Rimini, l'arsenale di Cosa nostra

Rimini, l'arsenale di Cosa nostra Bombe e tritolo venuti da Est Rimini, l'arsenale di Cosa nostra RIMINI. L'arsenale era nascosto sotto balle di fieno. In un pagliaio ai confini di un bosco dell'Appennino romagnolo a Torriana, pochi chilometri da Rimini. Dentro c'era tanto materiale da poter «organizzare» una guerriglia. A cominciare da un lanciarazzi pronto a far fuoco. Ma anche 33 razzi controcarro, fucili d'assalto, mitragliatori e pistole. E ancora pallottole di ogni tipOi bombe a mano e anche otto pani di esplosivo al plastico, tritolo e T4. Quest'ultimo è l'esplosivo utilizzato per la strage di Capaci, dove hanno perso la vita il giudice Falcone, la moglie e gli uomini della scorta. Materiale da guerra. Ma non destinato ai campi di battaglia della vicina Bosnia. Tutt'altro. Quell'arsenale ha fatto il viaggio inverso: dall'Est europeo fino alla Romagna. Poi doveva essere smerciato al Sud, alla 'ndrangheta probabilmente. Oppure alla mafia. Il deposito scoperto sotto la paglia dai carabinieri della compagnia di Rimini costituiva il «patrimonio» di una banda di trafficanti d'armi internazionali: una partita di ordigni bellici provenienti dalla Russia in particolare ma anche da Germania Est ed ex-Jugoslavia. L'arsenale è probabilmente passato, utilizzando intermediari slavi, per la Turchia prima e per la Macedonia poi; fino ad approdare, in nave, in Puglia. Infine il tutto è stato smistato verso rifugi protetti, lontani anche migliaia di chilometri dal destinatario finale. In particolare l'attenzione degli inquirenti è incentrata su un lanciarazzi controcarro di fabbricazione russa, con il razzo innescato e sugli otto pani di esplosivo al plastico, tritolo e T4. Il lanciarazzi infatti era pronto a far fuoco. Il sistema di bloccaggio utilizzato, con nastro adesivo avvolto sul tappo, sulla bocca di fuoco e sulla cinghia, è lo stesso che è stato ritrovato su armi identiche sequestrate qualche giorno fa a Beipasso (Catania), in un covo mafioso. «La mano che ha preparato le armi - ha dichiarato il capitano dei carabinieri di Rimini Francesco Bonfiglio - è la stessa: l'arma ha una capacità di fuoco devastante, è in grado di perforare una parete di acciaio di mezzo metro di spessore». Altrettanto interesse gli inquirenti hanno dimostrato per l'esplosivo. Va infatti ricordato che proprio in Romagna qualche mese addietro è stata sgominata un'organizzazione internazionale dedita al traffico di armi ed esplosivo, che secondo gli inquirenti avrebbe addirittura fornito alla mafia parte dell'esplosivo utilizzato per uccidere Falcone. Per i carabinieri, che stanno indagando su 5-6 persone della zona, non ci sono legami diretti tra le due organizzazioni. Mentre le armi di Torriana sarebbero collegate ad un traffico di cocaina sgominato a Roma (con cinque arresti di personaggi legati alla malavita calabrese) nei giorni scorsi dai carabinieri. Luigi Luminati Carabinieri mostrano l'arsenale sequestrato nel Riminese che proveniva dall'Est europeo destinato alle cosche

Persone citate: Falcone, Francesco Bonfiglio