Truffa miliardaria con la soia fantasma di Mario Bosonetto
Truffa miliardaria con la soia fantasma Sette arresti, commercianti e agricoltori avrebbero alterato i dati di produzione per ricevere gli aiuti Truffa miliardaria con la soia fantasma Si allarga l'inchiesta partita dal Cuneese sui contributi Cee CUNEO. Sette persone in carcere (commercianti e coltivatori), una agli arresti domiciliari, più di 200 agricoltori inquisiti, un'indagine che, partita nella provincia di Cuneo, si è estesa al resto del Piemonte e alla Lombardia. E avvisi di garanzia stanno per arrivare in altre regioni italiane. Lo scandalo della truffa della soia ai danni della Cee si allarga e sembra destinato a smuovere - se non a sollevare del tutto - il coperchio dei contributi agricoli comunitari, dal quale sarebbero usciti e poi spariti centinaia di miliardi. Li avrebbero incassati illecitamente commercianti e contadini, alleati nel dichiarare produzioni di gran lunga superiori a quelle reali della pianta oleaginosa. Ma il dubbio è che trucchi e meccanismi analoghi a quelli serviti a mettere in piedi questa truffa siano stati architettati in altri settori agricoli. «Si tratta di pecore nere, come si trovano in ogni buona famiglia - sostiene l'onorevole Natale Carlotto, esponente della Coldiretti, riferendosi ai contadini arrestati -. Lo scandalo della soia rischia di screditare una categoria che invece è composta prevalentemente da lavoratori onesti. Il punto vero è che, senza sostegno statale o comunitario, da sola, nessun tipo di produzione, non solo agricola, ma anche industriale, sarebbe in grado di reggere il mercato». «Il contributo di cinquanta mila lire il quintale (superiore al prezzo di mercato) - denunciano i piccoli agricoltori - ha fatto sì che grandi società abbiano trovato conveniente affittare terreni anche al doppio del prezzo normale, fino a 400-500 mila lire l'ettaro, perché sapevano che avrebbero potuto ricavarci, senza coltivare nulla, ma solo grazie ai contributi, fino a 700 mila lire l'ettaro. Non era difficile, poi, comprare la soia, per esempio dagli Stati Uniti, denunciandola come propria. E' con questi sistemi che le grandi società, anche in altri settori, come quello dell'allevamento, fanno i soldi e strozzano le piccole aziende». L'indagine sullo scandalo è condotta dal procuratore della Repubblica di Saluzzo, Stella Caminiti, e dal gip Fabrizio Pasi: riguarda il periodo '88-91. Partita con l'arresto di un commerciante del Cuneese, si è sviluppata anche sulla base delle ammissioni-rivelazioni delle persone successivamente coinvolte. L'ultimo arresto in ordine di tempo, con l'imputazione di «associazione per delinquere finalizzata a numerose truffe ai danni della Cee» è quello di Paolo Gazzaniga, 61 anni, abitante a Torricella Versate, in provincia di Pavia, amministratore delegato della Compagnia semi oleosi. L'azienda, del Gruppo «Palma» di Napoli, ha sede nell'Alessandrino. «Approfittando di una norma¬ tiva piuttosto lacunosa e caratterizzata da controlli poco efficaci - dicono i tecnici -,'gli accusati avrebbero alterato i dati di produzione del cereale, dichiarandone una quantità di molto superiore rispetto a quella messa a dimora o, addirittura, facendo figurare raccolti di soia in effetti mai seminata». Nelle ultime settimane il giudice Caminiti ha interrogato centinaia di agricoltori. Pare che il ruolo fondamentale nell'organizzazione della truffa sia stato recitato proprio dal gruppo di commercianti, che in molti casi potrebbero aver tratto in inganno gli stessi agricoltori. Ma ora spuntano altri possibili complici: le indagini sarebbero rivolte anche nei confronti degli enti preposti al controllo per verificare che non ci siano state eventuali connivenze da parte dei funzionari. Mario Bosonetto
Persone citate: Caminiti, Fabrizio Pasi, Natale Carlotto, Paolo Gazzaniga, Stella Caminiti
Luoghi citati: Cuneo, Lombardia, Napoli, Pavia, Piemonte, Saluzzo, Stati Uniti
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