«Morte a Clinton, amico dei gay»

«Morte a Clinton, amico dei gay» Un colonnello racconta la rabbia dei militari che non vogliono gli omosessuali «Morte a Clinton, amico dei gay» Nelle caserme minacce al nuovo Presidente NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Tu apri le caserme agli omosessuali e noi ti ammazziamo. L'idea di punire con la pena di morte il nuovo Presidente degli Stati Uniti se dovesse davvero mettere in pratica il suo proposito di togliere il divieto agli omosessuali di far parte delle forze armate sta circolando fra gli ufficiali americani, almeno stando alla testimonianza di David Hackworth, un colonnello a riposo che non ha abbandonato il mondo militare e continua e raccontarne le vicende come pubblicista. Intervistato dalla «Voice of America», l'emittente radiofonica per l'estero, ha detto di aver sentito diversi ufficiali affermare che se Clinton si azzarderà a mettere piede nelle loro caserme «non ne uscirà vivo». Il colonnello diceva di non prendere molto sul serio quelle affermazioni. Le stava riferendo, sosteneva, solo per dare un'idea del clima che si sta creando, fra i militari americani, in seguito alla promessa che Clinton ha fatto di porre fine al bando degli omosessuali nelle forze armate. «Nei miei 50 anni di servizio militare o di attività relativa ai militari ha detto - non ho mai constatato una tensione maggiore di quella attuale. Perfino durante il Vietnam era meno alta». Ma sebbene portate solo come esempio del clima che Hackworth stava descrivendo, le parole di quegli ufficiali sono state prese molto sul serio da altri. In primo luogo dalle associazioni degli omosessuali. Minacciare di morte il Presidente è un reato, e loro vogliono che i colpevoli vengano puniti. Reali o no che siano i propositi di «non lasciare uscire vivo» Clinton dalle caserme, è bene che il clima in cui quei propositi si sono sviluppati venga stroncato. Così, lo Human Rights Campaign Fund ha scritto una lettera al segretario alla Difesa, Dick Cheney, per chiedergli di «intraprendere un'azione immediata». Il Pentagono, dice la lettera, «deve fare in modo che tutti i nostri soldati ricordino che agli ordini del Presidente si deve obbedire e che le minacce di colpire un Presidente per una differenza di idee con lui non possono essere accettate». Il problema insomma, più che salvaguardare la vita di Clinton, è quello di non consentire ai militari di continuare a «coltivare» la loro mentalità, specialmente se si scontra con il concetto base della vita militare: quello dell'obbedienza. La prima cosa che viene richiesta è quindi che il colonnello riferisca i nomi degli ufficiali che hanno pronunciato quelle frasi minacciose, in modo che venga¬ no giudicati. Ma lui tace. Ha detto solo di aver sentito le frasi in una caserma del Sud, durante una recente visita, ma di quale caserma si tratti non ha voluto dirlo. E qui, in molti, ha cominciato a farsi strada un sospetto. Non faranno, queste sparate del vecchio colonnello, parte della schermaglia per impedire che Clinton, quando diventerà Presidente, il 20 gennaio, metta davvero in atto la sua idea di togliere il bando agli omosessuali? Si sa che contro l'iniziativa sono schierati gli alti vertici militari, compreso lo stesso capo di Stato Maggiore Colin Powell, e si sa che il Presidente eletto ha già fatto una «correzione di tiro», dicendo che comunque su quell'idea intende «consultarsi» con i signori del Pentagono. Se nel momento in cui quei signori verranno chiamati a consulto saranno in grado di presentargli tutta una serie di apocalittici rapporti sulla tensione regnante nelle caserme, è da supporre che il nuovo Presidente si mostri alquanto «sensibile» alle loro argomentazioni. Se è vero quello che si dice, e cioè che caratterialmente Clinton sarebbe portato a dare ragione all'ultima persona con cui parla, le speranze di fargli fare marcia indietro non sono campate in aria. Per le associazioni degli omosessuali, dunque, la risposta doveva essere immediata, se non altro per «bilanciare» questa azione. Ma dal loro punto di vista c'è anche un altro problema. Se si consente al sentimento anti-gay di crescere nelle caserme, nel momento in cui Clinton dovesse davvero togliere il bando e gli omosessuali cominciassero ad affluire nei ranghi militari, la situazione che verrebbe a crearsi sarebbe per loro insostenibile e pericolosa. Le minacce riportate dal colonnello Hackworth, quindi, dal loro punto di vista devono essere un'occasione per incidere sulla disciplina dei soldati, ma anche sulla loro «cultura». Franco Paniarelli

Luoghi citati: New York, Stati Uniti, Vietnam