Toscanini era geloso di Luciana Frassati

Toscanini era geloso Toscanini era geloso Luciana Frassati: l'amicizia si ruppe così |1 AMARA sorpresa della ™ nuova polemica su Furtwàngler suscita in me rii flessioni e ricordi, che U possono contribuire a far luce su alcuni episodi. Un'immagine che disturba anche noi, a prima vista, è quella di Furtwàngler con la mano tesa a Hitler. Il «fattaccio» avvenne quando l'atroce dittatore, colpito dal mancato saluto nazista da parte del Maestro nel giungere al podio, per evitare un secondo affronto al momento del congedo, volle egli stesso accorrere a stringergli la mano. Mai si sarebbe piegato Furtwàngler a un «Heu Hitler» e gli orchestrali lo sapevano; subito dopo si complimentarono per l'omessa complicità. E si era nell'aprile del 1934, l'anno in cui il Maestro declinò 'la direzione della Filarmonica di Berlino per difendere l'opera di Paul Hindemith! Quanto alTinvito di Toscanini, dimissionario nel '36 dalla Philharmonic Symphony Orchestra di Londra, si dice che Furtwàngler «messo alle strette da Goebbels» non abbia accettato l'incarico. E' vero invece, a quanto mi disse la moglie Elisabetta, che l'allettante proposta capitò nelle mani di Goring che rispose: «Furtwàngler è già impegnato qui». Egli, invece, stava dirigendo in Egitto. Solo quattordici giorni dopo, quando la risposta di Goring aveva già chiuso la questione, il Maestro potè inviare a Toscanini un telegramma di ringraziamento. Gli ottimi rapporti di Furtwàngler con il nostro Maestro emergono anche da questa lettera. Potsdam, 23 marzo '37: «Sto leggendo che Toscanini compirà 70 anni... Se conoscessi il suo attuale domicilio gli manderei un telegramma». Nell'aprile Toscanini raggiunse Vienna per sentire il Flauto Magico diretto da Bruno Walter... Una di quelle sere passeggiando nei viali di Vienna, versole dieci, dissi a Toscani¬ ni che avendo promesso a Furtwàngler di telefonargli, dovevo tornare a casa. Il Maestro - nottambulo per elezione - mi propose di accompagnarlo al suo «Imperiale», di lì avremmo chiamato Potsdam. Così avvenne e, in mia presenza, dopo il colloquio, egli pronunciò parole schiette di riguardo per il collega tedesco. Questa cordialità tra i due Maestri risulta anche dalla lettera inviatami da Furtwàngler 1' 11 giugno '37: «Cara, cara amica... ho fatto un lungo viaggio... sino a Londra. Ho colto l'occasione per visitare Toscanini il quale stava dirigendo sei concerti. Fui molto lieto di trovarlo così giovanile e agile. Abbiamo parlato di lei. Purtroppo non ho potuto assistere ai suoi concerti in quanto si svolgevano nella stessa serata dei miei...». Mi chiedo: che cosa indusse Toscanini, a poche settimane da quell'incontro, a porre a Salzburg il veto alla direzione di Furtwàngler? Secondo me un improvviso attacco di gelosia (e chi conobbe Toscanini sa che ne andava soggetto) impedì alla Nona di Beethoven di echeggiare nella città di Mozart. Invano il ministro dell'Istruzione Pertner, sapendo quanto io fossi legata a entrambi i Maestri, mi pregò di interporre i miei buoni uffici per evitare una dolorosa rottura. Toscanini fu inesorabile e a Furtwàngler disse: «Non si può dirigere dove regna la dittatura e non v'è libertà»; al che Furtwàngler rispose: «Là dove risuona la musica di Beethoven c'è sempre libertà». Forse avevano ragione entrambi; è certo però che quanto Furtwàngler fece per la musica non si può in nessun modo confondere con un appoggio all'hitlerismo. Da Weissel am Tegernsee così il 28 agosto mi scriveva amareggiato e anche scandalizzato del veto di Toscanini: «Cara venerata amica... né Toscanini, né il suo ambiente - al quale penso che ella appartenga fino ad un certo punto - hanno una minima idea del mio volere e del mio essere, sia come artista, sia come uomo. Non ho rancori verso Toscanini. Lui rimanga com'è. Ciononostante, il suo atteggiamento verso di me è fondamentalmente errato e anche talmente disorientante che ne debbo rimanere estraneo. Non intendo scendere così in basso da dover ancora lottare con le sue stesse armi, oltre che con quelle del suo entourage*. Detto fra noi, vorrei pregarla di evitare l'argomento Toscanini e tutto quanto a lui connesso: anzi è meglio lasciare in disparte ogni discorso che si colleghi alla musica...». L'incredibile gelosia di Toscanini pur non indenne d'errori «politici», che non voglio elencare per l'ammirazione e l'affetto con i quali lo seguivo, s'innestava in una meschina lotta verso il grande collega, il quale mi scriveva qualche giorno dopo evidentemente irritato: «In quanto alla faccenda Toscanini, ancora questo: sono spiacente della pubblica diffusione alla quale assolutamente non partecipo. Ma dato che è avvenuta, sono costretto a tirarne le conseguenze». Quanto all'accusa che il biografo di Toscanini, Harvey Sachs, fa a Furtwàngler di essere nel '38 «corso a Salzburg con una velocità straordinaria» facendo pensare al lettore che il Maestro avesse sostenuto «il fatale abbraccio tra la Germania e l'Austria», una sua lettera del 24 agosto '38 da Salisburgo - quasi un anno dopo la proibizione di dirigere la Nona - prova proprio il contrario, tanto emergono limpidi e univoci i sentimenti di smarrimento: «Cara, venerata amica... E' triste che lei non possa venir qui. Ma tutto - questa volta - è così diverso che non appena finito me ne andrò subito via. Non intendo dirigere a settembre; rimarrò in campagna per lavorare per conto mio.... Con amicizia, venerazione e amore, suo W. Furtwàngler». «Tutto è così diverso», afferma il Maestro, e non certo in senso positivo. Ritengo che le lettere di Furtwàngler evidenziano la sua grandezza d'animo. Nella lunga e prestigiosa vita può aver tralasciato molte occasioni per manifestare il proprio distacco dalla rozzezza e dalla crudeltà del nazismo. Ma ciò non basta per attribuirgli connivenze. Era un musicista, e servì la musica con infinito ardore e assoluta dedizione. Accusarlo di opportunismo è un sopruso e uno stravolgimento della verità. Sono sicura che Toscanini sottoscriverebbe i miei giudizi. Luciana Frassati Gawronska