostamento che non vedano un incredibile contorno di donne. Ce ne sono di tutti i generi: ballerine, cantanti, segretarie, ginnaste. Già, le ginnaste: intorno all'infatuazione del «delfino» per Nadia Comaneci sono state scritte pagine. La madre dell'ex «bambina prodigio» della ginnastica romena ancora oggi grida che Nicu sequestrò sua figlia, che la martirizzò. Che ad un certo punto, per punirla di chissà quale sgarbo, le fece perfino strappare le unghie dei piedi. Qualche anno dopo Nadia riuscì a raggiungere gli Stati Uniti: pochi mesi fa, a Barcellona, l'abbiamo vista esibirsi come ballerina in uno spettacolo per turisti americani, e abbiamo tentato di chiederle lumi su quella vecchia storia. Neanche una parola. Si è detto di tutto, sulle notti del giovane Vlad, anche perché ad un certo punto il suo stesso clan sembrò favorire il propagarsi di quest'aura satanica. Alla fine dell'87, il «Conducator» intimò al figlio prediletto di trasfe- rirsi a Sibiu, lontano dalla capitale: ufficialmente per risolvere il problema delle minoranze ungherese e tedesca in Transilvania. In realtà - raccontano ancora a Bucarest - per soffocare uno scandalo che nonostante la sordina del regime rischiava di propagarsi. Una ragazza (non si è mai accertato se per vergogna o per amore) dopo una serie di incontri con Nicu si era uccisa. Elena Ceaucescu, numero due della nomenklatura, era stata inflessibile: quello scapestrato doveva lasciare la capitale. Così fu. Su quel che accadde in Transilvania nei tre anni seguenti, nessuno sa dire. Molti raccontano di un Nicu deluso, esacerbato per la lontananza dal potere, e dunque ancora più avvolto nei suoi deliri. Intorno ai festini nella residenza transilvana si è favoleggiato per anni: ma chi poteva raccontarli apparteneva alla «Securitate», anzi a quella specie di gruppo personale che il giovane Vlad aveva cercato di costituire. Un elemento è certo: dal suo rifugio, nel dicembre del '90 il giovane Vlad riuscì a sapere cosa stava accadendo a Bucarest solo guardando la tv italiana. Sì, proprio un Tg: aveva l'antenna parabolica per captare il mondo e non aveva capito cosa gli accadeva sotto il naso. Poteva fuggire, dicono che in Svizzera avesse quasi un miliardo di dollari: volò a Bucarest convinto di sedare i sommovimenti con la sua sola presenza. Per aver istigato i «securisti» a sparare contro la gsnte di Sibiu era stato condannato a vent'anni. Durante due processi non aveva fatto che negare: «Intorno a me si era creata un'immagine forzata, artefatta - dichiarò in un'intervista - forse il popolo aveva bisogno di vedere in qualcuno l'immagine del male». Ci era riuscito benissimo: ma adesso, quei fotogrammi che lo mostrano macilento dinanzi al portone della «Jilava», il carcere di Bucarest, gli hanno tolgono l'ultima aura di «maudit». Se ne va Nicu, l'uomo che volle interpretare Vlad e non ne aveva la stoffa Giuseppe Zaccaria Impazzì per la Comaneci le fece strappare le unghie Nicu Ceausescu in una camera d'ospedale e la Comaneci da lui perseguitata per anni [FOTO AP]