Accettare il peggio e andare avanti

Accettare il peggio e andare avanti ■:■:■:■;■:■:-:■:■:■:■:■:■:■:■:■■ LETTERE AL GIORNALE: IL LUNEDI' DI O.d.B. Accettare il peggio e andare avanti A che punto è la marcia Il 14-15 novembre, come previsto, si sono tenuti i primi incontri informativi e formativi dei partenti per Sarajevo in missione di pace: disarmati! Punti d'incontro: Torino, Bologna, Napoli e altri. Per l'informazione erano presenti in ogni incontro qualcuno degli organizzatori. La formazione, nella dinamica del training, è stata affidata alla «Rete di formazione alla non violenza», organismo a base specialistica, con circa 70 operatori in tutta Italia, sostenuto con i fondi della campagna Obiettori alle Spese militari. Fra i partecipanti all'esercitazone addestramento alla non violenza è da segnalare la presenza anche di un vescovo: mons. Luigi Bettazzi, a Torino. L'informazione è stata aperta da un saluto scritto inviato a tutti i gruppi da don Albino Bizzotto di «Beati i Costruttori di Pace». «L'iniziativa - ha detto - è stata tutta in salita, ma la determinazione di ciascuno ha fatto sì che oggi in Italia già 800 persone sono disposte a impegnare tutto di se stesse per la pace, anche in situazione di alto rischio». Don Bizzotto ha sottolineato anche la dimensione che ha preso l'iniziativa: si so- no formati gruppi in Spagna, Francia, Germania, Gran Bretagna, Olanda, Belgio, Austria, Stati Uniti, Canada, Serbia e Croazia. In alcuni di questi Paesi la campagna «Anch'io a Sarajevo» sta assumendo uno sviluppo considerevole, così pure la dimensione laica dell'iniziativa, insieme a quella religiosa, è ben presente fra i partecipanti. Anche i Frati Cappuccini hanno dato la loro adesione all'iniziativa di «Beati i Costruttori di Pace» e altre famiglie francescane europee hanno studiato e predisposto una serie di interventi per favorire la soluzione pacifica del problema della ex Jugoslavia. Importanza decisiva per la missione di pace a Sarajevo riveste il «documento politico» che verrà inviato alle persone più in vista a livello nazionale, europeo e mondiale. Ha come titolo: «A Sarajevo nella giornata internazionale dei diritti umani». Beati i Costruttori di Pace, Padova Ringrazio per aver risposto subito alla mia richiesta di informazioni. E fate pure conto che, sinché mi sarà permesso, darò conto di tutto sulla Marcia. Certo è un'impresa difficile. Difficile e pericolosa. Ma proprio per questo necessaria, irrinunciabile. [o.d.b.l Amaro divertimento Simpatico Del Buono, a marzo le ho scritto dichiarando che avrei impedito il rientro dei resti di mio padre dalla Russia perché avevo la certezza che i figli e i nipoti dei me.tatori di allora avrebbero tratto dall'operazione utili illeciti. Inoltre ho definito la nostra «patria da operetta». Ho rinunciato alle repliche in quan'.o Ella, con compostezza e orioinalità, rispose alle obiezioni di, signo.i Resta e Tartaglino. Peraltro, avendo firmato citando la residenza (il pae:e è piccolo, il cognome anomalo e il portalettere efficientissimo) sono stato travolto da insolenze scritte e anche verbali: ma solo per qualche tempo, fino allo scoppio dello scandalo delle esenzioni militari offuscato da quello delle tangenti con relativo «buco» finanziario che dal sesto posto pare ci stia portando a un futuro da barboni lanciatori di bulloni. Così i medesimi responsabili (si fa per dire) di associazioni e sodalizi di questa repubblica da operetta, dopo aver offeso gratuitamente il mio legittimo punto di vista, hanno iniziato il carnevale dei «mea culpa» e dei «mi vergogno» al termine del quale tutto tornerà come prima. Addirittura un cappellano militare, in occasione del pietoso rientro dei resti di quattro disgraziati dalla Russia, ha detto che forse sarebbe stato meglio lasciarli nella steppa. Era dai tempi di Mastrella («mister Miliardo») e Giuffre («il banchiere di Dio») che non mi divertivo così amaramente e ho riletto con gusto e nostagia Italia mia benché del compianto e geniale Gigi Ghirotti che mi auguro abbia goduto della sua amicizia e stima. Ora, visto che il secondo atto dell'operetta prevede una involuzione destrorsa, perché non adeguarci all'Europa? In fondo la maggioranza è monarchica (Spagna, Olanda, Belgio, Gran Bretagna, Svezia, Norvegia, Lussemburgo, Principato di Monaco, Liechtenstein), con re, principi e granduchi, ricchi, potenti e osannati per {'italica invidia dai rotocalchi nostrani. Non è il caso di richiamare i Savoia: possiamo fare un'operazione alla Bernadotte, adottando un immacolato rampollo celtico che, sposando una marchesina apuana, po- I trebbe fondare la dinastia con nozze sfarzose, in costume rinascimentale, che cancellerebbero con il loro splendore quelle di Carlo e Diana. Come appannaggio potremmo tranquillamente corrispondere 6 miliardi al giorno (lo 0,8% delle tangenti correnti) e la maggioranza del popolo italiano vivrebbe, finalmente, felice e contenta. G. Perempruner apolide senza fissa dimora Gentile signor Perempruner, sono contento che lei sia ancora in grado di ridere almeno ogni tanto alle miserie della nostra vita involontaria, la vita che non ci siamo augurati né fabbricati. Certo che sono stato amico di Gigi Ghirotti, uno che sapeva accettare il peggio e andare avanti, nonostante tutto. Abitavamo accanto quando stava a Milano, uno al numero 4, l'altro al numero 6 della stessa via. [o.d.b.] Eutanasia? Egr. Sig. Del Buono, il 10 settembre avevo inviato alla Stampa alcune brevi considerazioni sugli aspetti sociali e morali che può avere il gesto estremo del morire di propria mano. Non riponevo molte speranze di vederle pubblicate; lo stesso ritenevo il discorso troppo delicato per essere sollevato specie con il giudizio critico che io gli ho dato, soprattutto in questi momenti. Si potrebbero suscitare risonanze non gradite per qualche partito in particolare. Nell'attuale triste periodo storico in cui della vita propria e altrui si dispone con tanta facilita e nel contesto dei commenti prevalentemente accomodanti su certi gesti clamorosi di rinuncia alla vita, mi pare opportuno fare una ri¬ flessione che sfocia in un giudizio, anche se discutibile, sull'uomo che, consapevole e sano, giunge a! suicidio. Chi arriva a tanto, evidentemente, non è stato capace di dare valore alla propria stessa vita perché non è riuscito a percepire nel misterioso fenomeno che è l'esistenza umana, l'espressione più alta della creazione, e averne quindi riconosciuto l'assoluta inviolabilità. Allorché una posizione di coscienza di tal genere esiste in chi ha responsabilità pubbliche sorge la domanda: come potrebbe l'uomo politico che, allo stato potenziale, è capace di giungere a sopprimersi, qualunque ne sia il motivo, come potrebbe questi tenere nella dovuta considerazione, in ogni suo agire e sotto tutti gli aspetti, i cittadini che gli hanno dato mandato a rappresentarli nel Parlamento e a operare quindi per il loro interesse e il loro bene?... Aldo Biglieri, Torino Gentile signor Biglieri, il guaio è che io non credo che l'esistenza umana sia «l'espressione più alta della creazione». Se è la più alta, figurarsi quella più bassa. [o.d.b.]