L'inferno di Platì, un voto disperato di Cesare Martinetti

L'inferno di Platì, un voto disperato Calabria: nel paese dei sequestri municipio abbandonato, luce a singhiozzo, e la tv dà il tg libico L'inferno di Platì, un voto disperato Tre liste, ma qualcuno viene da fuori TPLATT IRA un gran vento, questa mattina a Piatì, il vento di «sopra», aria d'Aspromonte che gela il cuore e le prime giornate di una campagna elettorale invisibile. Incontriamo il dottor Francesco Mittica mentre raccoglie la legna per il camino della sua casa grande e bella, la prima del paese, piena di mobili antichi e odore di caffè. Ecco il cuore dell'Italia che non c'è, il «quadrivio della latitanza dello Stato», come dice Mittica, ma anche quello dei grandi latitanti calabresi, nel territorio del Comune dove è stato rilasciato il più alto numero di sequestrati d'Italia. Per due anni non si è riuscito a votare per mancanza di candidati; da due anni non c'è amministrazione comunale e ora i fili elettrici pendono come gigantesche ragnatele lungo le pareti bianche del piccolo municipio; il commissario prefettizio si è visto poche volte. Tutto chiuso, abbandonato, silenzioso. Posti di blocco della polizia sulla strada che sale da Bovalino. Nessun manifesto elettorale, nessun comizio, nessun appuntamento. Una sola scritta davanti al Comune: abbasso il sindaco. Eppure si vota anche qui, il 13 dicembre, come a Varese e come a Reggio Calabria. Tre liste: i missini (gli unici che si presentarono anche nelle altre elezioni annullate), «Rinnovamento per Piatì», la lista civica che ha il dottor Mittica capolista ed è vicino alla Chiesa, e «Solidarietà per Piatì», che mette insieme tutti, escluse la de e Rifondazione, compresi gli ambientalisti di Cronos 91. E' il voto della disperazione, come dice Mittica con la faccia triste: «Proveremo ad amministrare per due,mesi, se non ce la facciamo, riconsegniamo le chiavi del .municipio e chiuso». Lui era vicesindaco, due anni fa, quando ci fu la «sommossa delle tasse»: tutto il paese si rifiutò di pagare gli arretrati della raccolta rifiuti. Che si può fare, ora, dottore? «Qui siamo abituati al tutto gratis, lo Stato ci ha diseducati, si vive di sussidi distribuiti in maniera clientelare, non c'è niente, manca il cimitero, la scuola media è ospitata in una casa privata senza riscaldamento, la luce elettrica salta decine di volte al giorno, c'è bisogno di tutto, neanche la televisione si riesce a vedere». Alle 8 di sera, durante il Tgl, come per miracolo o per sabotaggio, scompaiono le immagini della tivù italiana e compaiono quelle della tivù libica. La moglie del medico si chiama Emilia Paglia ed è di Modena dove Mittica ha fatto l'università. Qui è preside della scuo- la media. Dell'Emilia conserva l'accento e la franchezza: «Sona arrivata a Piatì 16 anni fa, non sapevo neanche che esistesse, per me era Africa e infatti siamo lì. A scuola si fa una fatica enorme, i disagi sono grandissimi, ci scaldiamo con i bracieri, i vetri sono sempre rotti: appena li cambiano, la sera vengono presi a sassate. Si fa fatica a spiegare che lo Stato ci ha dato il vetro e che non bisogna romperlo». Continua la professoressa; «E' molto difficile, ma anche molto bello per un insegnante che ama il suo lavoro, riuscire a comunicare con i ragazzi. Hanno bisogno di tutto. Arrivano alla media che non sanno leggere e scrivere, sono dislessici, indifferenti a tutto. Non è vero che sognano di fare i criminali: i figli si vergognano dei padri, i padri, quando vivono di malavita, si vergognano dei figli. Rispetto a 16 anni fa, i ragazzi, sono un po' megbo, non più selvaggi come prima». Ha detto selvaggi? «Sì, selvaggi. Il vero bisogno di Piatì è un gruppo di missionari che si occupi dei ragazzi, non per catechizzarli, ma soltanto per dargli qualcosa da fare, un'opportunità, qui non c'è nemmeno l'oratorio. Qui c'è il niente che incombe». ' Uri sólo bar, qualche automobile da giorno di festa con la radio a tutto volume, poche donne, molti bambini che saltellano tra una buca e'Paltra di strade che sembrano bombardate. Dove sono i 3500 abitanti di Piatì? Mistero. Non in chiesa, dove padre Ambrogio, bergamasco, catapultato qui dal vescovo di Locri in aiuto all'anziano parroco, non nasconde le sue difficoltà di prete: «Qui pregano in greco, per ore e ore, i vecchi; i ragazzi contemplano i luccichii americani della pubblicità, delle tivù. La loro "comunione" c'è, la nostra no. Cristo si è fermato ben prima di Eboli». La chiesa da queste parti condivide cultura e nomenclatura delle famiglie più influenti: nessuno ha mai pensato ad aprire un oratorio. Si fa la festa di San Rocco e della Madonna di Loreto; alla domenica mattina si distribuisce Famiglia Cristiana. L'unica attività sociale è il laboratorio di cucito per le ragazze tenuto dalle suore. Stop. Dove sono gli altri? In una casa privata, all'ora di pranzo (capretto selvatico arrosto e melanzane alla parmigiana), troviamo Silvano Vinceti da Reggio Emilia, capolista di «Solidarietà», presidente nazionale di Cronos 91. Ha il fisico e lo sguardo di un Don Chisciotte; un anno fa, insieme con molti altri, propose la sua autocandidatura per venire ad amministrare Piatì dove non si trovava nessuno pronto a candidarsi. Adesso è qui, dice che se c'è bi- sogno cambierà lui le lampadine rotte a sassate dei lampioni pubblici, annuncia che chiederà la residenza, proclama che in «questo paese bisogna riaccendere la luce, non solo quella elettrica, ma anche quella della democrazia e della speranza. Basta con il moralismo, non mi sento di condannare chi da queste parti fa scelte eli illegalità: il primo responsabile è la società civile che ha abbandonato Piatì». Intorno al capretto preelettorale c'è anche Michele Strangio, della stessa lista, socialista, 40 anni, studi di legge a Roma, ora mulinaio a Piatì, che litiga con Vinceti sulle lampadine da cambiare: «L'Enel lo deve fare, non tu». E aggiunge con ira e tono profetico: «Attenti, altro che 'ndrangheta, qui c'è il rischio di un terrorismo sociale. Ci sono duemila analfabeti, 1500 prendono il sussidio (5-6 milioni l'anno) da lavoratori agricoli eppure non esiste quasi attività agricola: il vero pericolo è la disgregazione di massa. E' colpa della Chiesa che non riesce a costruire un gruppo di volontariato, è colpa dei partiti di sinistra che non hanno saputo far di meglio, ma, attenzione, o si ricostruiscono gli uomini, o Piatì è persa». Chi si salverà? Cesare Martinetti «L'unica attività per i ragazzi è tirar sassi ai vetri. Si vive di sussidi» Un'immagine di Piati (foto grande) A sinistra seggi vuoti in paese Sotto, il tg libico

Persone citate: Don Chisciotte, Emilia Paglia, Francesco Mittica, Michele Strangio, Mittica, Silvano Vinceti