L'ultimo Berlusconi: di tutto, di più di Roberto Beccantini
L'ultimo Berlusconi: di tutto, di più Il presidente del Milan chiede a Capello di battere l'Inter e di superare i record di Sacchi L'ultimo Berlusconi: di tutto, di più Tre miliardi d'incasso a San Siro MILANO. Derby alla Berlusconi. Penne alla diavola. A Milanello ci si carica così. L'Inter farà anche paura, ma il protocollo resiste a ogni genere di macumba. Tutti in sala per il vernissage del Ciclone Milan, un libro scritto a quattro mani da Alberto Costa e Franco Ordine, le penne alla diavola di cui sopra. E' la storia di una memorabile galoppata. E' il resoconto di un bottino che, dal 1986 a oggi, non ha eguali. Il Dottore gongola. Ci sono Liedholm e Capello, Ancelotti e Virdis, Milutinovic e Carmignani («al quale sono riuscito a far tagliare i baffi»). Manca solo l'Arrigo. Non ha voluto. Non poteva. Dalla notte di Glasgow, non dorme più. Tante voci, troppe. Il Milan si celebra alla vigilia di un evento speciale. Capello conta di recuperare Marco Van Basten, acciaccato a un ginocchio. Sta meglio, decisione in mattinata. Berlusconi frena. Male che vada, c'è Papin, l'ultimo dei palloni d'oro. Donadoni avvicenda Albertini. Massaro non si tocca. Biglietti esauriti (83.894, incasso che sfiora i 3 miliardi, niente record ma fra derby e Goteborg ne sono già stati incassati sei): e non è ancora finita. San Siro ombelico del mondo: sette nazioni, fra le quali il Giappone, si collegheranno in diretta. Bora Milutinovic, et. degli Stati Uniti, bivacca a Mi- lanello e studia. Dick Advocaat, et. dell'Olanda, è atteso per oggi. C'è anche una colonia di olandesi, «miei ospiti», sorride Van Basten. L'assenza di Schillaci galvanizza Capello: «Totò è uno che ci ha sempre rotto le scatole». Chiediamo a Van Basten: che ne pensa degli azzurri rientrati alla base dopo quasi due settimane di cura-Sacchi? La risposta è una risata. Gli hanno dovuto dare un giorno in più di riposo: non lo dice, ma è come se lo urlasse. Scampata al martello dell'Arrigo, l'Inter incute rispetto. «Sarà un derby d'altri tempi, dice Capello. Importantissimo». Il rientro di Gullit potrebbe risultare la mossa chiave: Ruud contro De Agostini, è un duello che segnaliamo agli amanti del brivido. Curiosità per il possibile debutto di Manicone. E per la posizione di Berti: su Maldini? Ma ecco il Dottore. Per una volta, il campionato viene prima della Coppa dei Campioni. Il derby è il derby. Ringrazia Liedholm, il suo primo tecnico: «Ha trasmesso ai successori un formidabile impianto di squadra». Ringrazia pure Galliani, il suo braccio destro, e Pincolini, il preparatore atletico. Ringrazia tutti. Benedice le amichevoli, «che ci portano cinque miliardi all'anno». Parla del Milan come di un simbolo positivo: «quando lo lascerò, spero di poter dire che siamo stati un esempio per la gioventù, un simbolo positivo, e non soltanto un fenomeno da bacheca». Augura a Capello di «battere» Sacchi nel cumulo dei trofei. Invita Matarrese a ridiscutere il secco no a un eventuale anticipo, «la pay-tv è progresso, e il calcio italiano deve adeguarsi, come ha fatto l'Europa». Quando andava nei popolari, il derby 10 prendeva allo stomaco. Una tensione indicibile. E oggi? «Un po' meno, ma mica tanto». Si butta su Sacchi. Bastone e carota, carota e bastone: «La Nazionale in futuro deve tornare a giocare di sabato, onde garantire una settimana tonda per il recupero: nelle tradizioni c'è sempre un valore. Nello stesso tempo, lo ammiro e lo giustifico». In parole povere: l'Arrigo è più allenatore da club che selezionatore, «la sua programmazione sfiora spesso l'eccesso, la Nazionale non gli potrà mai dare quella continuità che gli abbiamo dato noi. E poi, siamo sinceri: non è che il campionato sia ricco di fuoriclasse. Anzi. Sacchi, comunque, farà bene». Ha un sogno, il Dottore. Questo: che un giorno l'eretico di Fusignano torni all'ovile, «per aprire un nuovo ciclo, con una rosa di giovani, perché sono proprio i giovani gli elementi sui quali, di solito, lavora meglio». Derby di Tangentopoli, è un'etichetta che non gradisce: 11 calcio fa corsa a sé. E i rigur- giti di nazi-fanatismo? «Trovo un miracolo che in stadi da 80 mila persone succeda così "poco". Alludo alla violenza spicciola e becera. E poi, a mio avviso, stampa e tv danno troppo risalto a certe bravate: i teppisti non chiedono altro». Ma sono state le società, caro presidente, le prime a dare troppo risalto agli ultras e a sopportarne gli infiltrati. Adesso è tardi: il taglio andava fatto per tempo, alle radici del bubbone. Avanti tutta. Berlusconi cita una godibilissima intervista, protagonista Giussy Farina, l'uomo che gli ha consegnato il Milan sull'orlo del fallimento. «Farina ha ragione, fu vittima di pressioni politiche fra le più violente, e il suo Milan non era poi così sgangherato se su di esso abbiamo costruito l'attuale impero». Lancia una frecciatina a Prisco: «Ha dichiarato che volevo comprare anche l'Inter? Forse perché me lo suggerivano i tifosi del Milan: presidente, compri l'Inter e la chiuda». Il campionato non si decide né oggi né domenica a Torino, con la Juve. Il Ciclone non ha fretta, parola del Dottore. Roberto Beccantini «Ringrazio Farina e Nils Liedholm ci hanno aiutati a fare un impero» A Silvio Berlusconi (a sinistra) e a Fabio Capello non dispiace che Schillaci diserti il derby
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