Rogo Vallette, tutti assolti

Rogo Vallette, tutti assolti Nell'incendio persero la vita nove recluse e due vigilataci Rogo Vallette, tutti assolti Scagionati l'ex direttore Stiraci e altri tre imputati di omicidio colposo Sentenza dopo 4 ore di «consiglio»: proteste dei familiari delle vittime Tutti assolti «per non aver commesso il fatto» i quattro imputati al processo per l'incendio del carcere Vallette in cui morirono undici donne. Ieri pomeriggio, dopo quattro ore di camera di consiglio, i giudici della quarta sezione del tribunale (presidente Quaini) hanno pronunciato la sentenza. Accusati di incendio e omicidio colposo erano l'ex direttore del penitenziario Giuseppe Suraci (difeso dagli avvocati Minni e Anfora), il comandante degli agenti di custodia Salvatore Guadagni (avvocati Verazzo e Loredana Gemelli), la contabile Graziella Vullo (avvocato Laura D'Amico) e il ragioniere capo Marcello Condemi (avvocato Tardy). Il pm Elena Daloiso aveva chiesto la condanna a tre anni e quattro mesi di reclusione per Suraci e Guadagni, un anno e dieci mesi per la Vullo, un anno e quattro mesi per Condemi. L'incendio scoppiò la notte del 3 giugno 1989. Una reclusa stava facendo segnali con una rudimentale torcia al detenuto di un altro braccio. Un frammento in- fuocato cadde nel cortile e incendiò una catasta di 848 materassini. Il denso fumo del rogo invase il braccio femminile. Otto detenute e due vigilatrici morirono avvelenate in pochi minuti, un'altra donna spirò all'ospedale dopo alcuni giorni di agonia. La tragedia sollevò il problema della sicurezza della struttura car- ceraria. Nel corso del processo il porticato in cui erano stati accatastati i materassini fu riconosciuto «luogo non idoneo», ma alle Vallette non esistono magazzini. Di chi, allora, la responsabilità di quelle morti? La perizia del pm ha definito le Vallette «il peggior caso che si potesse immaginare nei riguardi della sicurezza antincendio», e ha evidenziato una serie di carenze che rendono difficile (se non impossibile) un intervento efficace in caso di emergenza: «Ogni cella è dotata di due porte ad azionamento manuale con chiavi diverse»; «manca l'uscita dai corridoi ad un esterno dei bracci»; «manca un sistema di rilevazione e di intervento automatico per l'estinzione degli incendi»; infine, «i vani scala non sono a tenuta di fumo». Troppe carenze e undici morti di cui non sono però responsabili gli imputati. Il tribunale ha accolto in pieno le tesi dei difensori e ha riconosciuto che il dottor Suraci e gli altri non potevano essere messi sotto accusa per inadempienze dovute ad altri, [b. gio.l L'ex direttore Giuseppe Suraci