« L' assassino è mio marito »
« L' assassino è mio marito » La moglie di un pregiudicato fa luce sull'omicidio di Sciacca « L' assassino è mio marito » Un anno fa, un pensionato era stato massacrato per rubargli la pensione Contro il sospettato non c'erano prove, l'ha tradito il rimorso della donna SCIACCA NOSTRO SERVIZIO «Non ci dormivo la notte». E ancora: «Ero assalita dal rimorso di sapere e di non raccontare la verità». Così Assunta Campano, trent'anni, ha spiegato alla polizia di Sciacca perché soltanto dopo un anno si è decisa ad accusare il marito di aver assassinato il pensionato di settantun anni Leonardo Di Matteo per sottrargli i soldi della pensione (due milioni) che aveva riscosso pochi giorni prima. L'accusato, il pregiudicato Donato Morrione, trentatré anni, collaboratore di un'impresa di onoranze funebri, è in prigione da alcuni mesi per scontare quattro anni di reclusione per alcuni furti. Quando il 15 novembre dell'anno scorso fu sospettato, essendo stato forse l'ultimo ad aver visto vivo Di Matteo e ad averlo ammesso, il pregiudicato fu interrogato a lungo dalla polizia. Le sue risposte non convinsero del tutto. Il pubblico ministero Alberto Panu ritenne però insufficienti gli indizi e dopo un po' gli stessi inquirenti del commissariato pensarono che fosse opportuno lasciar libero Morrione. Ma la moglie prima tormentata dal dubbio e poi sicura che il marito fosse colpevole aveva tenuto tutto per sé. Ora la rivelazione. Assunta Campano ha sposato Morrione dopo una lunga convivenza con il pregiudicato Mose Gramignano di Castelvetrano assassinato e trovato carbonizzato due anni fa con due complici in un'automobile incendiata vicino a Santa Ninfa, altro paese della zona. Dalla relazione con Gramignano la donna aveva avuto due figli che poi dopo le nozze hanno vissuto con lei e il marito. La sua esperienza precedente non aveva certo contribuito a creare un clima sereno e Morrione glielo aveva rimproverato spesso, facendole pesare di doverla «campare insie- me con i due figli di quello là». E la donna che aveva tanto sperato in un rapporto finalmente sereno si era dovuta ricredere. Dopo il delitto, Donato Morrione era sempre più teso, irascibile. Leonardo Di Matteo, usciere del Comune in pensione, viveva con la madre novantenne e un fratello paraplegico ai quali riservava ogni cura possibile. Il pomeriggio del 15 novembre dell'anno scorso, il pensionato fu trovato con il cranio sfondato da un corpo contundente in un suo piccolo magazzino vicino casa. Prima di fuggire, l'omicida gli tolse dalla tasca posteriore dei pantaloni il portafoglio con i due milioni. Gli inquirenti si accorsero subito che la vittima aveva avuto una colluttazione con l'assassino. Ora madre e fratello della vittima vivono a Messina con una figlia e sorella e, in questo anno, più volte hanno reclamato giustizia. Antonio Ravidà
Luoghi citati: Castelvetrano, Messina, Santa Ninfa, Sciacca
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