Le rampogne del Libro Verde e le voglie di Fabiani di Valeria Sacchi

Le rampogne del Libro Verde e le voglie di Fabiani NÓMI È GLI AFFARI Le rampogne del Libro Verde e le voglie di Fabiani Raul Gardini è più che mai indomito. Il cognato Carlo Sama ha fatto l'impossibile per mandargli all'aria l'Opa sulla Sme, già beli'e pronta sui tavoli di Indosuez? Lui non si scompone. E mentre studia su quale parte (delle tre o quattro in cui il gruppo guidato da Mario Artali verrà scomposto) spostare le sue batterie, decide di fare rotta su Cuba. Si sussurra che nell'isola di Fidel Castro, l'ex Contadino ora Capitano trascorrerà con tutta la famiglia il Santo Natale. Un po' per nostalgia di mari assolati, un po' per non venire meno alla tradizione di varcare l'oceano per le vacanze di dicembre. E poi, Cuba produce tanto zucchero. Non è forse lo zucchero uno dei core business del Natale a Cuba gruppo di Raper Gardini? venna? Saperlo lag- Fidel Castro giù, a brindare con Fidel fumando i famosissimi Avana, non farà certo felice Arturo Ferruzzi, né la cognata Alessandra, né, ovviamente, Carlo Sama. Il vecchio Corsaro, insomma, non si scoraggia facilmente, e se la ride al pensiero di rendere nervosi i parenti. Deve essere guerra? E guerra sia. Di fatti e di nervi. Di guerre è attraversata l'Italia. Ma, incuranti dei nemici, Giuliano Amato e Piero Barucci tirano dritto, e decidono che la Sme va messa, tutta, sul mercato. Perfino Giovanni Goria si dà una mossa, e fende nota la lista di beni demaniali da vendere. Gli imprenditori fanno i conti, e si preparano a partecipare alla grande asta dello Stato. Intanto il Tesoro rende pubblico il Libro Verde che contiene annotazioni amarissime. Prendiamo ad esempio l'Alitalia. L'amministratore delegato della compagnia di bandiera, Giovanni Bisignani, ha appena annunciato, con giusto orgoglio, il ritorno all'utile. E lascia capire che è in lizza per comprare la Malev, compagnia di Budapest. Consultiamo il Libro verde, redatto dal direttore generale del Tesoro Mario Draghi, e da Francesco Giavazzi. Al capitolino «Alitalia», la breve nota ammette il recupero consistente di fatturato e di margine operativo lordo, ma aggiunge: «In deterioramento, invece, la struttura finanziaria», e conclude: «La redditività, Arturo ancorché mo- Ferruzzi Pochi elogi a Bisignani desta, deriva in gran parte dalle componenti straordinarie». Passiamo a Finmeccanica. Si legge: «La redditività, malgrado l'apporto di proventi straordinari... resta bassa, o la struttura finanziaria evidenzia una prevalenza di debiti onerosi sui mezzi propri». Eppure l'amministratore delegato di Finmeccanica, Fabiano Fabiani, vuole a tutti i costi acquistare dall'Efim la Breda Ferroviaria, sulla quale, dice, ha una prelazione. A Fabiani, la Breda serve per fare «il treno tricolore», in previsione del famoso piano per le ferrovie di Lorenzo Necci. Ma in tempi difficili come gli attuali, è realistico sognare di supertreni? Comunque sia, Alberto Predieri, commissario dell'Efim, resta fermo sulle sue posi¬ zioni: niente prelazioni e tutti i concorrenti (Fabiani compreso) sullo stesso piano. Il braccio di ferro continua. Tace da qualche giorno, stranamente, il ministro dell'Industria Giuseppe Guarino, che ha dovuto incassare la privatizzazione della Sme e delle banche Iri. Intanto, Nino Andreatta, consigliere economico di Mino Martinazzoli, vagheggia la sostituzione di buona parte degli attuali vertici Iri, Eni, Enel e Ina con manager presi dalle grandi società straniere. Tace, ma si prepara a parlare, Giampiero Cantoni, il banchiere più bistrattato dal piano privatizzazioni, che rimpiange i tempi nei quali al Tesoro c'era un suo sostenitore: Guido Carli. Niente ricapitalizzazione Fabiani voglia di ferrovie per Bnl. Come mai? E' uno dei piccoli gialli del Libro Verde. A Milano, le privatizzazioni rischiano di mandare a gambe all'aria perfino la giunta di Giampiero Borghini. La vendita della Centrale del Latte non è piaciuta ai Pensionati, che hanno in Centrale l'unica loro presidenza. Borghini spera di ripetere il miracolo, pescando da qualche parte il solito «quarantunesimo» errante. Anzi lo dà per un fatto certo. Ci tiene il sindaco a far approvare il primo bilancio comunale post-Tangentopoli, firmato dal tecnicocittadino Guido Artom. A proposito di Tangentopoli, tutto contento, si prepara a varare un aumento di capitale per la sua società il padrone dell'impresa edile Tettamanti, Fabrizio Garampelli, detto anche la «gola profonda» di Antonio Di Pietro. L'uomo che ha vuotato il sacco per primo, evitando l'ospitalità di San Vittore. Non è di buon umore Silvio Berlusconi. Mentre il fratello Paolo veniva interrogato da giudici romani, il Senato accoglieva la normativa Cee in materia di sponsorizzazioni. Tradotto in soldi, significa cancellare dalle sue reti 400 miliardi di sponsorizzazioni. Re Silvio accusa i nemici «comunisti», braccio armato di Carlo Caracciolo. Non vuole ammettere pubblicamente che i suoi avversari sono altri, e sono colleghi: i grandi e medi editori raccolti nella Fieg, guidata da Giovanni Giovannini. Valeria Sacchi Berlusconi non sorride Pochi elogi a Bisignani M Pdii Ma Predieri r.on molla Tesoro striglia Cantoni Berlusconi non sorride

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