«Adesso tocca ai turchi. Heil Hitler» di Emanuele Novazio

«Adesso tocca ai turchi. Heil Hitler» Una donna e due bambine arse vive vicino a Lubecca, vivevano in Germania da anni «Adesso tocca ai turchi. Heil Hitler» Rivendicazione dei naziskin, indaga la Procura federale Uno scrittore ebreo al Cancelliere: ci difenderemo da soli BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'ondata di violenza xenofoba supera un'altra soglia, fa un balzo: una donna di 51 anni e due ragazzine di 14 e 10, tutte e tre turche da molti anni immigrate in Germania, sono morte nell'incendio appiccato dai neonazisti alla loro casa di Moelln, una cittadina di diciassettemila abitanti vicino a Lubecca. Altre nove persone sono rimaste ferite, cinque gravemente, in due attacchi avvenuti a distanza di pochi minuti l'uno dall'altro, nella notte fra sabato e domenica, contro due case abitate da turchi. Le telefonate di rivendicazione - alla polizia e ai pompieri della città nello SchleswigHolstein - sono state chiuse dal grido «Heil Hitler». Dell'inchiesta si occuperà dunque, per la prima volta in un caso di violenza xenofoba, la Procura federale di Karlsruhe, competente nei casi di terrorismo: per il «carattere particolare della vicenda, destinata a mettere in pericolo la sicurezza interna della Repubblica Federale», come precisa un comunicato della Procura. Il fatto che le due telefonate terminino con il saluto hitleriano, dice ancora la nota, significa che i responsabili del triplice omicidio «volevano contribuire a restaurare in Germania una dittatura nazionalsocialista». E' dunque allarme nazionale, l'attentato razzista di Moelln ha profondamente colpito il Paese, che ha risposto ieri una con serie di manifestazioni a Berlino, a Francoforte, ad Amburgo; e ha mobilitato come mai prima d'ora i vertici politici, che esprimono «rabbia e dolore», promettono una «rapida decisione» sulla messa al bando dei gruppi neonazisti e mettono in guardia dal rischio di «abituarsi alle violenze quasi quotidiane dell'estrema destra». Mai come negli ultimi giorni, del resto, le vittime della furia xenofoba sono state tanto numerose: cinque in una settimana, quindici dall'inizio del '92, un anno segnato da 1800 atti di violenza contro gli stranieri e dai più brutali disordini a sfondo razziale nella storia della Repubblica Federale, la scorsa estate a Rostock. Gli episodi più recenti confermano un'allarmante progressione: nella notte fra sabato e domenica, un giovane di 27 anni legato agli ambienti degli squatters e dell'autonomia berlinesi è stato ucciso a pugnalate in un sottopassaggio della metropolitana. I suoi compagni non hanno dubbi, sono stati i neonazisti. Poche ore dopo, due naziskin di 18 e 24 anni hanno ucciso a calci un uomo di 53 anni, ritenendolo erroneamente un ebreo, e gli hanno dato fuoco prima di abbandonarlo oltre il confine olandese. Secondo la polizia, a scatenare la furia omicida dei due giovani estremisti sarebbe stato soprattutto l'eccesso di alcol. Una lunga serie di violenze e di scontri fra estremisti di destra e di sinistra ha segnato inoltre il fine settimana: provocando due feriti gravi, un anarchico e un naziskin, a Brandeburgo; e quattro feriti a Erfurt, durante l'attacco di un gruppo di autonomi a un ristorante frequentato da giovani neonazisti. Altri incidenti sono avvenuti a Rostock, Stralsund, Rathenov, Althenburg e Bad Freienwalde, tutte località dell'ex Ddr. Ieri, infine, un turco è stato ferito a colpi di pistola ad Amburgo: ma la vicenda non è ancora stata chiarita. Nel caso di Moelln, però, siamo di fronte a una svolta: a una «nuova qualità della violenza», come sottolineavano ieri sera i responsabili dell'«Ente federale per la difesa della Costituzione». Gli attentati sono stati infatti preparati con cura, contemporaneamente contro due case d'appartamenti abitate da turchi, una sessantina di persone nell'insieme. Entrambi gli edifici sono stati quasi interamente distrutti dalle fiamme, che sono state domate soltanto dopo molte ore. Le vittime dunque non abitavano in un centro di raccolta per profughi in cerca d'asilo, bersagli prediletti finora dei neonazisti. E non erano nemmeno arrivate da poco dalla Turchia: al contrario, vivevano da anni in Germania, dove secondo le testimonianze dei vicini si erano bene integrate; la bambina addirittura era nata a Moelln. La comunità turca nel suo insieme - che rappresenta quasi un terzo del totale degli immigrati, un milione e ottocentomila persone su sei - è bene inserita ormai, e ha contribuito non poco al boom dell'economia tedesca. Come ha riconosciuto Helmut Kohl, visibilmente emozionato da quello che ha definito «una vergogna, un atto di brutalità incomprensibile»: «Siamo stati noi a chiamare gli stranieri in Ger mania», ha detto ieri sera il Cancelliere alla televisione, al termine del vertice con il capo dell'opposizione socialdemo¬ cratica Engholm, che ha fatto registrare un «avvicinamento» dei due maggiori partiti per combattere nel modo più efficace l'estremismo di destra. Ma il disagio nel Paese aumenta, si moltiplicano i segni di insofferenza, paura, tensione. In una lettera al cancelliere Kohl, lo scrittore Ralph Giordano, di madre ebrea, sostiene che se la situazione si aggraverà e continueranno gli assalti agli ebrei, questi ultimi finiranno per difendersi da sé. Molti ci stanno già pensando: perché «gli ultimi avvenimenti ci hanno fatto perdere la fiducia e la speranza che lei e il suo governo rappresentiate una reale difesa contro gli estremisti». Emanuele Novazio Kohl sconvolto «Ricordatevi che siamo stati noi a far venire qui gli stranieri» Bambino posa fiori davanti alla casa dove sono morte tre turche [fotoapi

Persone citate: Engholm, Heil, Heil Hitler, Helmut Kohl, Hitler, Kohl, Ralph Giordano