«Piovra 6», un Mezzogiorno di fuoco

«Piovra 6», un Mezzogiorno di fuoco Da lunedì Remo Girone e Patricia Millardet tornano in tv per la sesta parte della saga «Piovra 6», un Mezzogiorno di fuoco Neanche gli attori sanno il finale, tre possibilità ROMA. Da giorni il regista Luigi Perelli è barricato in una cabina di montaggio dove, a poco a poco, prendono corpo le puntate della «Piovra 6, l'ultimo segreto» in onda da lunedì prossimo su Raiuno. Il suo lavoro è frenetico, senza pause: la prima e la seconda puntata (ognuna dura 100 minuti) sono già pronte; mancano le altre, fino alla sesta. Anzi, fino a dieci minuti prima della fine della sesta: dieci minuti che possono sconvolgere il senso intero della nuova Piovra. Decretandone la fine, per esempio con la morte del personaggio principale; aprendone nuovi sviluppi (suicidio o definitiva conversione di Tano Cariddi?); garantendone ancora un lungo futuro grazie all'incastro di eventi del passato con nuovi colpi di scena. Intorno a quelle immagini finali gravita il vero mistero della serie televisiva venduta in tutto il mondo e seguitissima dal pubblico italiano. E l'unico depositario di questo segreto, un segreto autentico anche per gli attori che hanno lavorato nel film tv, è nelle mani del regista. Certo, gli attori hanno recitato e quindi sanno che cosa il pubblico potrebbe vedere; non sanno però quale scena verrà scelta alla fine e soprattutto come potrebbero essere montate le varie sequenze: fino a due ore prima della messa in onda è possibile cambiare la chiusura della Piovra. Due finali sono già confezionati, un terzo potrebbe essere creato al montaggio. Ma la leggenda dei tre finali non è una novità nella saga della Piovra: lo stratagemma, utilissimo per tenere il pubblico inchiodato davanti alla tv fino all'ultimo minuto dell'ultima puntata, era già stato utilizzato nella Piovra 4, quella in cui il commissario Cattani trovò la morte. Racconta Perelli: «Dopo giorni e giorni di discussioni fui raggiunto da una telefonata di un alto dirigente Rai poco prima delle 20, cioè a circa mezz'ora dalla messa in onda dell'ultima puntata: mi chiedeva, angosciatissimo, di evitare la morte di Cattani e di utlizzare il finale alternativo che chiudeva il film sull'immagine di Placido braccato dai criminali e pronto ad affrontarli. Fu una discussione molto animata, praticamente una litiga- ta, ma io decisi di tenere duro. Solo molto tempo dopo ho saputo che in quei giorni c'erano state varie riunioni notturne al ministero dell'Interno, alcuni personaggi preferivano che la Piovra avesse un finale diverso. Anche per la Piovra 5 sono state pensate due conclusioni: una prevedeva la morte del figlio di Licata, nell'altra, quella andata in onda, il ragazzo si salva. Abbiamo pensato che fosse giusto dare un senso di riscatto al racconto, evitando di caricarlo di un pessimismo troppo disperato, così poco gratificante per il pubblico». Risultato? Basta guardare le cifre: Sergio Silva, il padre della Piovra, capostruttura a Raiuno ai tempi della sua nascita, poi produttore alla Rcs e oggi produttore per conto proprio, ricorda che l'ultima puntata della Piovra 4 è stata seguita da 17 milioni di telespettatori e che la Piovra 5, per l'ultimo appuntamento, ha raccolto un'audience di 14 milioni e 416 mila persone. «La decisione finale viene presa tenendo conto degli esiti sul pubblico: non si guarda solo aH'Auditel, insomma, ma si cerca di capire il clima generale, le correnti di opinioni che si muovono intorno allo sceneggiato. Al limite anche un titolo di giornale può condizionare, all'ultimo minuto, la decisione per un finale o per l'altro». Naturalmente, per poter giocare con la suspense, è necessario mettere in piedi un meccanismo di controllo perfetto: per evitare spiacevoli incidenti (ai tempi di Cattani un settimanale provocò un putiferio pubblicando in anticipo le immagini della morte di Placido) i negativi delle fotografie dei finali della Piovra 8 sono stati messi sotto chiave, «in luogo sicuro» dichiara l'ufficio stampa del film tv. Il fotografo di scena, inoltre, non era presente nei momenti cruciali, risolutivi della storia, e le foto scattate sono fatte con attori messi in posa e non realmente recitanti. Ma la leggenda della Piovra si nutre anche di altri particolari: «Le ultime pagine del copione - dice Perelli - sono lasciate in bianco, segnate solo con alcuni numeri e la puntata finale non viene trasferita, come le altre, in ampex, cioè non viene riversata dalla pellicola al nastro utilizzato per la trasmissione in tv. Un film finisce in molte mani: per salvaguardare l'incertezza sulla conclusione bisogna prendere delle precauzioni». Gli unici a non essere sfiorati da questi problemi sono gli sceneggiatori, Stefano Rulli e Sandro Petraglia. Dice Rulli: «Noi scriviamo una storia che ha un inizio e una fine e che non si può cambiare all'ultimo minuto. Non so che cos'altro sia stato girato, ma per contratto la cosa non riguarda me». Gli fa eco Petraglia: «Sarebbe impossibile fare una storia con tre uscite: noi scriviamo un solo finale, ma se ne girano altri sono fatti loro. La questione è gestita dalla produzione del film, che è l'unica ad avere in mano le ultime venti pagine. Ci sembra una cosa un po' promozionale: non ci siamo mai voluti entrare». Fulvia Caprera Il regista Perelli rivela: «Alla quarta serie discutevamo ancora come concluderla quando, poco prima dell'ultima puntata, un dirigente m'implorò: salva Cattani» Una scena della «Piovra 6» e, a sinistra, Mezzogiorno, Girone, Millardet

Luoghi citati: Licata, Roma