Provaci ancora piccolo Bogart

Provaci ancora, piccolo Bogart A 50 anni dalla prima di «Casablanca», i retroscena del film più citato Provaci ancora, piccolo Bogart Per baciare la Bergman, tacchi ortopedici I ENZA quei coturni alti L ' una spanna, Humphrey w Bogart si sarebbe dovuto il sollevare sugli alluci per hJA baciare Ingrid Bergman. Un paio di zeppe, assicurate alle scarpe dell'attore con due rozze stringhe, innalzarono Rick Blaine alla portata delle labbra torreggiami di Usa Lund. Queste suole grottesche sono il piedestallo posticcio su cui poggia la granitica leggenda di Casablanca, i cui fasti si celebrano questa settimana. Il 26 novembre ricorre il cinquantesimo anniversario della «prima» del film, che venne proiettato all'Hollywood Theater di New York pochi giorni dopo lo sbarco degli alleati in Marocco. La pellicola torna oggi al cinema tirata a lucido, smagliante nella sua nuova stampa. Casablanca fu sbalzato nell'empireo del successo per una coincidenza storica (l'incontro tra Churchill e Roosevelt a Casablanca nel gennaio 1943); ma la genesi del film più citato fu assai tormentata, ricca di retroscena. La lavorazione fu caotica, precaria anch'essa come quei trampoli su cui doveva recitare Bogart: si cominciò a girare con due terzi della sceneggiatura pronta, senza un barlume di finale. La povera Ingrid Bergman era stordita. Chi dei due avrebbe finito per seguire: il cinico Rick, proprietario dell'American Bar e losco trafficante d'armi che l'aveva amata tempo prima a Parigi, o il marito Viktor Laszlo, perseguitato politico cecoslovacco? Non si dava pace, voleva sapere come interpretare il personaggio. Un giorno non si trattenne e chiese a Julius Epstein, che scriveva la sceneggiatura giorno per giorno insieme al fratello Philip, dove sarebbe andata a parare la storia. Si sentì rispondere con sconforto: «Quando lo saprò, te lo dirò». Non ottenne granché neppure dal regista, l'ungherese Michael Curtiz, noto per il suo inglese claudicante: «Recita in mezzo», le suggerì stringendosi nelle spalle. Ingrid obbedì, ricavando l'impressione che il suo viso sulla scena risultasse «assolutamente vuoto». La gestazione del finale più celebre nella storia del cinema, rivisitato con letterale devozione ed elevato a icona da Woody Alien nel suo Provaci ancora, Som, fu un frenetico succedersi di tentativi. «Era un incubo per tutti noi - ha rievocato recentemente Julius Epstein -. Se cominci a scrivere senza srpere come devi finire, l'intero jrcorso diventa difficile». Le possibilità erano quattro: Usa si mette con Rick; Rick viene ucciso nel tentativo di aiutare Usa e Viktor a fuggire; Viktor ci lascia le penne, permettendo così a Rick e Usa di restare a collaborare con gli Alleati nella Casablanca occupata dai tedeschi; Rick manda via lisa, riconsegnandola a Viktor. Il primo finale rischiava di cadere sotto la scure della censura: dopotutto Rick e Usa non erano sposati. Il secondo non piaceva a Bogart. Agli sgoccioli, Curtiz e il produttore Hai Wallis provarono il quarto, e ne furono così entusia- sti che scartarono con vigore l'ultima, superstite eventualità di un lieto fine per i protagonisti. Era fatta. Rick saluterà per sempre Usa e Viktor sulla pista dell'aeroporto. Tre settimane dopo la fine delle riprese, Wallis lo richiamerà lì, in studio, per fargli pronunciare una di quelle memorabili battute che sono diventate epigrammi senza tempo: «Forse noi oggi inauguriamo una bella amicizia», dirà al capitano di polizia francese Louis Renault. Il personaggio ne uscirà definitivamente riscattato. I dialoghi del film, zeppi di cliché (ma «due cliché fanno ridere, cento sono avvincenti», commenta Umberto Eco), contengono anche un enigma. L'invito che Bogart rivolge al pianista: «Provala ancora, Sam» è una frase che non esiste. In realtà suona cosi: «Suonala, Sam. Suona As time goes byy>. Se Dooley Wilson, che interpretava Sam, avesse davvero dovuto mettere le mani sulla tastiera, chissà che cosa ne sarebbe uscito: l'attore non sapeva suonare una nota. Fu doppiato da un oscuro musicista della Warner, tale Elliott Carpenter. Gli sarebbe potuto andar peggio: in origine, il pianistacantante nero avrebbe dovuto essere una donna, forse Ella Fitzgerald. C'è di più: se si fosse dato retta al compositore Max Steiner, au- tore della colonna sonora, la canzone .As time goes by non sarebbe mai diventata il simbolo musicale del film. Era stata scritta nel 1931 per il musical Everybody's welcome, uno dei fiaschi più clamorosi di Broadway, e Steiner la considerava robaccia. Per fortuna, nessuno lo accontentò. Anche il cast di Casablanca, considerato perfetto, è il frutto di ripensamenti tanto felici quanto fortuiti. I piani di produzione iniziali assegnavano il ruolo di Rick a Ronald Reagan o a George Raft, quello di Usa ad Ann Sheridan prima e a Hedy Lamarr poi. Anzi, nel testo teatrale da cui fu tratto il film, Everybody comes to Rick's, di Murray Burnett e Joan Alison, la protagonista era americana e si chiamava Lois Meredith. Divenne norvegese appositamente per la Bergman, la quale accettò la parte quando le dissero che era stata scartata per il ruolo di Maria in Per chi suona la campana (che alla fine fu suo). L'approssimazione generò altri gustosi episodi. Nella famosa scena della Marsigliese, Bogart non sapeva che cosa si stesse girando. Il regista gli disse soltanto: «Annuisci», e Humphrey annuì. Seppe in seguito che aveva acconsentito con un cenno del capo all'esecuzione dell'inno francese. Forse è lui il padrone della ma¬ gia di Casablanca, l'eroe che non è eroe fin dall'inizio, che si nobilita sacrificando il suo amore: «Un giorno capirai», dice accomiatandosi dalla Bergman. Con il suo ritornello da duro che diventa un gesto epico: «Salute a te, bambina». Maria Chiara Bona zzi Nessuno conosceva il finale e Ingrid Bergman era stordita Sopra, Humphrey Bogart e Ingrid Bergman nell'immagine simbolo di «Casablanca». In alto, le zeppe che l'attore portava legate sotto le scarpe, per poter essere all'altezza della partner. Qui accanto, il più celebre addio nella storia del cinema: all'aeroporto Rick si congeda da lisa: «Salute a te, bambina»

Luoghi citati: Marocco, New York, Parigi, Usa