Cantanti contro la droga di Marinella Venegoni

Cantanti contro la droga Appello del Papa ai giovani, 10 mila al concerto del Palaeur Cantanti contro la droga Sul palco anche Baccini, Mietta e Barbarossa L'evento ripreso da varie reti tv, a staffetta ROMA. Il Papa e la musica giovanile sono stati ieri inconsueti alleati nella giornata conclusiva della settimana europea per la prevenzione dalla droga indetta dalla Presidenza del Consiglio. Giovanni Paolo II si era rivolto ai ragazzi dopo l'Angelus, con un appello perché «lottino contro i seducenti richiami di tutte le droghe»; ed aveva aggiunto: «Cristo vi ha donato la vita, non sciupatela». Poi alle 17, davanti a 10 mila persone fra i 15 e i 25 anni, al Palaeur hanno cantato e parlato contro la droga personaggi molto amati del pop italiano, da Baccini a Vallesi, da Concato a Barbarossa, da Mietta ad un polemico Bertoli: quest'ultimo è stato l'unico esponente del cantautorato storico con Francesco Guerini, che ha cantato «Dio è morto», un tempo lontano bandita da radio e tv. Le tre ore di musica sono andate in onda su varie reti in staffetta: Raidue, poi Tv Montecarlo, infine Italia 1 (per la prima volta un network di Berlusconi ha rinunciato agli spot per tutta la durata della messa in onda); l'intero concerto è stato trasmesso da Videomusic. «Dovevo fare la cantante», ha continuato a ripetere per tutto il pomeriggio Laura Lattuada, una delle presentatrici. Voleva dire che provava invidia per le ondate di amore che salivano dal pubblico verso i divi della musica. Proprio per questo li hanno chiamati, i canzonettisti italiani. Perché, se parlano, i cantanti a differenza di altri corrono il rischio di essere ascoltati. Per una volta, contro la droga, è stata la pax televisiva ecumenica. Se alle presentatrici Venier, Lattuada e Panicucci è toccato di rimanere prigioniere del ruolo anche i cantanti più fatui si sono comportati invece come veri esseri umani: non quando cantavano ma quando parlavano dietro le quinte, intervistati fra un'esibizione e l'altra. Soltanto Ornella Vanoni e i Pooh si sono lasciati sfuggire il titolo del loro ultimo disco; ma la Vanoni si è poi riscattata portandosi dietro un coro di bambini per «Vedrai Vedrai» di Tenco. Le domande erano a volte insistenti e a rischio di retorica; ma gl'intervistati si son mostrati accorti e nessuno ha offerto ricet¬ te prefissate: Baccini ha parlato della propria personale prevenzione («Mi sono aggrappato al pianoforte»), Fabio Concato ha ammesso di aver come molti provato uno spinello senza subirne il fascino, Bertoli con la sua piacevolmente rude franchezza, è sbottato: «Bisogna che ci occupiamo un po' di più dei nostri figli, e bisogna dar loro un'istruzione vera e non da semideficienti com'è oggi quella della scuola dell'obbligo». Brandelli di vita interrotti spesso dalle urla delle ragazzine sotto il palco, che impazzivano soprattutto per Paolo Vallesi, Barbarossa o per il tenebroso emergente Biagio Antonacci. Il primo in particolare ha sensatamente ricordato che l'assenza di ideali e finalità è amica della tentazione della droga. Anche Baccini ha stupito con un intervento più duro di quanto le sue canzoni lascino immaginare: «Ognuno è libero di scegliere se ammazzarsi o no». Più asciutto, Francesco Guccini: in collegamento da un teatro, si è limitato a dire alla ragazza che lo incalzava chiedendogli il Verbo di non essere un sociologo. Non solo cantanti, tra le quinte. Don Mazzi e Muccioli, distanti nelle rispettive posizioni sui drogati in carcere, sono stati intervistati in tempi diversi: e nei confronti di Muccioli, quando ha accennato al dibattito di questi giorni («Bisogna difendere i giovani da disinformazioni e strumentalizzazioni») sono partite educate bordate di fischi. Marinella Venegoni A sinistra un momento del grande concerto al Palaeur Nella foto qui sopra il cantautore Francesco Baccini

Luoghi citati: Italia, Montecarlo, Roma