EUROPA I CANDIDATI ALL' ARCHIVIO di Sergio Romano
EUROPA I CANDIDATI ALL' ARCHIVIO EUROPA I CANDIDATI ALL' ARCHIVIO Lj EUROPA è in crisi. Mentre Major a Londra rinvia la ratifica del trattato di Maastricht alla soluzione del problema danese, e regala in tal modo alla Danimarca un potere contrattuale che rischia di trasformarsi in ricatto, altri indicatori lanciano nuovi segnali d'allarme. I più recenti sono le reazioni del governo di Parigi all'accordo Gatt sul commercio mondiale, le proteste degli agricoltori francesi e la-nuova tempesta che ha colpito le monete più vulnerabili dello Sme dopo la caduta della corona svedese. Non passa settimana ormai, dal referendum danese della primavera, senza che nuovi incidenti di percorso mettano in pericolo le sorti del trattato firmato a Maastricht nello scorso febbraio. Di questo passo l'Europa economica e monetaria rischia di passare alla storia come quella Comunità di difesa che morì prima di nascere nell'agosto del 1954: un altro «reperto» nel grande museo delle utopie europee accanto alla «pace perpetua» di Kant, al progetto dell'Abate di Saint-Pierre, al disegno diplomatico di Aristide Briand e al «manifesto di Ventotene». Prima di «archiviare» Maastricht cerchiamo tuttavia di comprendere le ragioni della crisi e di sgombrare il terreno dalle interpretazioni affrettate o interessate degli scorsi mesi. Sostenere che l'Unione economica e monetaria sia in crisi per difetto di democrazia è assurdo. Se questa fosse davvero la causa del suo malessere l'Europa comunitaria dovrebbe essere in crisi dal gior no in cui Robert Schuman lanciò a Parigi, nel maggio del 1950, la proposta di un grande mercato comune per il carbone e l'acciaio. L'Unità europea non è mai stata «democratica». L'Europa unita è una grande «rivoluzione dall'alto» promossa da un piccolo gruppo di «philosophes» e di tee Sergio Romano CONTINUA A PAGINA 2 PRIMA COLONNA
Persone citate: Aristide Briand, Gatt, Kant, Robert Schuman
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