Il pds affonda il governissimo di Renato Altissimo
Il pds affonda il governissimo A 38 giorni dalla crisi ultimatum della Quercia: giunta coi laici o elezioni Il pds affonda il governissimo Sorpresi socialisti e democristiani E oggi primo vertice con ilpri «O la grande coalizione o il voto»: con questa dichiarazione il pds decreta l'atto di morte del governissimo. Spiega il segretario della quercia, Sergio Chiamparino: «L'attuale stato d'emergenza sottolinea la necessità di un impegno politico-amministrativo forte da parte di tutte le aree politiche rappresentative della città: cattolici, socialisti, ambientalisti e laici. Diversamente meglio il voto anticipato». E il governissimo? Per il pds «non è più il caso di parlarne». La presa di posizione degli ex comunisti, mentre a Palazzo Civico la vecchia maggioranza in crisi sta tentando di varare un bilancio tecnico per il 1993, prende in contropiede socialisti e democristiani. Entrambi i partiti hanno chiesto e chiedono a pri e liberali di entrare nella «grande alleanza». Senza risultati. «E sarebbe uno smacco se il pds, da solo, ottenesse l'aggancio» ammettono alla democrazia cristiana. Il nervosismo nella cittadella politica è alto. Al punto che si va sfilacciando anche il gruppo che sinora si era mostrato più compatto, il psi. Stamane alla riunione tra esecutivo e gruppo comunale, il segretario Franco Tigani dovrà prendere atto del dissenso dell'ex assessore Mercurio e del consigliere Cerabona. I due ieri hanno criticato il partito e, in sintonia con il pds, hanno affermato: «Senza i laici non si può andare avanti». Immediata la replica di Tigani: «Strano. Mercurio e Cerabona hanno partecipato alle riunioni di partito per la nuova giunta senza eccepire sulla linea sin qui portata avanti». La risposta del pri e del pli sono attese per oggi. Il segretario dell'edera, Mauro Marino, si augura che oggi alle 13 l'incontro con il pds sia «l'occasione per avviare la sperimentazione del nuovo». I liberali ne discuteranno a Moncalieri, presenti il segretario Altissimo, il presidente del partito Zanone e Bastianini. Secco «no» a governissimo e grandi alleanze arriva da Rifondazione comunista. Lucio Libertini, in un confronto a Palazzo Civico, non ha dubbi: «Torino deve andare alle urne. Solo le elezioni possono sciogliere una vicenda intessuta di intrighi e di corruzione e che non può essere certo sanata dalla partecipazione del pds a una giunta con i partiti responsabili dell'attuale crisi». Intanto, la scadenza del bilancio incombe sui partiti. Ieri pomeriggio in un vertice tra i rappresentanti della «vecchia» maggioranza è emersa tutta la gravità della situazione. Un bilancio tecnico (lei al 4 per mille e azzeramento delle spese assessorili) è ritenuto impossibile dai dirigenti. I partiti non si sono ancora espressi su come aumentare l'imposta che colpirà i proprietari di case. La posizione più dura è quella dei liberali: «Siamo fuori dalle trattative politiche - dice Dondona -. Ma faremo la nostra parte. Certo, non si può pretendere che tocchi a noi assumerci la responsabilità degli aumenti. De e psi mostrino coraggio, se ne hanno». In mattinata si era anche diffusa la voce che il governo intendesse prorogare al 31 dicembre la data ultima per approvare i bilanci. Il Ragioniere generale Ennio Bava ha provveduto a smorzare gli entusiasmi: «Ho chiamato Roma. La voce non è confermata». Come dire: o si chiude per il 30 novembre o ci penserà il Prefetto. Giampiero Pavido Giuseppe Sangiorgio La crisi in Comune è stata aperta il 12 ottobre Il leader pli Renato Altissimo e (sotto) Sergio Chiamparino
Luoghi citati: Moncalieri, Roma, Torino
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