«Se serve un vero protestante, sono qui» di Fabio MartiniClaudio Martelli

«Se serve un vero protestante, sono qui» PARLA UN LIBERO Un'autocandidatura al vertice del partito socialista travagliato dalle polemiche interne «Se serve un vero protestante, sono qui» Spini: Amato è meglio di Martelli, ma ha già da fare VROMA ALDO Spini, per il momento, ci scherza su: «Vedo che Martelli e Amato ultimamente si richiamano a Lutero. Non sarà che al psi serve un protestante vero?». Fatta col sorriso sulle labbra, ma è un'autocandidatura, visto che il protestante è proprio lui. Valdo, di fede valdese, uno dei pochissimi dirigenti socialisti che negli anni dell'era craxiana abbia predicato costumi austeri, uno dei rari battitori liberi negli anni dell'unanimismo. E ora che la faccia pulita e le tasche vuote non sono più «demodées», il Valdo, quarantaseienne fiorentino, è tornato alla ribalta. Perché non si è intruppato nell'opposizione a Craxi? «Ne condivido l'esigenza di rinnovamento, ma quando c'è una spaccatura verticale non è detto che i rinnovatori siano tutti dalla stessa parte». Dice De Michelis: Martelli è voltagabbana. Sottoscrive? «Martelli, collaborando con Falcone, ha avuto un cambiamento. E' stato della scuola di Craxi, ma si può rivendicare il diritto di cambiare idea». Quanto sono credibili come rinnovatori Manca e Signorile? «Il rinnovamento non è un fatto anagrafico. Ci sono uomini politici sperimentati che danno una mano a rinnovare disinteressatamente e c'è chi vuole rientrare a tutti i costi. Manca e Signorile sono della stessa generazione di Craxi e quindi devono muoversi sul primo piano». Spini, provi ad essere meno diplomatico: lei che era lombardiano, come spiega lo sbriciolamento della sinistra socialista? «C'è la crisi delle sinistre socialiste in tutta Europa e c'è stata una gestione molto chiusa della corrente». L'ultimo Lombardi che idea aveva di Signorile? «Considerava i suoi discepoli troppo tattici. Quanto alla mia vicesegreteria tra il 1981 e il 1984, non era favorevole, ma quando stavo per essere mandato via, mi telefonò - fu la sua ultima telefonata - per dirmi che sarebbe venuto in direzione perché riteneva che la cosa non dovesse passare sotto silenzio. Purtroppo pochi giorni dopo morì. Quando Martelli divenne vicesegretario unico, Signorile disse: siamo tutti uniti, non c'è più bisogno di un vicesegretario della sinistra. Cose dell'altro mondo, a ripensarci adesso!». La candidatura di Amato a segretario è definitiva? «Il psi deve fare una scelta strategica: se punta o no al mantenimento della presidenza del Consiglio. Se si ritiene che Amato abbia governato bene - io lo penso - deve difendere la presidenza del Consiglio. Fare Amato segretario, più che aiutarlo, gli creerebbe un problema». Ma di Amato segretario parlano sia Craxi, sia Martelli... «Credo che da parte di tutti e due sia stato un modo di prendere tempo». Ma come segretario del psi: meglio Amato o Martelli? «Se dovesse cessare da presidente del Consiglio, Amato sarebbe in "pole position"». De Michelis ha suggerito il suo nome come possibile segretario: che effetto fa essere candidato da un uomo così diverso da lei? «Se lo ha fatto, non è il solo: anche altri hanno pensato ad una mia segreteria...». Altri? Chi? «A quattr'occhi tanti. Ma ognuno deve avere la responsabilità delle sue azioni. Chi vuole, può dirlo in pubblico. I big non li vorrei chiamare in causa io, ognuno dica quel che pensa». E lei cosa ha risposto a chi la spingeva? «Una volta Stalin chiese quante divisioni avesse il Papa. Io non ho divisioni da mettere in campo. Di certo il mio nome non può essere collegato ad operazioni di potere». Lei si schermisce, ma l'ultima voce racconta di Spini segretario e di Amato presidente del psi «Siamo in una situazione nella quale tutto può essere verosimile e ^verosimile. Nel psi, paralizzato dall'intreccio tra rinnovamento e riforma elettorale, devono finire i tatticismi». Qualcun altro la candida vicesegretario. «Io il vicesegretario l'ho già fatto da ragazzo, con molto entusiasmo e francamente non so che utilità avrebbe ripetere l'esperienza». Nelle ultime settimane ha parlato con Craxi? «Sì. Dopo anni di allentamento, ora il rapporto è ripreso. La conversazione tra noi è più libera perché non ho mai appartenuto al suo gruppo, né lui può classificarmi fra i traditori». E come lo ha trovato? «Un Craxi più disponibile ad ascoltare. In una di queste lunghe chiacchierate, abbiamo ri- percorso la storia del psi dal fronte popolare. Io a parlargli degli errori di Nenni e lui a rinfacciarmi che Lombardi...». Con quel che accade, un Craxi che trascorre ore a parlare di storia del psi... «Ma Craxi è un socialista e viene da famiglia socialista. Certo, mi ha sorpreso, quando mi ha chiesto: ma perché nell'84 non sei stato confermato vicesegretario? E io: se non lo sai tu!». Craxi si sta preparando ad un'uscita in bello stile o vuole ritardarla il più possi¬ bile? «Craxi è un combattente, un politico a tutto tondo, estremamente smaliziato e quindi in questo momento starà facendo i suoi calcoli». E' così irrealistico ipotizzare una scissione? «C è il rischio di una divaricazione tra un nucleo a difesa della segreteria e un nucleo che si disperde nelle operazioni trasversali. Ma non c'è il clima del 1964». Fabio Martini «Io il vice segretario l'ho già fatto da ragazzo. Scissione? No, non c'è un clima come nel 1964» Valdo Spini (nella foto grande) Sopra Bettino Craxi A destra Riccardo Lombardi e Claudio Martelli

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