«Biade Runner», il vero di Lietta Tornabuoni

«Biade Runner», il vero Cinema giovani, successo alla sera conclusiva con il film di Scott «Biade Runner», il vero Versione originale: via il finale pieno di speranza ma restano il fascino e la forza di un'opera unica TORINO. Siamo agli ultimi minuti dell'amatissimo film di Ridley Scott, presentato nella sua nuova versione a una gran folla di spettatori durante la serata conclusiva del festival Cinema Giovani. Il «Biade Runner» Harrison Ford, cacciatore di replicanti ribelli, torna a casa. E' finita. Gli schiavi androidi in rivolta, evasi dall'extramondo e tornati sulla Terra per conquistarsi la sopravvivenza oltre i quattro anni stabiliti, sono stati uccisi. Pure il loro capo Rutger Hauer, dopo una terribile lotta, ha piegato la testa con malinconia, ha mormorato: «Ora è il momento di morire» e s'è spento. Il Biade Runner entra nel suo appartamento. Cerca la bella Sean Young, replicante umana, troppo umana. La vede dormire o giacere nella semioscurità, con il corpo e la testa coperti da un lenzuolo. La bacia. «Mi ami?», «Ti amo». «Ti fidi di me?», «Mi fido di te». Però echeggia la sentenza emessa dalla polizia: «Lei non vivrà. Ma, in fondo, è vivere, questo?». Dieci anni fa, i due fuggivano insieme su un aereo sgangherato, andando verso un possibile futuro e incontrando, dopo tanto buio, una luce radiosa: il finale non più speranzoso, anzi disperato, e l'eliminazione della voce narrante fuori campo, sono i maggiori cambiamenti della nuova versione di «Biade Runner» che presto sarà nei cinema. Ridley Scott ha raccontato che allora, nel 1982, il finale più accomodante e una voceguida capace di chiarire meglio il racconto vennero aggiunti al film dopo varii test eseguiti sul pubblico e su richiesta di Harrison Ford: «Ma io non ne sono mai stato convinto». Dieci anni dopo, le condizioni mutate e soprattutto, s'immagina, il desiderio di rilanciare sul mercato il film aggiungendovi novità che possano indurre i neospettatori a vederlo e i fans a rivederlo, hanno fatto nascere questa variante: «Anche l'appari¬ zione dell'unicorno, che provoca nel Biade Runner interrogativi sulla propria natura, è stata ampliata; e risulta più dettagliato il rapporto amoroso tra il killer di replicanti e la misteriosa replicante Rachel», ha precisato il regista. A rivederlo in questa versione, lo straordinario film sul nostro Medioevo prossimo venturo, tratto dal racconto «Il cacciatore di androidi» di Philip K. Dick e ribattezzato con un'espressione di William Burroughs «Biade Runner» (colui che corre sul filo della lama, l'uomo in bilico), ambientato nel 2019 a Los Angeles, sembra lo stesso e insieme sembra un altro, pare vecchio e nuovo insieme. Le modifiche apportate dall'autore potranno deliziare i cine-filologi e incantare i media, ma in realtà contano poco, nulla. Non sono il finale né la voce narrante né qualche fotogramma o piccola sequenza a rappresentare l'essenza ,il fascino, la forza che hanno reso questo film unico, proverbiale, indimenticabile. Quello che conta (e per cui si può rivedere «Biade Runner» anchs cinquanta volte) è la sua premonizione di fu¬ turo. La megalopoli senza sole né luce sovrappopolata da una cenciosa folla asiatica, l'aria rossa nebbiosa, la putrida pioggia perenne, il cielo solcato dalle aeromobili della polizia o dei ricchi e invaso da immensi pannelli elettrici pubblicitari, gli eterni lavori in corso, il continuo rumore sordo come di tuono o d'una escavatrice sotterranea, il lurido mix di ultramodernità e decadenza: e in mezzo l'uomo senza illusioni né speranze, l'eroe stanco e dubbioso, Harrison Ford, fratello nostro. Lietta Tornabuoni Lurido mix di decadenza e di ultramodernità in mezzo un eroe stanco: Harrison Ford Una scena di «Biade Runner», e qui a fianco: Harrison Ford cacciatore di replicanti ribelli

Luoghi citati: Los Angeles, Torino