Condanne senza carcere di Susanna Marzolla
Condanne senza carcere Processo «Trivulzio»: i primi venti imputati patteggiano la pena Condanne senza carcere Hanno risarcito otto miliardi MILANO. «Una bastonata»: Fabrizio Garampelli, imprenditore, commenta così la sentenza che lo ha visto condannato ad un anno e sei mesi per corruzione. E fin qui passi, perchè, grazie a tutti i benefici di legge, in prigione non ci andrà senz'altro e tra cinque anni la condanna sarà pure cancellata. Ma Garampelli deve anche pagare: assieme ai suoi due soci Franco Borroni e Ugo Fossati (condannati pure loro) deve infatti versare 660 milioni al Pio Albergo Trivulzio e 71 al Comune di Milano. Questo il «prezzo» per il patteggiamento della pena chiesto, e ottenuto, dal pubblico ministero Antonio Di Pietro. Come Garampelli e i suoi soci, sono stati condannati, e hanno pagato, altri diciassette imputati, tutti imprenditori accusati di corruzione per le tangenti pagate a Mario Chiesa per gli appalti del Trivulzio, storico ricovero milanese per anziani, noto al popolo come «Baggina». Venti condanne (da un minimo di un anno a un massimo di un anno e otto mesi) e, soprattutto, venti risarcimenti per un totale di un miliardo e 963 milioni al Trivulzio e 183 milioni al Comune di Milano. E non basta: a quanto hanno già pagato gli imprenditori, va aggiunto quello che si è impegnato a sborsare Mario Chiesa, che sarà processato nei prossimi giorni con «rito abbreviato». L'ex presidente del Trivulzio, punto d'avvio dell'inchiesta-tangenti, ha infatti chiesto che, da tutti i beni che gli sono stati sequestrati, vengano svincolati per il risarcimento 6 miliardi e 554 milioni. Da suddividere così: sei miliardi all'ente che presiedeva, 500 milioni al Comune e 54 milioni a Luca Magni. Cioè al titolare dell'impresa di pulizia che gli stava versando una tangenti, da sette milioni quando i carabinieri, da lui avvertiti, fecero irruzione nello studio di Chiesa e lo pescarono con le mani nella bustarella. Era il 17 febbraio; nove mesi dopo il Trivulzio si trova con otto miliardi di risarcimenti in bilancio. «Neanche avessero investito tutto il patrimonio in Bot avrebbero avuto una simile rendita», commenta, tra l'ironico e l'amaro, un avvocato. «E' un risarcimento record, irripetibile: una vittoria su tutta la linea per la procura e la parte civile», gli fa eco Argento Pezzi, un altro legale degli imputati. Dietro questo «record» un momento particolare: cioè questi due giorni di «vacatio legis» tra il vecchio e il nuovo decreto Martelli, ripresentato al Parlamento venerdì, che prevede la confisca dei beni a corrotti e corruttori. Dopo lunghe e affannate discussioni ieri mattina in aula («la norma sarà o no retroattiva?») gli imputati e i loro legali hanno deciso che era meglio pagare sicuramente una volta sola che rischiare di farlo per due. Il decreto prevede la confisca dei beni da parte dello Stato per l'intero ammontare della tangente, oltre al risarci- mento per la parte civile. Così le diatribe sul decreto non sono finite («E' una situazione complessa; il provvedimento andava meditato meglio», dice ad esempio l'avvocato Marco De Luca), ma intanto si è deciso di pagare. E se qualcuno se l'è cavata con pochi milioni, come Giorgio Trovati che ne ha versati sei in risarcimento di una tangente da otto, altri hanno messo mano al portafoglio per cifre ben più consistenti. Carlo Camalori, che forniva i mobili alla Baggina, di milioni ne ha tirati fuori li 3; Giuseppe Diana e Liliana Pallavicini (appalto per il riscaldamento) 212; Fiorenzo Bertini, che si occupa¬ va delle lavanderie, ha dovuto pagare 265 milioni e, rimasto latitante durante tutta l'inchiesta, si è visto affibbiare la pena più alta, un anno e otto mesi. Completamente rispettato il «piano» di risarcimento preparato dalla parte civile e fatto proprio da Di Pietro, cioè ripagare il 160 per cento della tangente versata, cifra da dividere a metà tra Chiesa e gli imprenditori? Non proprio: Fabrizio Garampelli, riconosciuto «collaboratore della giustizia» (ha raccontato per filo e per segno il sistema-tangenti) ha avuto lo sconto e deve pagare solo il 15 per cento. «E questo lo capisco commenta Renato Palmieri, av- vocato del Trivulzio - ma in altri casi è stato concesso uno sconto incomprensibile». Dunque non siete soddisfatti? «Diciamo che non possiamo lamentarci: pensavamo di racimolare una decina di miliardi, siamo arrivati a otto. Il resto cercheremo di recuperarlo attraverso le cause civili. E poi ci sono ancora i riti abbreviati». Cioè il processo a Chiesa e ad altri cinque imputati da cui potrebbero venir fuori altri milioni... Battuta scherzosa colta al volo alla fine dell'udienza: «Caviale e champagne stasera alla Baggina». Susanna Marzolla Mario Chiesa principale accusato verrà giudicato nei prossimi giorni con rito abbreviato insieme con altri 5 Mario Chiesa (a sinistra) con il suo difensore
Luoghi citati: Comune Di Milano, Milano
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