Lo Stato prova a giocare a «Monopoli» di Francesco Bullo

Lo Stato prova a giocare a «Monopoli» E' partita la seconda fase delle privati2zazioni: in vendita sta2ioni, conventi, carceri e spiagge Lo Stato prova a giocare a «Monopoli» La società «Immobiliare Italia» cederà pezzi di demanio ROMA. Il secondo grande capitolo delle privatizzazioni italiane, dopo il piano di riordino delle ex Partecipazioni Statali, ha già preso il via ieri con la consegna al presidente del Consiglio, Giuliano Amato, del primo elenco di beni patrimoniali dello Stato (che pubblichiamo in questa stessa pagina) oggetto di possibili dismissioni da parte del ministro delle Finanze, Giovanni Goria. E dentro c'è di tutto: dall'ex Casa del Fascio di Salò al vecchio carcere di Piacenza, da ex conventi ed ex stazioni sparsi un po' in tutta Italia a campi di volo, dall'alveo abbandonato del fiume Torà ad un'«area di sedime» dei cantieri Baglietto di Varazze. Non sono che esempi del lungo elenco che comprende 114 «beni» del demanio statale. La legge sulla trasformazione in S.p.A. dell'Iri, dell'Eni, dell'Enel e dell'Ina - approvata, come si ricorderà, dal parlamento nello scorso mese di gennaio - oltre alle privatizzazioni, prevedeva infatti che lo Stato mettesse in vendita anche parte dei suoi beni immo- biliari. Il ministero delle Finanze, in base a queste norme, avrebbe dovuto appunto individuare «i beni patrimoniali suscettibili di gestione economica o di diretta alienazione anche del solo diritto di superficie» e determinarne il valore ai prezzi di mercato. La legge autorizzava le cessioni e le gestioni anche attraverso il conferimento a società con capitale misto che avreb¬ bero potuto emettere obbligazioni con garanzia dello Stato. A questo fine, il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) aveva stabilito, nel marzo scorso, che l'Imi avrebbe promosso la costituzione di una società («Immobiliare Italia») con un capitale non inferiore a 500 miliardi di lire, controllato in maggioranza da enti pubblici o a partecipazione statale. La parte pubblica in questa società, la cui costituzione è ormai imminente, dovrà essere suddivisa tra almeno tre soci con una quota non inferiore al dieci per cento. La quota privata, invece, sarà ripartita tra pacchetti di almeno il cinque per cento ciascuno. A sua volta «Immobiliare Italia» potrà costituire proprie filiali sulla base di articolazioni regionali. Entro il 31 dicem- bre 1992, l'Imi dovrà versare allo Stato, come acconto sui proventi di queste cessioni e gestioni, un importo fino a tremila miliardi di lire. A vigilare sull'operazione «Immobiliare Italia» è un comitato composto dai ministri delle Finanze (Giovanni Goria), del Tesoro (Piero Barucci) e del Bilancio (Franco RevigHo)., Francesco Bullo

Persone citate: Baglietto, Franco Revigho, Giovanni Goria, Giuliano Amato, Piero Barucci

Luoghi citati: Italia, Piacenza, Roma, Salò, Varazze