«Ho detto sì al Napoli solamente per amore»
«Ho detto sì al Napoli solamente per amore» TORNA UN PROTAGONISTA Bianchi guida gli azzurri a Marassi contro la Samp «Ho detto sì al Napoli solamente per amore» NAPOLI DAL NOSTRO INVIATO Bianchi, il duro, cambia pelle. Più comprensivo, senza scherzare sul lavoro, ovviamente. La frattura tra squadra e società è tale da imporgli la parte del mediatore, del pacificatore. Quasi incredibile, ricordando l'anno di ferie pagato da Ferlaino, il rapporto spinoso e la rottura con Ciarrapico. Ma il Napoli è in emergenza, giocatori traumatizzati, società irata, il grande amore dei tifosi forse solo un ricordo. L'aggressione di Soccavo in altri tempi non sarebbe mai avvenuta. Non si parla più di Uefa, di alta classifica. Dietro l'angolo c'è lo spettro della retrocessione. «A Roma ho vissuto una situazione simile quando è morto il presidente Viola - dice Bianchi -, la squadra era traumatizzata, eppure è riuscita ad andare oltre le previsoni più ottimistiche. Con Ciarrapico è stato diverso, e io ho fatto il mio dovere». Bianchi torna in panchina oggi a Genova in un incontro molto difficile contro la Sampdoria. L'inizio è in salita, uscire dai guai sarà difficile. Giocatori quasi senza voglia di giocare, Bianchi riparte dalle cose più semplici per ricostruire una fiducia andata in pezzi. «Non si riesce a parlare di calcio - brontola l'allenatore - non sono riuscito a lavorare sul campo. L'aggressione? Un fatto fuori dalla realtà civile. E' grave non aver sentito subito i testimoni, i giocatori. Il teppismo prospera da 15 anni, siamo arrivati a un punto di non ritorno. Ma basta guardare l'Italia intera. Il calcio non è un'oasi felice». 11 Napoli è passato dall'entusiasmo al dramma. «Capisco le I difficoltà incontrate da Ranieri - dice Bianchi - i ragazzi sono traumatizzati da tante situazioni. Fanno errori banali perché sono preoccupati. Sono incapaci di fare il loro mestiere. Sono professionisti, ma indifesi davanti alla vita. Ai miei tempi avevamo come scudo la genuinità dell'ambiente, i valori primari. Il calcio è o dovrebbe essere sport di fatica. E' anche sacrificio. E invece i giocatori hanno già tutto, soldi, macchine, immagine. Una volta fare il calciatore voleva dire salire tre gradini sociali. Era una grande motivazione. Non è un caso che la forza delle grandi squadre risieda, oltre che nell'organizzazione, nell'umiltà e nel trovare stimoli. Il calcio è azienda difficile. Fatti emozionali, estemi, possono condizionare, portare alla sconfitta». Tornare al Napoli è una bella rivincita. «Sono venuto per amore - aggiunge il tecnico -, dieci anni a Napoli, da calciatore e da allenatore, e uno ad Avellino non si dimenticano. Per la carriera e sotto il profilo economico non è un affare. Quando hanno chiesto la mia collaborazione, ho scoperto di non avere scuse valide per rifiutare». Il debutto non sarà facile con la Samp. Eppure sarà un Napoli con il tridente. «Buffo - sorride -, ic che passo per un difensivista affronterò una squadra che dicono ami il bel gioco e che si presenta senza veri attaccanti. Ma oggi fanno così in tanti. Si cerca un centrocampo più folto, si vuole tenere la squadra molto corta, senza dare punti di riferimento all'avversario. Il Napoli invece avrà tre punte, con la quarta pronta a scendere in campo. Ma è la storia della mia vita. Ho sempre avuto tanti attaccanti e ho cercato di sfruttarli. Senza dimenticare la difesa, perché le case si fanno partendo dalle fondamenta. Mi definiscono italianista? Va bene, senza però dimenticare che ho dovuto trovare soluzioni di avanguardia e che le ho sempre applicate». Piero Serantoni «Non c'entrano i soldi nè la carriera; ora però tutto è più difficile per la paura di sbagliare» Ottavio Bianchi ha 49 anni e ha già vissuto un'esperienza nel Napoli ai tempi di Maradona; è stato ora chiamato da Ferlaino per dare il cambio a Ranieri
Persone citate: Ciarrapico, Ferlaino, Maradona, Ottavio Bianchi, Piero Serantoni
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