Valigetta atomica addio di Franco Pantarelli
Valigetta atomica addio Voci a Washington: Clinton, il pacifista, vuole rinunciarvi Valigetta atomica addio La ventiquattrore con i codici segreti dei missili segue sempre il Presidente Scoppia subito la polemica: oragli arnericani potrebbero sentirs\indifesi NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Se la voce che circola a Washington è vera, sta per scomparire uno degli oggetti di maggiore culto della mitologia moderna: la famosa valigetta di cui il Presidente degli Usa può servirsi per scatenare in qualsiasi momento la guerra nucleare. In questi tempi di post-Guerra Fredda molti si erano dimenticati di quel dispositivo sofisticatissimo, e pochi si erano chiesti se fosse destinato a sopravvivere. Ma l'altro giorno Lee Aspin, presidente della commissione Forze Armate della Camera, ha confermato che nel '93 il Congresso affronterà la questione, e a questo punto la discussione è aperta sulla necessità che anche il nuovo presidente Bill Clinton sia sempre seguito da un militare con la valigetta al polso, stando attento a non trovarsi mai a più di sei metri di distanza, come fu stabilito all'epoca di Eisenhower. Dal punto di vista strategico, dicono alcuni di quelli che partecipano alla discussione, la necessità della valigetta è scomparsa, perché è scomparso «lo stato di allerta permanente» implicito nella Guerra Fredda. Pur non escludendo in via di principio la possibilità di un conflitto nucleare, infatti, si riconosce che esso sarebbe comunque preceduto da un progressivo peggioramento dei rapporti con le altre potenze atomiche, e quindi ci sarebbe il tempo di organizzare le cose per mettere il Presidente in grado di dare il «via». Ma contro questa ipotesi vengono sollevate obiezioni, per così dire, politico-psicologiche. Non potrebbe comportare, la rinuncia alla valigetta, un aumento della paura nel pubblico americano, con il rischio che Clinton finisca per essere dipinto come uno che non si cura abbastanza della sicurezza dei cittadini? La discussione è aperta, e il suo sviluppo si avrà solo nel prossimo anno. Per il passaggio dei poteri che avverrà il 20 gennaio, quindi, non si prevedono novità procedurali. Come è sempre avvenuto finora, pochi giorni prima della cerimonia di giuramento di Clinton gli uomini di Bush si riuniranno con quelli del nuovo Presidente, spiegheranno loro il funzionamento dei bottoni che la valigetta contiene e li aiuteranno a memorizzare i codici senza i quali quei bottoni non possono funzionare. Negli anni passati si è detto che il vero momento del passaggio dei poteri non è quello in cui il nuovo Presidente giura fedeltà alla Costituzione, ma quello in cui entra in possesso della valigetta, che ne fa l'uomo più potente del mondo, capace di decretare la morte di milioni di esseri umani semplicemente spingendo qualche bottone. L'idea è impressionante, ma non abbastanza da frenare la voglia di scherzare. Nel 1977, quando Jimmy Carter subentrò a Gerald Ford, l'uomo incaricato di spiegare il funzionamento della valigetta era Brent Scowcroft, la cui carriera poi lo avrebbe portato a consigliare Bush passo passo durante la Guerra del Golfo. Scowcroft aprì la valigetta e vi trovò una lattina di birra e un preservativo. Non si divertì molto, e ancora meno si divertì quando, visto che Carter aveva difficoltà a «impadronirsi» di tutti i codici, si dovette elaborare una procedura di attivazione delle testate nucleari «più semplice», che voleva dire anche «più pericolosa». Ma sarebbe stato improprio, per Scowcroft, protestare. Poco tempo prima, lui e il suo capo Ford ne avevano fatta una molto più grossa. Durante il vertice di Parigi del 1975, si scoprì che la valigetta era sparita. Terrorizzati, gli uomini dello staff Usa rovistarono dappertutto, poi si resero conto di averla dimenticata nell'aereo presidenziale. Franco Pantarelli Clinton suona il sassofono (foto apj
Luoghi citati: New York, Parigi, Usa, Washington
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