Il vescovo è paonazzo di Tiziana Platzer
Il vescovo è paonazzo Dove si confezionano gli abiti per preti e suore Il vescovo è paonazzo Pochi ma di lunga tradizione negozi e laboratori per religiosi Il modello base è quello «alla romana», ma avanza il clergyman Parlare di abbigliamento e non trattarlo in termini di moda. Semplicità e sobrietà sono le caratteristiche di abiti che certo non hanno bisognp di lanci pubblicitari e tantomeno passerelle da griffe, chi li indossa preferisce l'anonimato e difende la riservatezza con pochi colori e rigorosa essenzialità. E' quanto occorre per la confezione di un abito religioso. Non sono molti i negozi e i laboratori a Torino che si occupano di questo genere di sartoria, e chi è sul mercato ha una lunga tradizione alle spalle. E' il caso di Roberto Rigoletti, proprietario dal '66 del negozio «Scaravelli» (via Consolata 12). Il suo predecessore lo aveva aperto nel '24. «Noi ci occupiamo esclusivamente di abiti talari. Esiste un modello base, quello alla romana, nero con colletto bianco e sul quale sono poche le variazioni possibili. Il cliente lo richiede di tessuti diversi per portarlo in estate, inverno e a metà stagione e solo più gli anziani preti di montagna vogliono la mantellina». Da Scaravelli ogni abito viene confezionato artigianalmente e ogni particolare è cucito o ricamato a mano, come le asole, i bottoni o la filettatura. «Operazioni fondamentali per l'abito dei vescovi, anche chiamato "veste filettata", che ha i bordi, le cuciture, i bottoni e le asole color cremisi. Il colore dell'abito è detto "paonazzo", una tonalità del rosso; alla vita è necessaria una fascia sempre cremisi e completa il modello una mantellina in seta. Per i cardinali l'abito base è nero filettato in rosso mentre è tutto rosso quello da cerimonia (costo dalle 250 alle 400 mila)». Anche i preti però possono vestirsi «in borghese» e usano il clergyman, un abito normale grigio fumo di Londra abbinato a una camicia in tinta che davanti riprende la veste talare. Sono in moltij ad aver abbandonato l'abito tradizionale per un abbigliamento più comodo? «In questi ultimi anni io ho avuto un calo nelle vendite, dovuto senz'altro anche a questa ragione», spiega Rigoletti. Non è della stessa opinione Marilde Bianchetti, proprietaria del negozio in piazza Savoia; «Sono proprio i giovani che stanno tornando verso l'abito tradizionale». La specializzazione dei Bianchetti, che confezionano tutti i loro modelli a Milano, è l'abbigliamento per le suore. «Ho visto cambiare nel tempo i gusti degli ordini religiosi. Il nero e il marrone erano sino a quindici anni fa i soli colori usati, poi ci si è avvicinati al blu e oggi è ampiamente accettato il grigio. Sono ormai poche le suore che portano l'abito lungo, anche se a Torino non è diffuso l'abito borghese. Negli ultimi modelli, in tessuti semplici e resistenti, al posto delle molte pieghe ne è rimasta una sola. I colori e i modelli sono comunque scelti dalla casa madre (costo dalle 100 alle 200 mila lire)». Tiziana Platzer
Persone citate: Rigoletti, Roberto Rigoletti, Scaravelli
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