Quando i cattolici dicevano «no»

Quando i cattolici dicevano «no» Torna un «classico» di Spadolini Quando i cattolici dicevano «no» Nella collana «Opere illustrate» Le Monnier ripresenta entro il mese uno dei «classici» della storiografia italiana contemporanea. L'opposizione cattolica - Da Porta Pia al '98 di Giovanni Spadolini. Saranno, con le aggiunte e le integrazioni, oltre settecento pagine di testo, accresciute da 920 tavole distribuite in due volumi: un record. Diamo in anteprima parte della prefazione. 1| I OPPOSIZIONE cattoliJ ca. Sono passati ormai quasi quarant'anni dalla I Pubblicazione del libro —UJhe porta questo titolo. Maggiij 1954: ricordo il vecchij stabilimento Vallecchi che sembrava un quadro di Rosai - dove fu presentata e festeggiata doperà nuova, con quella copertina evocatrice di un mondo lontano, Don Albertario ammanettato nel 1898 fra i regi carabinéri sullo sfondo delle dolci campigne di Filighera: opera che significava anche la rinascita della Tecchia e gloriosa collana storie.; vallecchiana, quella promossale animata da Ernesto Codignoi, un momento o un frammento della riscossa idealistica del Novecento. Il libro usciva ippaiato all'ultimo romanzo li uno scrittore fiorentino che veva impresso il suo segno nel i storia del costume prima anc ira che della letteratura italiana Bruno Cicognani, e si chiama a La nuora. Solo un uomo come Enrico Vallecc ii, estroso, bizzarro, con una pu ita di genialità, erede di un patimonio culturale contraddir orio ma che egli si sforzava vii via di purificare, poteva abbinai? un libro di storia a un libro dinarrativa, poteva riunire due gierazioni così diverse e anche così lontane, accomunate solo dal'amore per via Laura, la strada dove Cicognani viveva quasi ieco e dove il giovane profess>re incaricato presso la facoltà ii Scienze politiche «Cesare Al ieri» raggiungeva tutti i giorni i sua facoltà. Osp te d'onore, che consacrò quei d e libri e salutò L'opposizione a eolica - un titolo che gli era pei certi aspetti così congeniale - Giorgio La Pira. Mio vecchi» professore dell'ateneo fiorentno, amico di famiglia, carissii io a mia madre. La lira professore... Lo ricordo nell aule, sacrificate e scalcinate, ella vecchia facoltà di Giuris] rudenza in via Laura, alla fine de '44: studente com'ero al seconcp anno di legge. Un insegnanti! inconfondibile e irripetibile, come sarà l'animatore politico, il parlamentare, il sindaco di Fii)bnze. Conoscitore profondo del diritto romano, innamorato delk; sua disciplina, professore all'astica nella severità del pensiero e del giudizio, mai appannati da ombre di populismo demagogico (quelle che poi devasteianno l'università). Jn modo di esporre, singolarissimo. Solo in apparenza teatrale: molti gesti, una parola fatictta e sofferta, talvolta scabra e spezzata, un tentativo di rendete chiaro agli studenti ciò che era, intrinsecamente, difficilissimo, attraverso apologhi, paralleli, ivasioni, riferimenti al presentcjma senza perdere mai il filo di pn discorso, che conservava un suo straordinario rigore, una sua alcolata linearità. A^che, come esaminatore, non facile. Nessuno spirito inquisì orio ma nessun lassismo preg jdiziale. L'università cons rvava ancora un suo fondo sì xrdotale e questo monaco h co ci si muoveva benissimo. Era una facoltà di veri mae tri: Calamandrei, Calasso, 1 'Avack, Salvatore Romano, cattolico savonaroliano e prof tico godeva di un rispetto e di n ascendente nel versante laici, che non sarà mai attenua o dalle polemiche sulla sua estrosità od originalità. E cheHtornava, quel giorno, in viali dei Mill^. L'opposizione cattolica - Da Porta Pia al '98 nacque, fra la fine degli Anni Quaranta e i primi Anni Cinquanta, in una precisa prospettiva di visione o meglio di revisione della nostra storia post-risorgimentale. Il momento della contestazione, il momento della lotta allo Stato liberale, dopo tutti i trionfalismi di una storiografia apologetica. La ricerca dell'Italia del dissenso dopo quella del troppo facile e smaccato consenso. L'individuazione dei filoni di protesta e di negazione della soluzione borghese-liberale quale si era espressa nel sapiente compromesso diplomatico di Cavour: il filone del radicalismo laico non meno di quello dell'intransigenza cattolica. Le due opposizioni specularmente intese: la cattolica e la laica. Una storia, delle due opposizioni, che non a caso uscì a puntate, nella sua prima sommaria stesura, sulle colonne di un settimanale appena nato ma che era destinato ad esercitare un ruolo importante nel nostro