I serbi puntano gli Scud contro la Bosnia

I serbi puntano gli Scud contro la Bosnia EX JUGOSLAVIA Epidemia di tifo a Travnik. Il patriarca ortodosso a Belgrado: rischiamo la guerra civile I serbi puntano gli Scud contro la Bosnia Mentre scatta il blocco navale deciso dalla Nato e dalla Ueo ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Alle 17 di ieri è scattata l'operazione «guardia marittima», ovvero il blocco navale contro la Serbia ed il Montenegro da parte delle navi della Nato e dell'Ueo. In accordo con l'ultima risoluzione votata dal consiglio di sicurezza dell'Onu le unità navali del consiglio atlantico e dell'unione dei Paesi dell'Europa occidentale pattuglieranno l'Adriatico, controllando il traffico e perquisendo le navi dirette verso le coste dell'ex Jugoslavia. Per il momento cinque incrociatori (uno ciascuno da Italia, Germania, Gran Bretagna, Grecia e Turchia) e due fregate della Nato, e cinque unità navali militari dell'Ueo hanno il compito di fermare ed ispezionare le navi che entrano nel mare Adriatico per controllare che venga rispettato l'embargo contro la federazione Serbo-montenegrina. A dirigere la missione l'ammiraglio Marinotti che comandava le unità della marina militare durante la guerra del Golfo, mentre il generale americano Callaghan sarà al comando degli awacs e degli elicotteri impegnati nel pattugliamento aereo. A detta di un portavoce del ministero della Difesa italiano l'operazione è stata anticipata per stringere al più presto la morsa intorno alla Serbia. Finora infatti l'embargo contro Belgrado è stato ripetutamente violato. Intanto la guerra continua ad infuriare in Bosnia, dove le truppe serbe stanno scatenando nuove offensive contro le città di Gradacac e Bercko, 160 chilometri a Nord-Est di Sarajevo. Intorno a queste ultime due sacche della resistenza musulmanocroata della Bosnia nord-orientale, i serbi stanno ammassando uomini e armi. Dal loro quartier generale di Banjaluka hanno trasportato nelle vicine città di Modrica e Odzak 12 missili terra ter¬ ra del tipo Scud. Di produzione sovietica, sono gli stessi usati dagli iracheni contro Israele durante la guerra del Kuwait. I bombardamenti di Gradaca, i più violenti dall'inizio dei combattimenti, si sono estesi anche ieri alla sponda croata del fiume Sava. Da giorni oramai la zona slavona di Zupanja e i paesi che la circondano vivono sotto il fuoco dell'artiglieria pesante serba. Tre feriti gravi ed ingenti danni alle abitazioni sono il bilancio delle ultime ore, ma l'allarme continua. Nuovo attacco anche a Sarajevo, bersagliata dai cannoni e dai mortai dei miliziani serbi stazionati sulle colline alle spalle della città. Due persone sono state uccise e venti sono rimaste ferite nelle prime ore della domenica. Sotto il patrocinio delle forze di pace dell'Onu oggi dovrebbero riprendere le trattative tra i rappresentanti dei tre eserciti in guerra per la smilitarizzazione della capitale bosniaca. Secondo fonti Onu, l'organizzazione mondiale della Sanità ha accertato un'epidemia di tifo a Travnik, dove sono rifugiati decine di migliaia di profughi musulmani e croati. Dopo la caduta di Jajce le milizie serbe stanno lanciando una nuova offensiva contro questa città. La situazione è ancora più drammatica a Srebrenica, nella Bosnia orientale, dove 70 mila persone assediate dalle truppe serbe stanno morendo di fame perché i miliziani non lasciano passare i convogli con i soccorsi umanitari. Intanto a Belgrado il patriarca della Chiesa ortodossa Pavle ha ammonito ancora una volta i dirigenti serbi di ritornare alla ragione. In un'intervista al quindicinale Duga il settantanovenne capo della Chiesa serba ha annunciato il pericolo di guerra civile che incombe sulla Serbia. Inprid Badurina

Persone citate: Callaghan, Duga, Marinotti