La Uil attacca i giudici di «Mani pulite» di Susanna Marzolla

La Uil attacca i giudici di «Mani pulite» La sede lombarda scrive al giudice Borrelli: ingiusta la carcerazione del psi Zaffra La Uil attacca i giudici di «Mani pulite» E il radicale Rippa promuove un comitato perLigresti «Non si può tenerlo agli arresti perfarlo confessare» MILANO. L'inizio è indubbiamente gentile: «Egregio signor procuratore, l'inchiesta Mani pulite si è sviluppata in un contesto ambientale favorevole all'azione della magistratura milanese che ha potuto godere di un appoggio sincero di gran parte dell'opinione pubblica, in particolare del mondo del lavoro e delle organizzazioni sindacali...». Quando ha cominciato a leggere la «lettera aperta» inviatagli dalla Uil lombarda, Francesco Saverio Borrelli, procuratore capo a Milano, probabilmente non si aspettava che dopo le prime frasi, ricche di apprezzamenti, sarebbero piovute le critiche. Le quali costituiscono invece proprio il nocciolo della lettera che così si conclude: «Negare la scarcerazione a Zaffra significherebbe soprattutto offendere la dignità di un uomo a cui, sorge il dubbio, si imputa di non dire ciò che gli inquirenti vorrebbero sentirsi dire». E' per Loris Zaffra, già capogruppo del psi al Comune di Milano nonché per molti anni dirigente della Uil, che i sindacalisti si sono mobilitati. La sua è una vicenda complessa: dopo un primo arresto e una prima ammissione di responsabilità (tangente di 50 milioni per l'ospedale Pini), si è visto arrivare due nuovi mandati di cattura, poi annullati e poi ancora riconfermati, e infine un quarto mandato che lo tiene tuttora a San Vittore. E' su questi ultimi mandati che si accentrano le critiche: «Il nostro timore - si legge nella lettera - è che Zaffra sia tenuto in carcere sulla base del fatto che, essendo stato segretario regionale del psi, ne conseguirebbe che egli ha ricevuto o comunque sarebbe a conoscenza di tutte le tangenti pagate al psi nello stesso periodo». E in questo senso «balza all'occhio l'assoluta disparità di trattamento rispetto ad altri politici». Poi le critiche si fanno più pressanti: «La detenzione di Zaffra rischia ormai di assumere il significato di una forma di pressione, inaccettabile in uno stato di diritto, volta al fine di ottenere una confessione proprio in virtù del fatto che non esistono le prove certe. Se ciò fosse, continuare si questa strada vorrebbe dire fare della detenzione un uso intimidatorio, principio inaccettabile e fatto gravissimo sia sotto il profilo costituzionale che per il danno che ne deriverebbe alla credibilità dell'indagine». In calce alla lettera sette firme, l'intera segreteria lombarda della Uil, a cominciare da Walter Galbusera, segretario regionale, e Amedeo Giuliani, segretario milanese. E da ieri anche l'appoggio, seppure «a ti¬ tolo strettamente personale» di Pietro Larizza, il segretario nazionale della Uil che dice di «condividere il senso e i contenuti della lettera». Dagli altri sindacati, per ora, un rispettoso silenzio sull'iniziativa. «Non ne conosco i termini - dice Carlo Lesca, vicesegretario della Camera del Lavoro di Milano - ma credo che la Uil faccia bene a prendere posizione per Zaffra». Era stato Lesca, socialista, a introdurre l'assemblea pubblica organizzata dalla Cgil sul problema delle tangenti. Era il 7 maggio e c'era molto entusiamo per il lavoro dei magistrati: è cambiato qualcosa? Risposta: «Noi conti¬ nuiamo ad esprimere appoggio alla magistratura, anche se sulla gestione di alcune vicende specifiche possono esserci perplessità». Tra queste «vicende» c'è appunto quella di Zaffra. Ma non è la sola che fa discutere. Se la Uil si batte per il suo ex dirigente, da Roma arriva la notizia che il Movimento federativo radicale ha deciso di formare un «comitato per la liberazione di Salvatore Ligresti». «Noi non lo conosciamo - spiega Giuseppe Rippa, segretario del movimento - e d'altro canto siamo contenti che la magistratura si sia finalmente decisa ad agire contro le tangenti, ma giudi¬ chiamo pericolosissimo quello che sta accadendo: non si può accettare che si utilizzi la carcerazione come strumento per ottenere confessioni e che solo chi ha da confessare quello che serve ai giudici venga rimesso in libertà». Il «comitato pro-Ligresti» è ora «in attesa di adesioni»: arriveranno? Indro Montanelli, a questo proposito, aveva accusato «certi ipergarantisti a corrente alternata» che sul trattamento riservato a Ligresti non avevano espresso alcuna critica. Ma il «re del mattone» può diventare una bandiera del diritto? Susanna Marzolla

Luoghi citati: Comune Di Milano, Milano, Roma