dibattito civile e politico. Il Mondo di Mario Pannunzio. Fine 1950fine 1951. Prima i capitoli sui «radicali dell'Ottocento», la ra- diografia del Garibaldi oppositore compiacente; poi la ricerca, più tormentata, più scavata, sui «Repubblicani dopo l'Unità», i seguaci del filone mazziniano ortodosso e oltranzista, gli eredi del profeta che non piegheranno al giuramento regio, i continuatori di una protesta istituzionale che si arricchirà di un contenuto sociale in antitesi al socialismo marxista. E poi (settembre-ottobre 1951) i capitoli sulle «Origini dell'Azione cattolica». E' quest'Italia del 1992 paragonabile a quell'Italia del 19501954 che vide la nascita, i primi passi e poi la pubblicazione di questo libro. Democrazia cristiana e papato erano inscindibili, sia pure in modo del tutto diversi, nei pontificati di Pio XII, di Giovanni XXIII e di Paolo VI. Non si potevano giudicare le sorti dei vari governi a guida democristiana senza risalire alle influenze della Santa Sede, agli intrecci con il Vaticano, ai contrasti o alle confluenze con la curia romana. Tutto questo capitolo era destinato a finire con papa Giovanni Paolo IL Estraneo com'era a tutta la storia della de italiana e, diciamolo pure, a tutta la storia italiana; incapace di distinguere fra il capo di una corrente e il capo di un'altra corrente, portato a inseguire il suo sogno di grande restaurazione dottrinale di segno universale - con qualche accento perfino medievalista e controriformista - ma al di fuori di ogni calcolo politico, di ogni convenienza tattica, di ogni utilizzazione strumentale o contingente. Né il pontificato di papa Giovanni Paolo II è passato senza lasciare una traccia profonda nell'anima e nella composizione di quel laicato cattolico che pure rimane parte importante per il retroterra di un partito militante di cattolici. Sono nati, sotto la benedizione di papa Wojtyla, movimenti e organizzazioni del laicato cattolico o della gioventù cattolica che non hanno niente in comune con quelli che hanno caratterizzato l'Italia degasperiana e post-degasperiana, non riducibili alla dimensione partito. E' tutto un fermento che ha creato spesso momenti di contrasto fra il laicato cattolico, o larga parte di esso, e l'elettorato della de, una volta portato a identificarsi con lo stesso laicato cattolico tout court. E sono nati incontri e poi anche armistizi e poi tregue e poi di nuovo alleanze. Ma con una distinzione sempre più netta del papato dall'Italia, con un approfondimento e allargamento di quel Tevere che qualcuno tendeva a restringere. «De senza papa» scrissi verso la fine degli Anni Settanta, in un articolo sulla Stampa, quando appena si intuivano i primi lineamenti del nuovo e rivoluzionario pontificato di papa Giovanni Paolo II. «De senza papa» in un'Italia in cui l'opposizione cattolica protagonista di questa ricerca era stata sostanzialmente guidata e capeggiata dal papa in persona. Poco più di cento anni: una grande metamorfosi nella storia della Chiesa. Impossibile fare previsioni. Nella storia - diceva Salvemini - prevale sempre l'imprevedibile. E se nel 1950-54 sarebbe stato impossibile prevedere una svolta del mondo cattolico così radicale, almeno nel rapporto fra papato e Italia, oggi è impossibile prevedere come il futuro del partito democratico cristiano, partito di governo e di maggioranza da mezzo secolo, reduce da mille prove e con indizi non pochi di logoramento, possa conciliarsi con quella lontana eredità. Il vecchio retaggio dell'opposizione cattolica era stato filtrato e in qualche misura superato dall'esperienza decisiva dell'incontro fra cattolicesimo e democrazia e fra Chiesa e democrazia che si colloca nei brevi ma lampeggianti anni di papa Benedetto XV, fra 1914 e 1922, proprio l'età della stagione sturziana e popolare. Forse Sturzo in prospettiva può apparire più attuale di De Gasperi: se il mondo cattolico tende ad accentuare le sue tensioni universalistiche e a staccarsi dai dati di una concezione «maggioritaria» del potere un po' fine a se stesso, per guardare alle più larghe prospettive dell'intera cattolicità in senso ecumenico e supernazionale. Oggi che il fideismo comunista è entrato in una crisi irreversibile e senza ritorno. Con la conseguente liberazione di tante forze. Sono solo interrogativi di chi, avendo esplorato a fondo la storia del cattolicesimo italiano, nel suo nesso costante coi grandi filoni laici, sa di avere studiato per tanta parte la storia d'Italia. Giovanni Spadolini Giorgio La Pira

Luoghi citati: Filighera, Italia