Silvana piange al processo
Silvana piange al processo La Dall'Orto accusata, con i rapitori, di estorsione al parente Silvana piange al processo «Mai voluto uccidere mio cognato» REGGIO EMILIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Più volte vittima: non solo dei banditi che l'hanno tenuta in pugno per sei mesi, ma anche degli Zannoni (la famiglia del marito), per i quali ha pagato e sta pagando e degli inquirenti, che nei suoi riguardi non avrebbero dimostrato alcuna pietà. Con queste tinte Silvana Dall'Orto, forse la più famosa sequestrata d'Italia, ha dipinto ieri la sua odissea davanti ai giudici del tribunale di Reggio, ai quali deve rispondere, col fratello Artemio, di aver collaborato al progetto estorsivo dei rapitori che, una volta liberata la donna, pretendevano dal cognato Oscar Zannoni, magnate dell'industria ceramica, il pagamento di un miliardo in aggiunta ai quattro sborsati dal marito Giuseppe. Per dimostrare che facevano sul serio, i banditi inviarono a casa di Oscar un pacco-bomba confezionato con 850 grammi di dinamite, che fu disinnescato dagli artificieri quando già il «regalino» era stato recapitato. «La persona che volevano rapire - ha rivelato ieri Silvana Dall'Orto - era Oscar, me lo hanno confidato durante la prigionia. Avevano anche tentato il sequestro, fallito per un soffio. E' un vero paradosso che ora io possa essere ritenuta la carnefice di mio cognato, mentre sono stata rapita al posto suo». L'imputata, come sempre elegantissima, non ha retto all'emozione. Durante l'interrogatorio del fratello, mentre Artemio Dall'Orto illustrava ai giudici la spietatezza dei sequestratori, Silvana è scoppiata in lacrime sussurrando al suo legale, l'avvocato Romano Corsi: «Sto male: se non salto per aria oggi è soltanto perché la verità deve venire fuo- ri». Il fratello ha negato gli addebiti. Riguardo alle telefonate intercorse coi banditi dopo la liberazione di Silvana, ha detto di aver sempre agito in stato di grande paura: «Volevo che la smettessero di minacciarmi, ma temevo pensassero che li volevo tradire. Una volta dissi loro che avrebbero fatto bene a fare uno scherzetto ad Oscar soltanto I perché ritenevo che avessero in mente un'azione dimostrativa». «Mio fratello non mi parlò mai di scherzi minacciati dai banditi gli ha fatto eco più tardi l'ex sequestrata -, Come si fa a supporre che io fossi a conoscenza dell'idea del pacco-bomba? Nella stessa via dove abita mio cognato, proprio di fronte alla villa degù Zannoni, abita un amico di mia figlia che lei all'epoca frequentava spesso. Se davvero avessi sa¬ puto che i banditi volevano mettere una bomba e non l'avessi detto a mia figlia sarei proprio una bestia». Poi è esploso il rancore verso gli inquirenti che, in occasione dell'arresto per i fatti dei quali la Dall'Orto sta ora rispondendo ai giudici, «mi hanno preso e sbattuto contro un muro. Un po' di umanità... Sembravo il bandito Giuliano. Sono anni che ho dentro queste cose...». Quando il presidente De Biase ha invitato la protagonista di questa infinita Dynasty padana a parlare rivolta ai giudici e al pm Ruggieri, la Dall'Orto si è giustificata: «Non voglio parlare verso il pubblico ministero perché qualsiasi cosa io dica ho paura che venga utilizzata contro di me. Mi ha persino messo in condizione di dire una bugia». Il riferimento è ad una strana sigla, M.M., che la Dall'Orto, durante un interrogatorio spacciò per le iniziali di martedì e mercoledì. Di quella sigla, seguita da una data di nascita (15/4/58) e dall'indicazione di una località del Nuorese, Ovodda, Silvana Dall'Orto era venuta a conoscenza casualmente durante la prigionia. «Il capo mi aveva intimato, durante la visita con interrogatorio che mi fece due giorni prima di liberarmi, di non riferire mai queste cose a nessuno, altrimenti avrebbe fatto saltare la testa a me e alle mie figlie». La Dall'Orto, invece, parlò del messaggio cifrato col fratello Artemio, incitandolo a riferirlo ai banditi. E il messaggio fu detto ai malviventi: i due fratelli speravano così di bloccare le minacce, volte ad ottonere la seconda tronche del riscatto, a spese delle tasche di Oscar Zannoni. Il processo riprenderà il 18 gennaio. Bruno Cancellieri Silvana Dall'Orto in lacrime durante l'udienza di ieri
Luoghi citati: Italia, Ovodda, Reggio, Reggio Emilia
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